Discesa di Carlo VIII in Italia: differenze tra le versioni

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Il punto di definitiva rottura si ebbe però nel gennaio 1493, con la nascita di [[Massimiliano Sforza|Ercole Massimiliano]], primogenito del Moro e di Beatrice: il possesso di una discendenza legittima era ciò che ancora mancava ai coniugi per poter aspirare al titolo ducale. Si diffuse la voce che Ludovico fosse intenzionato a nominare il figlio conte di Pavia - titolo spettante esclusivamente all'erede al ducato - in luogo del figlio di Isabella, [[Francesco Maria Sforza|Francesco]].<ref name="Corio, p. 1029">{{Cita|Corio|p. 1029}}.</ref> Quest'ultima, sentendosi minacciata, domandò l'intervento del padre [[Alfonso II di Napoli|Alfonso d'Aragona]]:{{Citazione|[...] Lodovico non più zio, ma crudele e spietato nemico, pure ora apertamente quello che molti anni inanzi, tirato dalla lunga usanza di governare, desiderosissimamente aspirò sempre, solo possiede lo Stato di Milano, e insieme con la moglie governa ogni cosa a suo modo. A lui obbediscono i guardiani delle rocche, i capitani degli eserciti, i magistrati e tutte le città delle provincie [...] e finalmente ha suprema autorità della morte e della vita, dell'entrate e delle rendite tutte, e noi, miseri, assediati da lui, abbandonati da tutti, non avendo altro che l'ornamento di un titolo vano, oscuramente viviamo una vita lagrimosa e dolente, e in dubbio ancora della vita la quale, perduto lo Stato e gli onori, sola ci rimane; e se tosto voi non ci soccorrete, dopo molti travagli, ogni dì ci aspettiamo di peggio. [...]|Lettera di Isabella d'Aragona ad Alfonso suo padre, s.d.<ref>'The Gentlest Art' in Renaissance Italy, An Anthology of Italian Letters 1459-1600, Cambridge University Press, 2013, pp. 32-33; Lettere di donne italiane del secolo decimosesto, 1832, Alvisopoli, pp. 9-10; {{Cita|Biancardi|p. 201}}.</ref>}}L'impeto di Alfonso fu tuttavia frenato dal più saggio re [[Ferdinando I di Napoli|Ferrante]], il quale ripudiò la guerra dichiarando ufficialmente: "se la mogliera del Duca de Milano me è nepota, ne è anco nepota la mogliera del Duca de Bari".<ref>{{Cita|Biancardi|p. 287}}.</ref> Egli, del resto, era stato affettivamente molto legato a Beatrice, che fino al 1485 aveva cresciuto come una figlia; dichiarava di amare entrambe le nipoti alla stessa maniera e le invitava alla prudenza, cosicché la situazione rimase stabile sino a che il re fu in vita.<ref>{{Cita|Dina|p. 328}}.</ref> Nondimeno l'accordo stretto - nel gennaio o maggio 1492 - tra Papa [[Papa Innocenzo VIII|Innocenzo VIII]] e Ferrante denotava, secondo l'opinione pubblica, l'intenzione di togliere Ludovico dal governo. Morto Innocenzo, Ludovico ottenne - tramite i maneggi del fratello e cardinale [[Ascanio Maria Sforza|Ascanio]] - che ascendesse al soglio pontificio [[Papa Alessandro VI|Rodrigo Borgia]] col nome di Alessandro VI. Con questi e con la Repubblica di Venezia egli strinse, il 25 aprile 1493, una lega alla quale si aggiunsero poi il [[Ducato di Ferrara]] e il [[Marchesato di Mantova]].<ref name=":11" /> Alfonso d'Aragona avrebbe subito voluto marciare su Roma, ma fu frenato dal padre Ferrante, che iniziò a tentare il Papa con accordi di pace e parentela. Ludovico, temendo che questi non abbandonasse la Lega, e che i veneziani non vacillassero, escogitò di chiamare in Italia re Carlo VIII di Francia, solleticandolo nel suo desiderio di conquista del regno di Napoli, affinché disperdesse le forze aragonesi, che non avrebbero così potuto marciare su Milano.<ref name=":11" />
 
