Orphan: First Kill: differenze tra le versioni
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[[Estonia]], [[2007]]. Leena Klammer è una trentenne affetta da una [[Sistema endocrino|patologia endocrina]] che la rende fisicamente identica a una bambina di 10 anni, ma con la maturità di un’adulta. Dopo vari furti a danni di famiglie che la credevano una bambina e un crimine più efferato, Leena viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico, venendo classificata come una dei pazienti più pericolosi. In concomitanza all'arrivo di una nuova dipendente presso il centro, la donna riesce a mettere a segno un piano che le consente la fuga, non senza provocare svariate morti all'interno dell'istituto. Nascondendosi proprio nella macchina della nuova dipendente, Leena si intrufola nell'abitazione di quest'ultima e, dopo averla uccisa, fa una ricerca online, attraverso la quale scopre di essere molto simile ad Esther Albright, una bambina americana scomparsa 4 anni prima. Leena si fa dunque ritrovare da un poliziotto in un parco giochi da sola e dichiara di essere Esther.
La famiglia di quest'ultima, composta da madre, padre e fratello maggiore, viene immediatamente avvisata. La madre si precipita in Russia per portare con sé Leena, che già durante il viaggio riesce a interpretare quasi perfettamente il ruolo ed a nascondere agli occhi altrui i segni di squilibrio. Una volta a casa, la finta bambina stabilisce immediatamente una forte connessione col suo nuovo padre, che è un pittore: da appassionata di pianoforte e pittura, la ragazzina sorprende tutti dimostrando tali propensioni e talenti, che non erano affatto propri di Esther. La psicologa infantile che ai tempi seguiva quest'ultima non si lascia tuttavia ingannare dalla sua recita, insospettendosi non appena Leena finge di riconoscere un pappagallo che tuttavia non è lo stesso che Esther aveva conosciuto da piccola. Leena ascolta la conversazione tra la psicologa e la madre
Man mano che passano i giorni, l'attrazione di Leena per il padre di Esther aumenta sempre di più, sia sul piano affettivo che su quello sessuale. La donna inizia inoltre ad avere un rapporto conflittuale con Gunnar, il fratello della bambina, oltre a rendersi conto che il poliziotto che seguiva il caso della ragazzina nutra dei sospetti sulla sua effettiva identità. Leena tenta dunque di derubare la famiglia e scappare via, tuttavia non riesce a portare a termine il suo piano a causa dei sentimenti che prova per l'uomo. La donna si stabilisce definitivamente a casa Albright, stringe amicizia con un topo che infesta la sua cameretta e decide di risolvere a modo suo la vicissitudine col poliziotto, uccidendolo in casa sua. Qui viene tuttavia sorpresa dalla madre che giustizia l'uomo al suo posto e le rivela una terribile verità: Esther è morta anni prima per mano di Gunnar e lei ha coperto suo figlio per evitarne l'arresto, senza rivelare nulla di ciò a suo marito e fingendo che la bambina fosse scomparsa. Al fine di conservare il rapporto che si è creato con il marito dal ritorno di Esther, la donna acconsente a far sì che il gioco continui; in realtà, Tricia Albright e suo figlio aspettano il momento più propizio per far sparire nuovamente Esther, così da poter fare tutto senza destare sospetti. Gunnar vorrebbe dare inizio a un gioco perverso in cui Leena sarebbe costretta ad obbedire a ogni suo ordine pur di non tornare in manicomio, tuttavia la donna reagisce prontamente al ragazzo: ciò rende madre e figlio ancora più determinati ad ucciderla. Tricia prova a somministrarle del veleno attraverso il cibo ma, intuendo qualcosa di strano, Leena lo dà proprio al topo, che muore in poche ore. Il giorno dopo, quando il signor Albright è in partenza per una mostra d'arte e sua moglie impedisce che Esther vada con lui, Leena prova ad uccidere madre e figlio in stazione, invano. A questo punto la donna scappa via in macchina, tuttavia Tricia denuncia l'accaduto e lei viene prelevata e riconsegnata a casa dalla polizia.
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