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*18-19 febbraio: [[Goria]] si presenta alle camere per ottenere la fiducia. Il presidente del consiglio pronuncia un breve discorso che la stampa definisce [[epitaffio]]. Il dibattito è altrettanto breve, ed è incentrato più sul futuro governo che sull'operato dell'esecutivo in carica. [[Craxi]] dichiara nel suo discorso di non puntare alle elezioni e dice no alla proposta di [[Achille Occhetto]] per un governo allargato a tutte le forze democratiche per affrontare le riforme istituzionali. A Occhetto dicono no anche socialdemocratici e liberali, mentre [[Giorgio La Malfa]] sostiene che tutto può accadere. Alla camera la fiducia passa con 364 si contro 208 no. Al senato con 170 si contro 91 no.<ref>Il messaggero, 19-20 febbraio 1988</ref>
*22-23 febbraio: alla camera riprende l'esame del bilancio dello stato. [[Goria]] dichiara che alla prima bocciatura ripresenterà le dimissioni, che saranno irrevocabili. Le tabelle di spesa dei ministeri sono tuttavia approvate senza problemi, ed anche il bilancio viene convalidato con due giorni di anticipo. <ref>Il messaggero, 23-24 febbraio 1988</ref>
*25 febbraio: dopo tre giorni di incontri i partiti della maggioranza non riescono a trovare un accordo su alcune modifiche alla legge finanziaria, mirate al
==== Marzo ====
*3 marzo: parlando al senato sulla legge finanziaria in discussione il ministro del tesoro, [[Giuliano Amato]]. riferisce che il [[debito pubblico]] "viaggia" verso i 122.000 miliardi, ventimila oltre la previsione per il 1988. Secondo il ministro è necessaria un'operazione di rientro di 10.000 miliardi per restare ai livelli del 1987 (113,56 miliardi), 20.000 se si vule rispettare l'obiettivo del 1988 (103.000 miliardi). La relazione di Amato giunge quando le commissioni bilancio e sanità di palazzo madama hanno dato parere negativo agli emendamenti del governo mirati a un primo recupero di 2.000 miliardi.</br>Il segretario democristiano [[De Mita]] fa sapere che con l'inizio della settimana effettuerà un giro di incontri coi segretari dei partiti della maggioranza per valutare la possibilità di formare un nuovo governo sotto la sua presidenza.<ref>Il messaggero, 4 marzo 1988</ref>
*7-9 marzo: comitato centrale PSDI: l'assise è convocata per eleggere il successore di [[Franco Nicolazzi]], travolto da numerose indagini giudiziarie. A contendersi la successione sono [[Antonio Cariglia]], della maggioranza che ha sostenuto il segretario uscente, e [[Pier Ljuigi Romita]], esponente della minoranza. Con 89 voti contro 65 viene eletto Cariglia, che esclude una gestione collegiale aperta a tutte le correnti.</br>
*11 marzo: mentre Goria fa sapere di voler rinviare le dimissioni alla programmata visita del premier spagnolo Gonzales in consiglio dei ministri si consuma uno strappo tra DC, PRI e PLI da una parte, PSI e PSDI dall'altra. L'assise decide a maggioranza di riaprire i cantieri della centrale nucleare di Montalto di Castro, un impegno che Goria aveva preso il 20 novembre. Il PSI dichiara che la decisione non ha valore, poiché in contrasto con l'esito del referendum. Goria, che aveva già programmato i tempi e i modi del chiarimento nella maggioranza,. convoca urgentemente il consiglio dei ministri, comunica le sue decisioni e sale al Quirinale per rassegnare le dimissioni del governo.<ref>Il messaggero, 12 marzo 1988</ref>
== Note ==
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