Guerra della Lega di Cambrai: differenze tra le versioni
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Sebbene, di fronte al pericolo incombente, Venezia si offrisse il 4 aprile 1509 di restituire Faenza e Rimini allo Stato della Chiesa, il 23 marzo Giulio II aderì pubblicamente alla Lega di Cambrai, lanciando il 27 aprile la [[scomunica]] sulla Serenissima e nominando il duca di Ferrara Alfonso I d'Este gonfaloniere di Santa Romana Chiesa. Venezia rispose alla scomunica proibendone, con la minaccia di pesanti pene, la pubblicazione nei propri territori. Sentendosi circondati, i veneziani pensarono anche di allearsi con gli ottomani, ma alla fine gli si profilò l'idea di intraprendere una strategia dilatoria, in quanto certi che la lega si sarebbe sciolta perché debole dei contrasti interni che si sarebbero sviluppati.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|p. 117}}.</ref>
Il 15 aprile 1509 Luigi XII lasciò Milano a capo di un esercito francese e si mosse rapidamente in territorio veneziano. Per opporsi, Venezia assunse un [[Mercenario|esercito mercenario]] di un numero compreso tra i 40.000 e i 60.000 soldati, posizionato al di fuori del [[Castello di Pontevico]], che lasciò il 2 maggio sotto il comando dei cugini [[Orsini]], i [[condottiero|condottieri]] [[Niccolò di Pitigliano]] come comandante e [[Bartolomeo d'Alviano]] come comandante in seconda. La ''Serenissima'' non riuscì a risolvere il loro disaccordo sul modo migliore per fermare l'avanzata francese. Infatti, se il primo era conosciuto come uno stratega calcolatore, incline a quella [[politica dell'equilibrio]] che aveva caratterizzato a lungo l'azione degli Stati italiani e perciò ostile a un attacco frontale contro i francesi, il secondo proponeva una tattica più spregiudicata in linea con il suo temperamento irruente.<ref>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 117-118}}.</ref><ref>{{Cita
Di fronte alla sconfitta e all'impossibilità di fronteggiare la potenza avversaria, la Repubblica decise l'evacuazione dei suoi [[Domini di Terraferma]] per concentrarsi sulla difesa della [[laguna di Venezia|laguna]], sciogliendo le [[Reggimento (Repubblica di Venezia)|province]] dall'obbligo di fedeltà. Il 15 maggio [[Caravaggio (Italia)|Caravaggio]] aprì le porte ai francesi e il 16 maggio cadde anche la sua rocca. Il 17 maggio [[Bergamo]] inviò a Luigi le chiavi della città, mentre [[Brescia]] sbarrò le porte ai veneziani in ritirata, consegnandosi senza alcuna resistenza significativa il 24 maggio ai francesi, assieme a [[Cremona]] e [[Crema (Italia)|Crema]].<ref>{{cita|Mallett e Shaw, 2012|p. 90|Mallet&Shaw}}.</ref> Le principali città non occupate dai francesi, come [[Padova]], [[Verona]], [[Vicenza]], [[Bassano del Grappa|Bassano]], [[Belluno]] e [[Feltre]], furono lasciate indifese dal ritiro di Pitigliano e si arresero rapidamente quando gli emissari imperiali di Massimiliano arrivarono nel Veneto.<ref>{{cita|Tenenti e Tucci, 1996|p. 286}}.</ref> La disfatta fu di tale portata che gli abitanti della laguna arrivarono a temere addirittura la fine della stessa Serenissima.<ref name=Pellegrini121-122>{{cita|Pellegrini, 2009|pp. 121-122}}.</ref> Giulio II, che nel frattempo aveva rilasciato l'[[interdetto]] contro Venezia, scomunicando ogni cittadino della Repubblica, invase la Romagna e prese [[Ravenna]] grazie all'aiuto di [[Alfonso I d'Este]]. Questi, dopo aver aderito alla Lega ed essere stato precedentemente nominato Gonfaloniere della Chiesa il 19 aprile, annesse ai suoi territori il [[Polesine]]. Nel sud della penisola, [[Ferdinando II d'Aragona]] riconquistò i porti della Puglia.<ref name=Pellegrini121-122/><ref>{{cita|Norwich, 1989|pp. 401-402}}.</ref>
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* {{cita libro|autore=Christine Shaw|titolo=Julius II: The Warrior Pope|città=Oxford|editore=Blackwell Publishers|anno=1993|ISBN=0-631-16738-2|lingua=en|cid=Shaw, 1993}}
* {{cita libro|autore=Frederick Lewis Taylor|titolo=The Art of War in Italy, 1494–1529. Westport, Conn.|editore=Greenwood Press|anno=1973|ISBN=0-8371-5025-6|lingua=en|cid=Taylor, 1973}}
* {{Cita libro|autore=Angelo Berenzi|wkautore=Angelo Berenzi|titolo=Storia di Pontevico|url=https://www.bdl.servizirl.it/vufind/Record/BDL-OGGETTO-10505|anno=1888|editore=Istituto Manini|cid=Berenzi, 1888|ISBN=9788883591051}}
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