Borgo Santa Lucia: differenze tra le versioni
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'''Borgo Santa Lucia''' (o, più semplicemente, '''Santa Lucia''') è uno storico [[rione di Napoli]]. Esso sorge nel quartiere [[San Ferdinando (Napoli)|San Ferdinando]], attorno all'omonima via che prende il nome dal santuario parrocchiale di [[Basilica di Santa Lucia a Mare|Santa Lucia a Mare]], la cui presenza è attestata sul litorale fin dal [[IX secolo]], sebbene la leggenda la voglia fondata da una nipote di [[Costantino I|Costantino]]. I suoi abitanti sono chiamati ''
== Territorio ==
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In epoca normanna il monastero fu completamente trasformato divenendo una munitissima fortezza a guardia del golfo. In epoca angioina il porto fu dato in concessione ai provenzali, concittadini dei re, e crebbe molto la sua importanza militare e commerciale. Nel [[1588]], madre Eusebia Minadoa avocò al suo ordine femminile il santuario, facendolo integralmente ricostruire.
I [[viceré di Napoli|viceré spagnoli]], fra il Sei e il Settecento, tennero in particolare considerazione il luogo, decidendo di abbellirlo con numerosi interventi, fra i quali il più importante fu quello affidato nel [[1599]] dal viceré [[Enrique de Guzmán|Enrico di Gusman]] conte di Olivares a [[Domenico Fontana]] il quale con la sistemazione della vecchia rua dei Provenzali, che venne rettificata e chiamata ''strada Gusmana'' per l'azione del viceré, trasformò un borgo di pescatori e commercianti in uno dei siti più prestigiosi dell'epoca. Con l'arrivo dei [[Borbone di Napoli|Borbone a Napoli]], i
“Fino al 1600 questa strada era ingombra tutta di poveri abitati di pescatori, formando piuttosto una rozza borgata che una via di città Capitale. Gusmano di Olivares, viceré spagnolo, cominciò a togliere via quelle casucce ed a facilitarne la discesa. Quel tratto di strada che dalla reggia viene giù fino al mare, era già denominato via Gusmana dal suo nome; ma avendo messo una statua di Giove Terminale fu detta del gigante. Ebbe poi il nome di Santa Lucia da una chiesa intitolata a questa Vergine che fu demolita per allivellare la strada.”<ref>{{Cita libro|autore=[[Achille De Lauzières]]|titolo=Descrizione della città di Napoli e delle sue vicinanze divisa in XXX giornate: Opera corredata di figure intagliate in legno sia per dilucidazione delle cose narrate e sia per ricordo delle cose vedute. A cura e spese di Gaetano Nobile. (Giornata 1 - 3 von A. de Lauzières, giornata 4 - 12 von Raffaele d'Ambra.) [Vortitel]: (Un mese a Napoli.)|url=https://books.google.com/books?id=vgNAAAAAcAAJ|accesso=4 giugno 2016|data=1º gennaio 1855|editore=Stab. Tipografico di Gaetano Nobile}}</ref>
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Dopo l'[[Risorgimento|unità d'Italia]] anche Santa Lucia, al pari del resto della città, conobbe il suo [[Risanamento di Napoli|risanamento]], che provocò una profonda trasformazione. Fra gli interventi, quelli più incisivi sul tessuto urbano consistettero nella colmata a mare, il cui progetto fu presentato dall'ingegnere Luigi Lops nel [[1883]], modificato nel [[1885]] e approvato nel [[1886]]. L'opera fu realizzata tra il [[1895]] e il primo decennio del [[XX secolo]] e portò alla creazione dell'attuale Rione Orsini (1919), all'apertura di un nuovo tratto di Via Partenope (poi intitolato all'irredentista [[Nazario Sauro]]) che ridusse Via Santa Lucia a strada interna, e all'edificazione delle case popolari al Borgo Marinari. Il mutamento dei luoghi, voluto dai nuovi amministratori, fu attaccato dagli intellettuali dell'epoca, secondo i quali il fascino della zona sarebbe stato irrimediabilmente danneggiato.
