Vincenzo Calmeta: differenze tra le versioni

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Il Calmeta passò alla storia come "un cortigiano caro alle donne, superficiale e ciarlatanesco: un rimatore d'occasione, che poteva allora godere una certa fama, ma per cui, passata quell'età, quasi non bastarono più le parole di disprezzo".<ref name=":6" /> ''Poetuncolo pretenzioso'' lo definì sdegnosamente lo storico [[Alessandro Luzio]].<ref name=":2" /> In verità egli rivela un animo profondo, un occhio indagatore della società e della crisi del suo tempo: "tutta la sua critica [...] punta sulla rivelazione dei vizi, delle esagerazioni, delle frivolità, delle debolezze del suo tempo, dei vivi. [...] giudica e manda alcune delle più cospicue figure dell'epoca sua senza riguardo per le persone o per le simulate riserve della società cortigiana".<ref name=":6">{{Cita|Grayson|L'uomo di lettere e l'uomo di mondo: pp. XLIII-LXVIII}}.</ref>
 
D'altra parte, nella critica dell'epoca, i versi di Vincenzo erano generalmente molto stimati ed egli ritenuto poeta eccelso: [[Cassio da Narni (poeta)|Cassio da Narni]] dice "coronato era quivi anche il Calmetta | e il suo stil dolce a tutti dilettava". [[Galeotto del Carretto]] lo chiama "Calmeta egreggio, fra tutti i bon poeti laureati"; il [[Burchiello (poeta)|Burchiello]] "facondo Calmetta" e "Il Calmetta con sue rime pronte". [[Giovanni Filoteo Achillini]] lo nomina, in alcuni suoi versi, "[...] el Calmeta eccellente, che 'l mal scorto Filefo assai disturba".<ref name=":5">{{Cita|Grayson|Le opere: pp. XXXI-XLII}}.</ref> [[Gaspare Ambrogio Visconti|Gaspare Visconti]] si rammaricava con un amico di non aver ricevuto le poesie di Vincenzo, come sperava, dicendogli: "più me ne dole per esser stato privo di quella dolceza che si suole sempre gustare nel suo delicatissimo stile".<ref>Gaspare Visconti, [[Rodolfo Renier]], Tip. Bortolotti di Giuseppe Prato, 1886, p. 104.</ref>

Fra i detrattori, invece, [[Lelio Manfredi]] lo dice nemico del Burchiello e "pien di fumo e fasto" ("né meglio potrebb'essere definito questo gonfianuvole" commenta sprezzantemente il curatore [[Francesco Flamini]]), e forse a lui si riferiva un verso del [[Antonio Cammelli|Pistoia]], che recita: "Vincenzo ha uno stil da sé solo apprezzato",<ref>Nozze Cian-Sappa Flandinet, 23 ottobre 1893, Vittorio Cian, Orazio Bacci, Istituto italiano d'arti grafiche, 1894, pp. 290 e 297.</ref> mentre il poeta Filippo Oriolo così ce ne lasciò memoria:<ref name=":2" />{{Citazione|V'era il Calmeta, cruccioso in vista,{{!}} ch'esser dicea la vulgare poesia{{!}} nata da lingua cortigiana mista.|Filippo Oriolo, Cianello, Decennio, p. 229.}}I suoi scritti, come scrisse Cecil Grayson, "rivelano una personalità robusta e vigorosa, preoccupata [...] di molti aspetti della sua età, oltre quello della letteratura cortigiana".<ref name=":4" /> La sua persona diede origine a un verbo, coniato da Pietro Bembo: calmeteggiare, col significato di "esaltare sé stesso", o altrimenti di "fare il ciarlatano, specie in materia di lingua".<ref name=":4" />
 
== Opere ==