Roberto Leydi: differenze tra le versioni
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Nella sua carriera Leydi pubblicò numerosi saggi. Tra i più noti si ricordano ''I canti popolari italiani'' (1973)<ref>Il testo è stato scritto con la collaborazione di Sandra Mantovani. Tre anni prima, con la stessa ricercatrice e folk singer, aveva pubblicato il ''Dizionario della musica popolare europea'', Milano : Bompiani, 1970 IT\ICCU\RLZ\0270723</ref> e ''L'altra musica'' (1991). Ha inoltre promosso importanti iniziative editoriali e discografiche come, ad esempio, la pubblicazione della collana di dischi [[Albatros (casa discografica)|Albatros]] ed è stato tra i fondatori dell'Istituto [[Ernesto de Martino]] nonché organizzatore di eventi e spettacoli sulla cultura popolare (vanno ricordati a questo proposito ''[[Milanin, Milanon]]'', ''[[Bella Ciao]]'', ''[[Sentite buona gente]]''<ref>Domenico Ferraro, ''Roberto Leydi e il "Sentite buona gente". Musiche e cultura nel secondo dopoguerra''. Squilibri, Roma, 2015 (552 pp.)</ref>), che sono stati di impulso - assieme all'attività del [[Nuovo Canzoniere Italiano]] - allo sviluppo del [[folk revival]] in Italia<ref>Per riferimenti generali, Paolo Mercurio, ''Roberto Leydi: Il Nuovo Canzoniere Italiano e l'attività teatrale (1962-1965)'', in “Amici della Musica Popolare”, Milano, 2014, pp. 38-58 ISBN 978-605-03-4295-6</ref>. Dal 1979 al 1982 fu poi nel comitato di redazione della rivista [[Laboratorio Musica]], legata ai circuiti [[ARCI]] e diretta da [[Luigi Nono (compositore)|Luigi Nono]].
Roberto Leydi svolse una funzione decisiva nella proposizione della ricerca della musica popolare italiana intesa come documentazione della cultura contadina italiana all'indomani della prima industrializzazione. Il suo contributo si inserì in quel vasto filone di storia contemporanea e sociale che tendeva a cercare fonti alternative a quelle ufficiali per la ricognizione storica. Si trattava a tutti gli effetti di seguire i passi tracciati - tra gli altri - da [[Danilo Montaldi]] con il suo ''Militanti politici di base'' e da numerosi altri storici tra cui è giusto ricordare [[Gianni Bosio]] e [[Cesare Bermani]]. Roberto Leydi ebbe chiaro che la documentazione della tradizione popolare non poteva però essere limitata al suo carattere di emarginazione, o protesta, o a quello del diretto impegno sociale. Né condivise l'opinione, molto frequente negli anni '60 e '70, che la cultura popolare e contadina fosse in
Organizzatore instancabile, dotato di una inesauribile curiosità e di un'analoga capacità di andare oltre l'apparenza delle cose per coglierne spesso il lato anche ironico o surreale, Roberto Leydi ha pilotato con decisione le sorti della musica popolare italiana legando il suo nome alle ricerche della [[Regione Lombardia]]<ref>L'etnomusicologo è stato fondatore dell'Ufficio Cultura del Mondo Popolare della Regione Lombardia</ref> e a un folto gruppo di ricercatori di musica popolare che da lui ricevettero appoggio e spesso indicazioni.
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