Storia del cristianesimo: differenze tra le versioni
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In Occidente, sulla scia delle riforme monastiche, si sentì la necessità di una riforma completa della Chiesa basata sui valori morali. L'avvio della [[riforma dell'XI secolo]] si deve soprattutto all'imperatore [[Enrico III di Franconia]] e al suo intervento al [[concilio di Sutri]] del 1046 dove impose come nuovo pontefice [[Papa Clemente II|Clemente II]], [[Arcidiocesi di Bamberga|vescovo di Bamberga]] e di spirito autenticamente riformatore.<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 79-80, 86-87}}.</ref> L'impegno dei successivi pontefici e dei teologi che li affiancarono fu fondamentale perché tale processo potesse continuare; essi lottarono duramente contro la [[simonia]] e il [[nicolaismo]], e, nel contempo, rafforzarono l'autorità e l'indipendenza dei vertici della Chiesa. Nel 1059 [[papa Niccolò II]] emanò il ''[[Decretum in electione papae]]'', con il quale si stabilì che l'elezione pontificia si sarebbe svolta durante un sinodo dei [[cardinale|cardinali]].<ref>{{Cita|Montanari, 2006|pp. 138-139}}.</ref><ref>{{cita|D'Acunto, 2020|p. 81}}.</ref> Il grande protagonista della riforma fu [[papa Gregorio VII]] (eletto nel 1073): nel 1075 ribadì il divieto per i laici di investire gli ecclesiastici e, probabilmente nello stesso anno, formulò il ''[[Dictatus papae]]'', ove affermò il principio del primato del papa di Roma e del potere spirituale sull'imperatore e sul potere temporale.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 11}}.</ref> Gregorio entrò in conflitto con l'imperatore [[Enrico IV di Franconia]] in quella che è chiamata la "[[lotta per le investiture]]". La disputa, che vedrà [[scomunica|scomuniche]] e deposizioni, penitenze (celebre l'"[[umiliazione di Canossa]]") e ritrattazioni, si concluderà con i successori dei due contendenti, [[papa Callisto II]] e l'imperatore [[Enrico V di Franconia|Enrico V]], che nel 1122 con il [[concordato di Worms]] raggiunsero un compromesso: al papa spettò l'investitura spirituale, mentre l'imperatore si riservò l'investitura temporale dei vescovi e degli abati.<ref name=Treccani>{{Treccani|gregorio-vii-papa-santo_(Enciclopedia-Italiana)/|Gregorio VII papa, santo}}</ref><ref>{{cita|Montanari, 2006|pp. 139-140}}.</ref><ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 162-165, 222-223}}.</ref> Dalla riforma la Chiesa cattolica ne uscì profondamente trasformata, assumendo un assetto verticistico basato su un centralismo amministrativo e giuridico simile a quello [[monarchia|monarchico]]. Anche l'attuale organizzazione del clero cattolico, fondata sul celibato e su una netta separazione tra vita laica e consacrata, si deve alla riforma.<ref name="Mont141">{{Cita|Montanari, 2006|p. 141}}.</ref>
Il rafforzamento dell'autorità del vescovo di Roma e la conferma dell'obbligo di [[celibato]] per il clero furono, tuttavia, due dei motivi che contribuirono ad allontanare ancora di più la Chiesa d'Occidente da quella d'Oriente, già da tempo divise su tanti temi, tra cui quello relativo al problema del ''[[Filioque]]''. La crisi ebbe il suo epilogo nel 1054 quando il legato papale [[Umberto di Silva Candida]] e il patriarca [[Michele Cerulario]] si [[scomunica]]rono a vicenda, dando origine al cosiddetto "[[Grande Scisma]]" al
[[File:CouncilofClermont.jpg|thumb|sinistra|[[Papa Urbano II]] al [[concilio di Clermont]] del 1095]]
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