Lingua omerica: differenze tra le versioni

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==== Il digamma ϝ in Omero ====
{{W|lingua greca antica|luglio 2021}}
In Omero e nei dialetti di alcuni lirici greci (Alceo, Saffo, Alcmane) era ancora presente la semivocale [[Digamma|ϝ]] (''wau'' o ''digamma''), equivalente al suono /w/. Nel testo omerico il digamma è sparito per via della caduta di questa semivocale all'epoca della trascrizione sotto Pisistrato, ma è possibile rintracciarlo grazie al lavoro di R. Bentley. Nell'Odissea (XVII, 78) [[Telemaco]], parlando a [[Pireo]]:<blockquote>Πείραι', οὐ γάρ τ' ἴδμεν, ὅπως ἔσται τάδε ἔργα.</blockquote>La congiunzione τ(ε) non ha alcun senso all'interno di un'allocuzione, ma è necessaria per produrre l'allungamento per posizione di γάρ; e nello stesso tempo non si comprende perché la finale di τάδε non elida davanti a ἔργα. Se ciò avvenisse, non tornerebbe la lunghezza dell'esametro nel verso, ma se tiene conto che οἶδα (qui I persona plurale ἴδμεν) deriva da *ϝοιδ- (così come si può vedere nella comparazione del tema "vedere" di *ϝειδ-/ϝοιδ-/ϝιδ- e il latino vid-eo), e dall'altra parte del verso si ammette il digamma *ϝεργα<ref>In greco l'aumento -ει si spiega supponendo la presenza di un digamma nel TV, l'imperfetto fa ἐιργαζόμην < ἐεργαζόμην < ἐϝεργαζόμην</ref>, come in ἐργάζομαι, si può affermare che la quantità metrica combacia perfettamente con le esigenze dell'esametro dattilico, e il verso originario doveva recitare:<blockquote>Πείραι', οὐ γάρ ϝίδμεν, ὅπως ἔσται τάδε ϝέργα.</blockquote>Nell'Iliade (XXIII, 198) i manoscritti leggono ὦκα δὲ Ἶρις dove il digamma non compare; Bentley suppose che la forma originaria dovesse essere ὦκα δὲ ϝἾρις; questa ipotesi datata 1713 fu confermata da un papiro recente dell'Odissea (XXIV, 278) dove si legge: γυναῖκας ἀμύμονα ἔργα ἰδυίας, si ipotizza la forma originaria di ϝἰδυίας per evitare l'elisione finale di ἔργα con ἰδυίας. Si è giunti così nei due poemi omerici a individuare numerosi digammi caduti, come nei pronomi personali σεῖο < ϝειο < *σϝειο, oppure ὅς, ἥ, ὅν < ϝός, ϝή, ϝόν. Un altro termine antichissimo d'origine micenea, spesso citato anche in Omero per indicare il sovrano e capo tribù ἄναξ proveniva da ϝάναξ (pronuncia "wanax").
In Omero e nei dialetti di alcuni lirici greci (Alceo, Saffo, Alcmane) era ancora presente la semivocale [[Digamma|ϝ]] (''wau'' o ''digamma''), equivalente al suono /w/. Nel testo omerico il digamma è sparito per via della caduta di questa semivocale all'epoca della trascrizione sotto Pisistrato, ma è possibile rintracciarlo grazie al lavoro di R. Bentley. Nell'Odissea (XVII, 78) [[Telemaco]], parlando a [[Pireo]]:
 
Πείραι', οὐ γάρ τ' ἴδμεν, ὅπως ἔσται τάδε ἔργα.
 
La congiunzione τ(ε) non ha alcun senso all'interno di un'allocuzione, ma è necessaria per produrre l'allungamento per posizione di γάρ; e nello stesso tempo non si comprende perché la finale di τάδε non elida davanti a ἔργα. Se ciò avvenisse, non tornerebbe la lunghezza dell'esametro nel verso, ma se tiene conto che οἶδα (qui I persona plurale ἴδμεν) deriva da *ϝοιδ- (così come si può vedere nella comparazione del tema "vedere" di *ϝειδ-/ϝοιδ-/ϝιδ- e il latino vid-eo), e dall'altra parte del verso si ammette il digamma *ϝεργα<ref>In greco l'aumento -ει si spiega supponendo la presenza di un digamma nel TV, l'imperfetto fa ἐιργαζόμην < ἐεργαζόμην < ἐϝεργαζόμην</ref>, come in ἐργάζομαι, si può affermare che la quantità metrica combacia perfettamente con le esigenze dell'esametro dattilico, e il verso originario doveva recitare:
 
Πείραι', οὐ γάρ ϝίδμεν, ὅπως ἔσται τάδε ϝέργα.
 
Nell'Iliade (XXIII, 198) i manoscritti leggono ὦκα δὲ Ἶρις dove il digamma non compare; Bentley suppose che la forma originaria dovesse essere ὦκα δὲ ϝἾρις; questa ipotesi datata 1713 fu confermata da un papiro recente dell'Odissea (XXIV, 278) dove si legge: γυναῖκας ἀμύμονα ἔργα ἰδυίας, si ipotizza la forma originaria di ϝἰδυίας per evitare l'elisione finale di ἔργα con ἰδυίας. Si è giunti così nei due poemi omerici a individuare numerosi digammi caduti, come nei pronomi personali σεῖο < ϝειο < *σϝειο, oppure ὅς, ἥ, ὅν < ϝός, ϝή, ϝόν. Un altro termine antichissimo d'origine micenea, spesso citato anche in Omero per indicare il sovrano e capo tribù ἄναξ proveniva da ϝάναξ (pronuncia "wanax").
 
=== Consonantismo ===
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* genitivo singolare della II declinazione in –οιο (affiancato da una forma più recente in –oo e da una contratta in –oυ) = deriva da οσjο;
* infinito attivo –μεν/-μεναι = suffisso che appartiene ai verbi atematici. In Omero è attivo;
* -εσσι dativo plurale per tutte le declinazioni. È una [[desinenza]] artificiale presa dai neutri in sibilante: γενος --> γενεσι = γενεσσι. Questo fenomeno prende il nome di [[Geminazione consonantica|geminazione]];
* assenza di [[aumento (linguistica)|aumento]]: in Omero l'aggiunta dell'aumento all'indicativo imperfetto, all'indicativo aoristo e all'indicativo piuccheperfetto è facoltativa, in quanto la lingua di Omero è in uno stadio più antico, vicino all'[[protoindoeuropeo|indoeuropeo]];
* le contrazioni quasi assenti.
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro |autore=[[Pierre Chantraine]] |titolo=Grammaire homérique |volume=[https://archive.org/details/Dictionnaire-Etymologique-Grec/mode/2up tomo 1: ''Phonétique et Morphologie''], [https://dokumen.tips/documents/grammaire-homerique-ii-syntaxe-chantraine.html?page=1 tomo 2: ''Syntaxe'' ]|città=Parigi |editore=Klincksieck |anno=1942}}
 
== Voci correlate ==