Franco Freda: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 83:
* le borse in cui erano nascoste le bombe erano state acquistate in un negozio padovano (la stessa città in cui viveva Freda), un paio di giorni prima degli attentati.<ref>{{Cita|Calvi e Laurent}}. pag. 17.</ref>
[[File:Giannettini Freda.png|thumb|Franco Freda e [[Guido Giannettini]] durante il processo]]
La Cassazione ora conferma che l'eccidio del 12 dicembre 1969 fu organizzato da "un gruppo eversivo costituito a Padova nell'alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura". Secondo la Cassazione, così come per le corti d'appello, anche "la cellula veneziana di [[Carlo Maria Maggi (terrorista)|Maggi]] e [[Delfo Zorzi|Zorzi]]" nel 1969 organizzava attentati, ma "non è dimostrata la loro partecipazione alla strage del 12 dicembre". La corte giudica così "inattendibile" il pentito di Ordine Nuovo [[Carlo Digilio]], mentre certifica "veridicità e genuinità" di quanto dichiarato dal supertestimone [[Martino Siciliano]], ossia che "Siciliano ha partecipato alla riunione con Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi dell'aprile '69 nella libreria Ezzelino di Padova" in cui "Freda annunciò il programma degli attentati ai treni". Dopo gli attentati ai treni emerse che alcuni membri del gruppo avevano protestato contro Freda per aver collocato un numero maggiore di bombe da quello originariamente programmato (dieci anziché tre) e potenzialmente più letali (erano state poste negli scompartimenti e non nelle toilette) col tentativo di sviluppare la strategia terroristica tramite atti sempre più violenti affermando secondo un testimone, che "non era il caso di prendersi cura di una massa capace solo di mercanteggiare, mangiare, defecare e riprodursi".<ref>{{Cita libro|autore=Franco Ferraresi|altri=|titolo=Minacce alla democrazia: La Destra radicale e la strategia della tensione in Italia nel dopoguerra|annooriginale=1995|editore=Feltrinelli|p=185}}</ref><ref>Il disprezzo di Freda per le vittime tra le masse è ulteriormente documentata da una nota del suo diario dove l'eliminazione dei nemici è propugnata come necessaria non per motivi di avversione, ma unicamente per motivi di "igiene". Secondo le informazioni della Polizia avrebbe espresso anche l'intenzione di avvelenare le reti dell'acqua potabile con l'arsenico. (ibidem)</ref>
Tuttavia, poiché tali bombe non provocarono vittime, non è dimostrato il coinvolgimento di Maggi e Zorzi nella "strategia stragista di Freda e Ventura". In definitiva, secondo la Cassazione, "i tragici fatti del 12 dicembre 1969 non rappresentano una 'scheggia impazzita' ma il frutto di una coordinata 'acme' operativa iscritta in un programma eversivo ben sedimentato, ancorché di oscura genesi, contorni e dimensioni". Infine, la Corte definisce "deprecabile e sorprendente" la decisione di far brillare la seconda valigia-bomba inesplosa, impedendo "accertamenti di ineludibile importanza"<ref name=biondani>Paolo Biondani, [http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/11/Freda_Ventura_erano_colpevoli__co_8_050611041.shtml «Freda e Ventura erano colpevoli»], ''Corriere della Sera'', 11 giugno 2005</ref>.
|