Fra i critici furono in prima fila [[Matilde Serao]] (che denunciò il risanamento come un'operazione di facciata) e [[Ferdinando Russo]], che più tardi avrebbe composto i famosi versi di ''[[‘O
L'intervento, nonostante le critiche, accentuò ancor di più il carattere turistico e residenziale dell'area, dove ora sorgono i più panoramici alberghi partenopei. Fra questi si possono citare l'Excelsior dal delizioso aspetto [[Art Nouveau|liberty]], il Santa Lucia progettato da [[Giovan Battista Comencini]] e il Vesuvio, fatto costruire dai finanzieri belgi [[Ermanno Du Mesnil|Ermanno]] e [[Oscar Du Mesnil]], ultima residenza del tenore [[Enrico Caruso]]. Nel [[1960]] [[Ian Fleming]], in visita alla città per il reportage [[Thrilling Cities]], soggiornò presso uno degli alberghi sul lungomare e ivi s'incontrò con [[Lucky Luciano]] per intervistarlo.
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[[File:GemitoAcquaiolo.jpg|thumb|upright=0.7|''L'acquaiolo'' ([[Vincenzo Gemito]], [[1881]])]]
La poesia del luogo ha anche ispirato due fra le più celebri melodie della [[canzone napoletana]]: la famosissima ''[[Santa Lucia (brano musicale)|Santa Lucia]]'' (oggi, tra l'altro, considerata l'inno ufficioso di [[Svezia]]) e ''[[Santa Lucia luntana]]'', simbolo, quest'ultima, degli emigranti napoletani che partivano alla volta delle [[America|Americhe]], che le davano l'ultimo sguardo mentre affollavano i ponti delle navi appena salpate dal vicino porto. Più di recente, il brano intitolato ''[['A
A teatro il Borgo è protagonista della commedia ''[[Santa Lucia Nova]]'', due atti in versi, prosa e musica di [[Raffaele Viviani]]. La ''pièce'', rappresentata per la prima volta nel [[1919]], affronta i temi della trasformazione dei luoghi e dell'illusoria permeabilità del tessuto sociale, in un momento molto particolare come quello immediatamente seguente alla fine della [[prima guerra mondiale|Grande Guerra]]; in tale contesto l'autore mette a confronto il ceto dei vitaioli della media borghesia in ascesa coi vecchi frequentatori - nobili in via di decadenza - e con gli abitanti del luogo (barcaioli, pescatori, marinari e acquaioli, che mal si adattano ai nuovi tempi).
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Santa Lucia e, soprattutto, il [[Pallonetto di Santa Lucia|Pallonetto]] ritornano per cenni in molte opere di [[Giuseppe Marotta (scrittore)|Giuseppe Marotta]], scrittore celeberrimo per ''[[L'oro di Napoli (raccolta di racconti)|L'oro di Napoli]]'' e autore anche de ''Il teatrino del Pallonetto'', in cui narra le vicende del suo ''[[alter ego]]'' don Vito Cacace, che leggeva le notizie del giornale agli allora analfabeti abitanti, carpendone i coloriti commenti; dal medesimo Marotta sono dedicate a Santa Lucia, e ai lucïani, anche pagine de ''Gli alunni del sole'' e de ''Gli alunni del tempo''.
Sotto il profilo cinematografico Santa Lucia entrò prestissimo nella storia della [[Cinema|settima arte]], proprio grazie ai [[Auguste e Louis Lumière|fratelli Lumière]], che decisero di inserire una ripresa della strada fra quelle scelte per un breve filmato sulla città di Napoli, risalente al [[1898]]. Al borgo è intitolato il film culto ''[[I contrabbandieri di Santa Lucia]]'', ispirato alle attività illecite per cui i pescatori del Pallonetto divennero noti in tutto il mondo, fra l'immediato dopoguerra e la fine degli [[Anni 1980|anni ottanta]]. Forse anche per questo motivo, poco tempo prima, [[Vittorio De Sica]] si era persuaso a girare le vicende di "Adelina", primo episodio del film ''[[Ieri, oggi, domani (film 1963)|Ieri, oggi, domani]]'', fra i gradoni e le casupole della parte più popolare del rione. Santa Lucia venne ripresa anche da [[Francesco Rosi]] nella pellicola ''[[Lucky Luciano (film)|Lucky Luciano]]'': in alcune scene il famoso capomafia americano - "in esilio" a Napoli - è seduto ai tavoli del
==Note==
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