Successivamente l'espansione europea nel mondo interessò l'[[America del Nord]], dove inglesi e [[Francia|francesi]] avviarono un'intensa attività estrattiva, e l'[[Africa]], usata dagli [[imperi coloniali]] per procurarsi schiavi. Quattro secoli più tardi, fra il [[XIX secolo]] e i primi anni del [[XX secolo|XX]], il Sud del mondo era stato colonizzato da inglesi, francesi, olandesi, spagnoli e portoghesi, con alcune colonie controllate da [[Belgio|belgi]], [[italia]]ni e [[Germania|tedeschi]].
Negli anni successivi alla fine della [[Secondaseconda guerra mondiale]] le nuove nazioni derivanti dalle ex colonie, divenute indipendenti nel corso della seconda metà del [[XX secolo|Novecento]], si sono trovate ad affrontare il compito di promuovere il proprio sviluppo economico e, non avendo a disposizione capitali e personale tecnico specializzato, sono state costretti a ricorrere all'aiuto del mondo sviluppato, rivolgendosi soprattutto ai loro ex colonizzatori. Ciò ha originato una nuova subordinazione economica, detta "[[neocolonialismo]]". I paesi ricchi importano da quelli poveri materie prime a ad un costo piuttosto basso, perché è calato il mercato, ed esportano ad un prezzo più elevato i prodotti finiti, generando un costante “scambio ineguale”. Inoltre i paesi industrializzati hanno installato nei paesi del Sud del mondo industrie appartenenti alle imprese multinazionali, che approfittano del basso costo della [[manodopera]], scarsa legislazione a protezione dei lavoratori e dell'ambiente, e sfruttando popolazione e risorse, inquinando e esportando quasi tutti i prodotti finiti.
Il tutto è aggravato dal fatto che molti paesi del Sud del mondo [[Debito del terzo mondo|devono restituire]] colossali somme di denaro ai paesi ricchi, ricevute in prestito, spesso utilizzato malamente, per tentare la via dell'[[industrializzazione]] forzata, si tratta del cosiddetto [[debito estero]].
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