[[File:Beatrice d'Este annuncia alla Serenissima Repubblica di Venezia l'imminente discesa di Carlo VIII in Italia 02.jpg|miniatura|[[Beatrice d'Este]] annuncia agli oratori deputati dalla Serenissima l'imminente discesa di Carlo VIII in Italia. Dipinto generato dall'[[intelligenza artificiale]] di [[Microsoft Bing]].]]
Nel maggio Ludovico inviò la moglie Beatrice quale sua ambasciatrice a Venezia e comunicò alla Signoria, per tramite di lei, certe sue pratiche segrete con l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo]] per l'ottenimento dell'investitura al ducato di Milano, nonché la notizia segretissima appena comunicatagli che [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]], firmata la pace con l'imperatore, era risoluto a compiere la sua impresa contro il regno di Napoli e a nominare Ludovico capo e conduttore di detta impresa.<ref>Die Beziehungen der Mediceer zu Frankreich, während der Jahre 1434-1490, in ihrem Zusammenhang mit den allgemeinen Verhältnissen Italiens, di B. Buser, 1879, pp. 540-543.</ref> Si trattava dell'annuncio ufficiale e definitivo.<ref>{{Cita|Biancardi|pp. 254-256}}.</ref> I coniugi desideravano dunque conoscere il parere della Signoria a questo riguardo, e ne chiedevano indirettamente l'appoggio, forse sperando così di evitare una discesa dei francesi in Italia.<ref>Giovanni Soranzo, ''Una missione segreta a Venezia di Beatrice d'Este'', in ''Rendiconti dell'Istituto lombardo'', classe di lettere e scienze morali e storiche, 94, 2 [1960], pp. 467-478.</ref> I veneziani risposero che quanto riferito era assai grave e si limitarono a vaghe rassicurazioni, tenendosi fuori da queste manovre.<ref name=":42">{{Cita libro|autore=Samuele Romanin|titolo=Strenna Italiana|url=https://books.google.it/books?id=K9VUAAAAcAAJ&pg=PA131&dq|pp=137-139|volume=19}} {{Cita|Biancardi|p. 256}}.</ref> A dispetto della richiesta segretezza, il Senato s'affrettò a comunicare le rivelazioni della duchessa al re di Napoli, sollecitandolo alla pace col Papa.<ref>{{Cita libro|autore=[[Samuele Romanin]]|titolo=Storia documentata di Venezia|url=https://www.google.it/books/edition/Storia_documentata_di_Venezia_di_S_Roman/0l4JE_LSM5AC?hl=it&gbpv=0|anno=1856|editore=tipografia di Pietro Naratovich|pp=23-25|cid=Romanin}} Histoire de Charles VIII, roi de France, d'apre̲s des documents diplomatiques, Volume 1, Claude Joseph de Cherrier, Didier, 1870, pp. 356-357.</ref>
 
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Ludovico si rifugiò allora con la propria famiglia nella Rocca del Castello di Milano ma, non sentendosi ugualmente al sicuro, meditò di abbandonare il ducato per rifugiarsi in Spagna. La ferma opposizione della moglie [[Beatrice d'Este]] e di alcuni membri del consiglio lo convinsero tuttavia a desistere.<ref name="Corio, p. 10772" /> Lo stato soffriva comunque di una grave crisi finanziaria, non v'era denaro per pagare l'esercito e il popolo, esasperato dalle tasse, minacciava la rivolta. Scrive il [[Filippo de Commynes|Comines]] che, se il duca d'Orleans avesse avanzato solo di cento passi, l'esercito milanese avrebbe ripassato il Ticino, ed egli sarebbe riuscito ad entrare a Milano, poiché alcuni nobili cittadini si erano offerti di introdurvelo.<ref name=":2">{{Cita|Dina|p. 366}}.</ref>
Secondo il cronista veneziano [[Domenico Malipiero|Malipiero]], Ludovico non resse alla tensione e cadde ammalato, forse a causa di un [[ictus]] (secondo l'ipotesi di alcuni storici), poiché era divenuto paralitico di una mano, non usciva mai dalla camera da letto e si faceva vedere raramente, dubitando che il popolo gli si rivoltasse contro: "El Duca de Milan ha perso i sentimenti; se abandona sé mede[s]mo; no fa le provision a tempo".<ref>Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, Domenico Malipiero, Francesco Longo (Senatore.), Agostino Sagredo, 1843, pp. 347 e 351.</ref><ref name=":22" />
 
[[File:Beatrice d'Este sul campo di battaglia 03.jpg|sinistra|miniatura|[[Beatrice d'Este]] all'assedio di Novara. Dipinto generato dall'[[Intelligenza artificiale generativa|intelligenza artificiale]] di [[Microsoft Bing]].]]
Malipiero è tuttavia il solo a riferire di questa sua strana malattia, inoltre la sua cronologia è discordante da quella del [[Sanudo]], il quale non vi fa alcun accenno. L'anonimo cronista ferrarese si limita a dire che "il duca de Milano era amalato in questo tempo in Milano";<ref>{{Cita|Anonimo ferrarese|p. 162}}.</ref> ma la malattia era forse una scusa per giustificare il fatto che la moglie Beatrice d'Este avesse, come in una sorta di [[reggenza]], preso in mano il governo dello stato e della guerra al suo posto e che, come riferisce Bernardino Zambotti, fosse stata nominata [[Governatore|governatrice]] di Milano insieme al fratello [[Alfonso I d'Este|Alfonso]],<ref>{{Cita|Zambotti|p. 252}}.</ref> il quale tuttavia cadde ben presto ammalato di [[sifilide]]. Ella si assicurò l'appoggio e la fedeltà dei nobili milanesi, prese i necessari provvedimenti per la difesa e abolì alcune tasse in odio al popolo.<ref name=":22">{{Cita|Dina|p. 366}}.</ref> Una lettera di Beatrice del 17 luglio testimonia in effetti di una malattia piuttosto grave di Ludovico,<ref>L'Orlando furioso e la rinascenza a Ferrara, Giulio Bertoni, Modena U. Orlandini, 1919, p. 344.</ref> ma non è chiaro quando fosse cominciata, poiché fonti milanesi, fra cui l'ambasciatore [[Giacomo Trotti]], risulta che ancora alla fine di giugno Ludovico fosse attivo e in salute, riunisse il consiglio, visitasse gli ambasciatori veneziani e prendesse provvedimenti di natura militare e sociale, quali appunto lo sgravio delle tasse, sebbene fosse a dir poco disperato.<ref name=":13">Gli Sforza a Milano, Cassa di risparmio delle provincie lombarde, 1978, pp. 85-88.</ref>