Don Camillo monsignore... ma non troppo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Aggiunta categoria
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 70:
==Trama==
[[File:Brescello Madonnina del Borghetto.JPG|thumb|left|Madonnina del Borghetto a [[Brescello]].]]
Dall'epoca in cui è ambientato il precedente film della serie sono passati 12 anni1960. Ora siamo nel 1960: daDa tre anni, i superiori di don Camillo si sono sbarazzati di lui facendolo [[monsignore]] e trasferendolo a [[Roma]]. Lo stesso hanno fatto i dirigenti del [[Partito Comunista Italiano|partito comunista]] con Peppone, eletto finalmente al [[Parlamento italiano|Parlamento]] come [[Senato della Repubblica|senatore]]. Gli giunge da [[Brescello]], loro paese natale, la notizia che è stato approvato il progetto della costruzione di una casa popolare per alloggiare alcune famiglie in difficoltà; il problema è che sul luogo di costruzione sorge la cosiddetta «Madonnina del Borghetto», di proprietà della Curia. Don Camillo e Peppone, indipendentemente l'uno dall'altro, decidono di tornare al loro paese con lo scopo di seguire la vicenda da vicino, col risultato che si incontrano per caso nel vagone letto del treno che li sta riconducendo a casa.
 
Arrivati a destinazione, il sindaco di Brescello e Peppone vogliono abbattere la cappella e strumentalizzare politicamente il fatto che presumibilmente la Chiesa avrebbe rifiutato il terreno, cosa che invece non si verifica, a patto però che gli alloggi vengano distribuiti equamente tra famiglie proposte dalla chiesa e famiglie proposte dal comune. La cappella resiste a tutti i tentativi di abbatterla e diventa infine parte dell'edificio.
Riga 77:
Gisella, una militante del partito comunista di Brescello, ruba i vestiti di don Camillo, che era andato a cercare refrigerio dalla calura estiva con una nuotata nel fiume [[Po]]. Peppone, pensando di aver tolto di mezzo temporaneamente il rivale, si appresta a far celebrare il matrimonio civile ma la notizia, che poi si scoprirà falsa, che don Camillo sia annegato nel fiume interrompe il matrimonio. La situazione sembra giunta ad uno stallo, ma alla fine si trova un compromesso, dovuto anche al fatto che Peppone vince al [[totocalcio]], con lo pseudonimo di Pepito Sbazzeguti (ottenuto anagrammando il suo nome e cognome di battesimo Giuseppe Bottazzi), ma non sa come ritirare il premio senza essere scoperto dai "[[Compagno (politica)|compagni]]": don Camillo lo aiuta nell'intento, andando lui in città a ritirare i soldi e strappandogli la promessa di un matrimonio anche in forma religiosa, che viene celebrato in una chiesina di campagna, mentre la cerimonia civile avviene in pompa magna in municipio.
 
Intanto, da Don Camillo si presenta il marito di Gisella, disperato perché la moglie è troppo presa dalla politica e non sta mai a casa trascurando così la famiglia; nell'esternare la sua disperazione di marito si fa scappare che è stata proprio la moglie a rubare i vestiti al monsignore, così che don Camillo prende ancor più a cuore la vicenda dell'uomo. Il giorno dopo arriva la notizia che Gisella è stata aggredita: viene infatti trovata in un bosco con un sacco in testa e le terga dipinte di rosso col [[minio]]. La donna si ritrova così coperta di vergogna per via dello scherno dei compaesani e non ha più il coraggio di uscire di casa.
 
Ormai i vari problemi sono stati risolti e sia don Camillo che Peppone non possono più ignorare i richiami da parte dei loro superiori a rientrare a Roma. La malinconia nel dover lasciare i luoghi a cui sono affezionati è molta, ma entrambi ritornano ai loro doveri con la consapevolezza che a Roma non sono più distanti l'uno dall'altro di quanto lo sarebbero stati a Brescello.