Isabella d'Este: differenze tra le versioni
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Fra queste spiccava la bellissima [[Leonora Brogna|Eleonora Brognina]] che, già amata da numerosi mantovani, aveva poi fatto impazzire il vescovo [[Matthäus Lang von Wellenburg|Matteo Lang]], detto "Monsignore Gurnense", rappresentante imperiale, il quale, benché prelato, con la Brognina "fece l'amor quanto gli parse". Si aggiunse poi il [[Viceré di Napoli]] [[Raimondo de Cardona (generale)|Raimondo de Cardona]], che fece a gara col Lang nel baciare la cortigiana, e neppure il duca Massimiliano si astenne dal partecipare al gioco: "Lo p.to Viceré, sforzato da lo amore grande verso essa Brognina, non si potté contenere che non gli donasse un baso; li p.ti S.ri vedendo questo dolce atto, et prima Mons. Gurgense la basò similmente, e impiuto d'invidia il p.to. S.r. Duca [Massimiliano] volse anchor lui far il mede[s]mo [...], dicendo essere più conveniente a lui basarla che ad essi per esser giovine".<ref name=":11" /><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/leonora-brogna_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=BROGNA, Leonora}}</ref>  
Di questi fatti era la stessa Isabella ad informare per lettera il marito. Francesco, tuttavia, se ne mostrò profondamente sdegnato, e qualcuno riferì alla marchesa ch'egli avesse insinuato che persino sua moglie si fosse resa "favola del volgo".  
In verità una lettera di un informatore al cardinale [[Ippolito d'Este|Ippolito]] fornisce particolari - sconcertanti per gli stessi storici - sul tenore delle conversazioni che si facevano in quei giorni a Milano: in un colloquio privato tra la marchesa e il vescovo Matteo Lang, a cui l'informatore fece da interprete, non si discusse di altro "se non di foter et buzerare", ossia di [[Rapporto sessuale|rapporti sessuali]] di vario tipo ("buggerare" significa letteralmente "[[Sodomia|sodomizzare]]"), cantarono una canzone che diceva "tolle in mano", cioè "prendilo in mano", e il Vescovo invogliava Isabella a fare quello che diceva la canzone. Conclude l'informatore che furono dette molte altre cose "dishonestamente ma dolcemente anchora". Per mezzo di un terzo informatore sappiamo che lo stesso interprete, in lessico furbesco, sosteneva che la marchesa si stesse adoperando più per favorire i rapporti sessuali che non per ottenere la pace con Giulio II.<ref>Giornale storico della letteratura italiana, Loescher-Chiantore, Torino, Volume 35, Cultura e relazioni letterarie di Isabella d'Este, Luzio e Renier, p. 243.</ref> 
Isabella rispose al marito con compostezza, ma fieramente, che in vita sua non aveva mai avuto bisogno di essere ammonita a comportarsi bene e che non aveva commesso alcunché per suscitare scandalo.<ref name=":12" /> Il segretario [[Benedetto Capilupi]] si occupò di difenderla presso Francesco, il quale, tra l'altro, negò di aver mai parlato male della moglie e si meravigliò che qualcuno osasse riferirle simili menzogne, dicendo: "Io vederò adesso se mia mogliere mi vorrà bene et mi vorrà fare uno piacere, qual serrà la confirmatione de amore et pace fra noi; che la mi dica quando serrà ritornata chi è stato quello homo da bene che gli ha dicto o scritto ch'io mi dolio de lei che la tenghi cossì poco conto de l'honore mio et se porti tanto dishonestamente a Milano [...] non havendo mai usate simile parole né dimostrata mala satisfactione di lei". Aggiungendo che Isabella aveva il difetto di essere "troppo superba et troppo credula".<ref name=":11" />  ▼ 
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Il desiderio di pace coniugale era dovuto anche al fatto che fin dal 1509 Isabella avesse interrotto i suoi rapporti coniugali col marito, infermatosi di malfrancese (sifilide), e che essendosi adesso le piaghe risanate ed egli riacquistata gagliardia, Francesco - a detta del segretario - "voluntieri consumaria matrimonio cum V.S.", stimando che dovesse essere tornata come una vergine, e perciò la invogliava a "contentare il S.re et di voler recuperare il tempo perso. Il S.r è più giovine di me et io pure anchora mi trastullo, se ben non ho cossì bona robba come l'ha lui..."<ref name=":11" /> Veramente, a opinione di alcuni storici, anche Isabella fu affetta da [[sifilide]].<ref>[https://books.google.it/books/about/Archivio_storico_lombardo.html?hl=it&id=5r8KAAAAIAAJ&redir_esc=y#v=onepage&q=Isabella%20d'Este%20sifilide&f=false Archivio storico lombardo], Società storica lombarda, 1891, p. 247.</ref>  
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