Guerre pirriche: differenze tra le versioni

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==== Tentativi di ribellioni di Pirro tra gli alleati dei Romani ====
Dopo la battaglia, sembrò finalmente cementarsi quell'intesa tra Greci ed Italici in funzione antiromana, che parte dell'aristocrazia tarentina si augurava da tempo.<ref name="Brizzi127"/> Rinforzi provenienti dalla [[Lucani]]a e dal [[Sannio]] si unirono all'esercito di Pirro. Anche i [[Bruzi]] si ribellarono.<ref name="Brizzi127"/><ref name="EutropioII,12">[[Eutropio]], ''[[Breviarium ab Urbe condita]]'', II, 12.</ref> Le città greche d'Italia si allearono con Pirro e a [[Locri]] fu cacciata la guarnigione romana. Una scelta analoga sembra si verificò nella stessa [[Crotone]] poco dopo.<ref name="Brizzi127"/> A Reggio, ultima posizione della costa ionica ancora controllata da Roma, il [[Pretore (storia romana)|pretore]] campano [[Decio Vibellio]], che comandava la guarnigione cittadina, massacrò una parte degli abitanti<ref>[[Tito Livio]], ''Periochae'' degli ''[[Ab Urbe condita libri]]'', {{cita web|url=http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae011.html#12|titolo=libro XII, 7|accesso=17 aprile 2009|dataarchivio=4 dicembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181204051753/http://www.livius.org/li-ln/livy/periochae/periochae011.html#12|urlmorto=sì}}</ref>, cacciò i restanti e si proclamò amministratore della città, ribellandosi all'autorità di Roma<ref>[[Polibio]], ''[[Storie (Polibio)|Storie]]'', {{cita web|url=http://remacle.org/bloodwolf/historiens/polybe/un.htm|titolo=libro I, 1|accesso=17 aprile 2009}}</ref><ref>[[Diodoro Siculo]], ''Biblioteca storica'', libro XXII, 2.</ref>.
 
Pirro aveva appreso che il console Levino sostava a Venosa, impegnato ad assicurare le cure ai feriti e a riorganizzare l'esercito in attesa di rinforzi<ref>[[Agostino d'Ippona]], ''[[La città di Dio]]'', III, 17.</ref><ref>[[Quinto Ennio]], ''[[Annales (Ennio)|Annales]]'', VI, fr. 183, V.</ref>, mentre il console [[Tiberio Coruncanio|Coruncanio]] era impegnato in [[Etruria]]. Pertanto avanzò verso Roma con l'intento di spingere i suoi alleati alla ribellione e di sorreggere gli Etruschi contro Coruncanio.<ref name="EutropioII,12"/> Durante l'avanzata deviò su [[Napoli]] con l'intento di prenderla o di indurla a ribellarsi a Roma<ref>A. Lagella, ''La Storia di Napoli, Parte Seconda'', pag. 5.</ref>. Il tentativo fallì e comportò una perdita di tempo che giocò a vantaggio dei Romani: quando giunse a [[Capua antica|Capua]] la trovò già presidiata da Levino<ref name=ParetiRussi334-335>{{Cita|L. Pareti, A. Russi|pp. 344-345}}.</ref>. Proseguì allora verso Roma devastando la zona del [[Liri]] e di [[Fregellae]] giungendo così ad [[Anagni]]<ref name="Piganiol183"/> e forse anche a [[Preneste]].<ref name="EutropioII,12"/> Qui ebbe sentore di una manovra a tenaglia progettata dai Romani: gli Etruschi avevano appena concluso la pace, liberando le forze di Coruncanio, che ora stavano muovendo dal nord dell'Etruria contro di lui.<ref name=ParetiRussi334-335 /> Consapevole di non disporre di forze sufficienti per affrontare le armate di Coruncanio, di Levino e di Barbula, decise di ritirarsi.