Max Stirner: differenze tra le versioni

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Il primo famoso discepolo postumo di Stirner nonché suo biografo fu [[John Henry Mackay]], che oltre a diffonderne l'opera (fu il primo traduttore in inglese), la biografia e l'immagine e modificarne la sepoltura, pagandone una nuova lapide, dettò un'iscrizione apposta sulla casa in cui Stirner morì e una dove nacque.<ref>''Ibidem'', p. XIV.</ref><ref>{{cita|Mackay|9; 209–213|Mackay}}.</ref>
 
Una leggenda vuole che il teschio di Stirner fosse stato esumato e finito in casa di Mackay assieme alle carte dell'archivio, ma non è mai stato confermato o ritrovato nelle proprietà di Mackay. A quanto si sa non sono mai state effettuate riesumazioni.<ref>Saul Newman, ''Max Stirner'', 2011, p. 37.</ref> Dopo aver tentato di vendere o regalare la documentazione cartacea raccolta al [[British Museum]] di [[Londra]] intorno al 1914, poi alle autorità di Berlino, nei suoi ultimi anni Mackay decise quindi per preservarla di cederla e spedirla all'Istituto [[Marx]]-[[Engels]]-[[Lenin]] di [[Mosca (Russia)|Mosca]], poi Istituto per il Comunismo e [[Istituto di marxismo-leninismo]], in epoca leninista e [[stalinista]], come documento dell'[[hegelismo]] pre-marxiano e della polemica tra Marx e Stirner nel lunghissimo capitolo ''San Max'' de ''[[L'ideologia tedesca]]''.<ref>Prefazione di Mackay e note a: J.H. Mackay, ''Max Stirner. La sua vita e la sua opera'', edizione Rubbettino, 2018</ref> SiQueste troverebbecarte si troverebbero tuttora negli Archivi della [[Federazione Russa]], erede legale dell'[[URSS]], ma non è consultabile né si conosce lo stato di conservazione dei manoscritti e dei vari fogli. Tale documentazione consta di circa 1100 volumi e 300 manoscritti.<ref>[[Alfredo Maria Bonanno]], Introduzione a ''L'Unico e la sua proprietà'', Edizioni Anarchismo</ref>
}}
''L'Unico e la sua proprietà'' ebbe pubblicazioni postume in lingua non tedesca solo parecchi anni dopo, tra cui l'Italia nel 1902 per una casa editrice di ispirazione anarchica e con prefazione del traduttore Ettore Zoccoli, che prendeva però le distanze dalle idee strettamente individualiste che venivano esposte nel volume.<ref>«Se nell'editore della presente traduzione io avessi veduto l'intento palese, o anche semplicemente tacito, di rendere, come si dice, popolare l'opera dello Stirner, non avrei assolutamente aderito alla domanda di scrivere questa introduzione. E per due ragioni; prima di tutto perché, in simile caso, avrei dovuto preoccuparmi di opporre allo Stirner un contraddittorio, ciò che è difficilissimo in molte pagine e impossibile in poche; e secondariamente perché, quanto più le forze di uno studioso sono modeste, tanto meno ha il dovere di rendersi responsabile della diffusione di dottrine, alle quali la propria coscienza gli comanda nel modo più assoluto di non partecipare. [...] Egli ci trasporta nel centro di una così assurda concezione della vita, che raggiunge, prima di tutto, e come mai nessuno meglio ha saputo, lo scopo immediato di disorientare la mente del lettore. Tutti senza eccezione gli studiosi dello Stirner, anche i non deliberatamente apologetici, tradiscono questo strano asservimento alla attrazione allucinatoria che si dilata dalle dottrine di lui» in ''Prefazione'' in M. Stirner, [http://www.ristretti.it/areestudio/cultura/libri/unico.pdf ''L'Unico''] (PDF), Frat. Bocca Ed., terza edizione, Torino, Roma, Milano, 1921, pp. IX–X.</ref>