Ca' Dolfin: differenze tra le versioni
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=== Il palazzo ===
Ca' Dolfin ci appare oggi esternamente pressoché come l'aveva lasciata [[Domenico Rossi (architetto)|Domenico Rossi]] alla fine della sua ristrutturazione. Al di là delle incertezze sugli autori delle due campagne di restauro del XVII e XVIII secolo sappiamo dai rilievi per il restauro a cura dell'Università che il rivestimento dell'intera facciata sul canale risale a un'unica epoca<ref name=":1">{{Cita|Mantoan-Quaino}}, p. 215</ref>. Questo fronte, di un barocco classicheggiante, denuncia al piano terra la originaria struttura interna tripartita che sopravvive solo in questo piano. È indicativo il gruppo di aperture costituito dalla porta d'acqua accostata ai lati da due finestre destinate all'illuminazione dell'atrio centrale e così le due finestre poste simmetricamente per lato destinate alle più piccole stanze laterali. Le cinque grandi finestre del primo piano invece dissimulano la mancanza di partizioni dell'interno che trasformato, con la demolizione delle quattro stanze laterali, in un unico grande ambiente è allineato al canale: il salone da cerimonia.
La facciata, definita al suo tempo "alla romana", sebbene non venga considerata di grande qualità riesce a ostentare, con il suo totale rivestimento in bianca pietra d'Istria, la grande nobiltà delle dimora,<ref>{{Cita|Christiansen 1998}}, p. 25.</ref> soprattutto nelie grandi aperture del piano centrale limitate dalla continua balaustrata. Curiosi sono i supporti dei davanzali dell'ultimo piano rastremati verso il basso e ornati da un drappeggio, motivo rintracciabile a Venezia solo nel palazzo Stazio Gradenigo a Santa Sofia costruito un secolo prima,<ref>{{Cita libro|autore=Elena Bassi|wkautore=Elena Bassi|titolo=Palazzi di Venezia - Admiranda Urbis Venetae|anno=1976|editore=Stamperia di Venezia|p=498}}</ref> contrapposti ai modiglioni a voluta dei davanzali sul piano d'acqua.
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