Gino Donè Paro: differenze tra le versioni

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=== Negli Stati Uniti ===
Nel [[1959]], dopo il trionfo della rivoluzione castrista Donè tentò di ritornare a Cuba, ma ebbe problemi burocratici con il console cubano di [[New York]] al fine di ottenere il permesso di rientro che aveva smarrito. Non riuscendo a rientrare a Cuba, col consenso di Norma, divorziò e si risposò con un'amica di Norma: la militante antimperialista portoricana [[Antonietta De La Cruz]], avente cittadinanza statunitense, abitante in [[Florida]], e più vecchia di lui di quasi vent'anni. Nel [[1962]], nel periodo della cosiddetta [[crisi dei missili di Cuba]], Gino inviò a Cuba una lettera in cui manifestava la volontà di tornare a combattere ma non ricevette risposta<ref name="ReferenceA"/>. Il segretario personale di Fidel, l'avvocato e moncadista-granmista [[Jesus Sergio Montanè Oropesa]], che era uno dei pochissimi a essere segretamente in contatto con Gino, lo invitò ufficialmente all'Avana da metà novembre a metà dicembre [[1995]], in occasione delle celebrazioni per il 39º anniversario dello sbarco del Granma, e qui Donè fu ospitato per un mese in una residenza del Consiglio di Stato cubano. L'anno successivo (alle imponenti celebrazioni per l'importante 40º anniversario dello sbarco del Granma) Gino fu nuovamente invitato da Montanè all'Avana, ma fu costretto a non accettare l'invito perché egli doveva assolutamente accudire l'anziana moglie gravemente ammalata (praticamente in fin di vita nella loro casa di Boynton Beach, vicino a [[MiamiPalm Beach]] in Florida).
 
=== Il ritorno in Italia ===