Vincenzo Calmeta: differenze tra le versioni
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Mancano altre sue notizie fino al 1502, ma si presume che avesse continuato a seguire il Borgia in tutti i suoi spostamenti e quindi in [[Romagna]] e a [[Napoli]]. Sicuramente si trovava a Imola nell'ottobre-dicembre 1502. Probabilmente assistette anche alla drammatica [[strage di Senigallia]]. Nel gennaio 1503 il Borgia lo inviò come commissario a [[Fermo]], ma tenne quel posto solo per pochi mesi, poiché già nel maggio fu sostituito da Giacomo Nardino. Vincenzo dovette cogliere l'occasione per separarsi dal servizio del Borgia, la cui stella era oramai al declino, e dei cui favori non godeva più come in passato. Già nel settembre 1503 lo si ritrova al servizio di Ercole Pio Carpi.<ref name=":4" />
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Al principio del 1504 si stabilì alla corte di [[Urbino]], dove rimase, pare, quasi fino alla morte. Nel marzo 1507 figura nella compagnia dei gentiluomini del prefetto di Roma [[Francesco Maria I della Rovere|Francesco Maria della Rovere]]. Nonostante proseguisse la sua corrispondenza con [[Isabella d'Este]], alla quale nel 1504 mandò un'epistola sulle elegie volgari,<ref name=":4" /> egli non poté mai tornare a Mantova per via dell'odio feroce che gli portava il marchese [[Francesco II Gonzaga|Francesco Gonzaga]], non si capisce per quale ragione. Quest'ultimo pregò la sorella [[Elisabetta Gonzaga|Elisabetta]] di non nominargli più Vincenzo neppure per sbaglio, dicendo: "io non potria sentire né ricever il magior dispiacer che vedermi ricerchato [raccomandato] da V. S. in favore de Vincentio Calmetta, quale non sento nominare senza mio gran disturbo et molto fastidio, per causa ho de non volerli bene [...] et sij certa che alla sua prima [lettera] non feci resposta solum per l'odio porto ad esso Vincentio".<ref name=":2">[https://www.google.it/books/edition/Mantova_e_Urbino/ezzczUKkbx8C?hl=it&gbpv=0 Mantova e Urbino: Isabella d'Este et Elisabetta Gonzaga nelle relazioni famigliari e nelle vicende politiche: Narrazione storica documentata], Alessandro Luzio, 1893, pp. 100-102 e 290.</ref> Egli trafficò in modo tale da fargli perdere i favori del fratello cardinale [[Sigismondo Gonzaga]] che, pur desiderando tenerlo a proprio servizio, fu costretto a rinunciarvi. A questi infatti Francesco scriveva, come già per la sorella, un aspro rimprovero: "Circa il Calmetta non posso già far che non me resenti [risenta] alquanto, perché una persona tanto odiata da noi, quanto è il Calmetta, sia accarezata et ben vista da quelloro [coloro] che mi doverieno [dovrebbero] amare, et odiar quelli che odio e non tenirne tanto conto".<ref name=":2" />
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