Morano Calabro: differenze tra le versioni
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;Note storiche<ref>Cappelli, Biagio (1989), "Lo stemma di Morano" in ''Morano Calabro e la sua odonomastica'', pp. 27-32</ref>
Le origini dello stemma di Morano Calabro risalgono al [[1561]], anno in cui venne scolpito su una lastra marmorea posta sull'antica [[fontana]] di piazza [[San Nicola di Bari|san Nicola]] ai tempi del sindacato di Decio Feulo. Alla composizione più antica dello [[stemma]] si sono aggiunti alcuni arricchimenti nei periodi successivi, fino all'attuale aspetto che ne rappresenta un definitivo compendio. Infatti, nella forma più risalente nel tempo, la testa di moro veniva rappresentata con barba e cappello conico senza i tre colli sottostanti, in maniera assai simile alla effigie del sigillo dell{{'}}''[[Università del Regno|Universitas]] Morani'' con le due varianti ad oggi pervenuteci: la prima, nel motto ''Vivat sub Umbra'' a cui era aggiunto il sostantivo ''morus'' (il moro) e la scritta ''Arma Morani''; la seconda, di tipo iconografico, nella quale la testa del moro era presentata su un piatto o una coppa.
Dal principio del [[XVII secolo]] a seguire, lo stemma venne riprodotto oltre che su altri monumenti cittadini, quali la fontana di piazza Maddalena del [[1604]], anche sul frontespizio dell'opera a stampa dell'erudito Giovan Leonardo Tufarello, il ''trattato della Sagnìa'' del [[1599]], consistente in uno scudo con tre monti sormontati dalla testa del moro.
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=== Cucina ===
La gastronomia moranese, permeata dai sapori della cucina povera, si avvale delle colture del territorio come legumi, cereali, ortaggi e privilegia i sapori naturali, il “fatto in casa”, le classiche tecniche di preparazione retaggio del mondo contadino. I tanti prodotti locali, frutto delle lavorazioni artigianali tradizionali (formaggi, salumi, conserve alimentari con olio o aceto), si uniscono alle pietanze popolari come la pasta fresca, le minestre, le zuppe preparate secondo le usanze domestiche all'insegna della genuinità e del rispetto del passato.
Tra le ricette, sono caratteristici i maccheroni al ferretto, gli involtini di carne, lo stoccafisso con le patate, il soffritto di interiora di agnello e i piatti della cultura agricolo-pastorale quali i peperoni, uova e salsiccia ''(cancarèddrə gova e savuzìzza''), la frittata di cipolla (''frittètə ’i cipuddrə'') e le patate e peperoni (''patènə e cancarèddrə''), preparati un tempo in occasione delle attività lavorative stagionali. I dolci tipici (''cicirèta, cannarìtulə, giurgiulèa'') a base di miele, i cui nomi e forme particolari rimandano ad antiche credenze popolari, sono caratteristici delle festività invernali.
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