== Biografia ==
'''Sergio Scatizzi''' nasce il '''20 ottobre 1918''' a '''[[Gragnano''' (Capannori)]] nella provincia di '''[[Lucca''']]. Trascorre gli anni della prima giovinezza tra la '''[[Valdinievole''']] e la campagna lucchese, in quanto la famiglia vi aveva un allevamento di cavalli.
Nel '''1932''', ad appena tredici anni soggiorna per un certo periodo a '''[[Napoli''']], dove si interessa in gli autori della '''[[Scuola di Posillipo''']] nonché agli esiti della loro pittura sul territorio.
Dopo il soggiorno napoletano, nel '''1936''' si sposta a '''[[Roma''']] dove conosce ed inizia a frequentare '''[[Mario Mafai''']], '''[[Giovanni Stradone''']], '''[[Emanuele Cavalli''']] e '''[[Antonietta Raphaël''']]. Il contatto con gli artisti e l’ambiente romano gli offrono i primi spunti dai quali la sua pittura deriva, con accenti fortemente coloristici e sensori.
In seguito intraprende alcuni soggiorni a '''[[Parigi''']], per lui molto stimolanti, e durante i quali conobbe '''Colette''', '''[[Maurice de Vlaminck''']] e '''[[Paul Lèautaud'''Léautaud]].
Fa ritorno a '''[[Montecatini Terme''']], in Valdinievole, nel '''1938''' ed inizia col dipingere paesaggi, ma anche le prime nature morte, i fiori tanto amati dalla madre, ed alcuni ritratti ad acquerello.
Inizia a frequentare alcuni circoli culturali nel '''1939''' grazie ad amici come lo scrittore '''[[Giovanni Comisso''']] e il poeta e critico d’arte '''[[Libero Dede Libero''']]. La pittura di Scatizzi di quegli anni testimonia l’attaccamento affettuoso all’ambiente romano dove riceve un’accoglienza incoraggiante.
In questo fervente clima culturale conoscerà '''[[Filippo Dede Pisis''']] con il quale stringerà una profonda e duratura amicizia divenendo al contempo anche un vivace reciproco stimolo intellettuale.
=== Guerra e dopoguerra ===
Gli anni della [[Seconda guerra mondiale|guerra]] incombono e nel '''1941''' Scatizzi viene chiamato alle armi, verrà mandato a '''[[Bologna''']] al '''6° Autocentro''', luogo che ha dell’ironico per lui che non prenderà mai la patente, dove però ebbe modo di conoscere '''[[Giorgio Morandi''']].
Nel '''1942''' riuscendo a prendere congedo poté visitare la mostra di '''[[Filippo de Pisis|De Pisis''']] alla '''Galleria “Barbaraux”''' di Milano.
Dopo l’armistizio[[Armistizio di Cassibile|l'armistizio]], nel '''1943''', ritorna a [[Montecatini Terme|Montecatini]] dove trascorre una feconda stagione artistica, esponendo in svariate collettive di pittori pistoiesi, tra i quali '''Alfiero Cappellini''', '''Pietro Bugiani''', '''Giulio Innocenti''' e '''Remo Gordigiani'''. In questo periodo predilige dipingere piccole tavolette con vedute di città, soprattutto di [[Lucca]], di [[Montecatini Terme|Montecatini]] e di [[Pisa]], queste ultime risultano però in gran parte disperse ed introvabili.
Negli anni del [[Secondo dopoguerra in Italia|dopoguerra]] conoscerà '''[[Ardengo Soffici''']].
Lontano dalle polemiche che agitano l’ambiente su “l’impegno” artistico allora di moda, rivolge l’attenzione al paesaggio della Valdinievole con una sintesi e con un equilibrio di fresca atmosfera unificante, purezza e stupore delle cose e della natura. Si ravvisano gli elementi lirici e culturali che caratterizzano lo svolgimento successivo degli anni ’60 riducendo ad una massa di colore di accento fortemente drammatico.
Si tiene in disparte dagli ambienti artistici per un significativo e profondo senso di impegno del proprio lavoro altamente stimato dai maggiori uomini di cultura dell’epoca.
Compie un viaggio a '''[[Parigi''']] nel '''1948''', con l’ormai grande amico '''[[Giovanni Comisso''']] ed altri, e dove ritroverà inoltre '''[[Filippo de Pisis|De Pisis''']]. Esegue piccoli ritratti di personaggi da lui conosciuti nella [[Parigi]] del tempo: '''[[Paul Lèautaud'''Léautaud]], '''Colette''', '''[[Maurice de Vlaminck''']]. Nella [[Parigi|capitale francese]] conosce così gli Impressionisti[[Impressionismo|impressionisti]] e la grande pittura del nostro secolo.
Le suggestioni derivate da questa esperienza segneranno il suo cammino da protagonista, nella convinzione di certi valori eterni dell’arte e dell’utopia di ogni avanguardia.
Nella primavera dello stesso anno è nuovamente a [[Montecatini Terme|Montecatini]] dove, insieme al '''sindaco Marchetti''', organizza il Premio di Pittura “ Montecatini, forse il primo premio di pittura organizzato in Italia nel dopoguerra.
Lo stesso anno tiene inoltre la sua prima personale presso la '''Libreria “Ariel”''' di Montecatini, composta soprattutto da paesaggi, con la presentazione in catalogo di '''Alfiero Cappellini'''.
=== Anni ’50-’80 ===
Nel '''1950''' dopo aver esposto alla '''XXV [[Biennale di Venezia''']], vince il Primo Premio di Pittura “Bagni di Lucca” avendo così modo di conoscere [[Carlo Carrà]] che era il presidente di giuria della manifestazione.
Inizia inoltre a farsi conoscere nell’ambiente culturale fiorentino, finché nel '''1955,''' conosce '''[[Ottone Rosai''']] e frequentando il suo studio di via degli Artisti gli permette di stringere rapporti di amicizia con '''[[Ugo Capocchini''']], '''[[Mario Marcucci''']], '''[[Nino Tirinnanzi''']], '''Enzo Pregno''', nonché i principali esponenti della critica di quel periodo tra cui '''[[Carlo Ludovico Raggianti'''Ragghianti]] e '''Pier Carlo Santini'''.
Poco interessato ai movimenti avanguardisti che difatti in quel tempo agitavano gli artisti italiani, Scatizzi però più che il desiderio di estendere i propri personali confini dell’arte cerca di conoscerli meglio.
Nello stesso anno si trasferisce a [[Firenze]] in una vecchia mansarda in '''Via de’ Federighi 3''', da cui però aveva una meravigliosa vista sui tetti di Firenze, divenendo per lui una naturale ispirazione per innumerevoli vedute.
Espone nel '''1962''' per la prima volta alla Galleria “L’Indiano” di Firenze le '''“Terre Volterrane”''', composta da 25 dipinti, mai presenti finora nelle precedenti mostre, con il testo introduttivo del catalogo di '''Mario Bergomi'''. Queste '''“Terre volterrane”''' rappresentano l’avvicinamento assolutamente personale e anticonformista alle poetiche dell’informale di quegli anni, determinanti in tutta la cultura sia europea che americana. La particolarità delle '''“Terre”''' è insita proprio nel modo in cui esse vengono eseguite da Scatizzi, il quale si pone in modo assolutamente anomalo rispetto alla tela, che veniva posta orizzontalmente sul pavimento ed intorno ad essa il pittore plasmava la materia pittorica da lui usata in ampie quantità. Questa parentesi sembra concludersi intorno al '''1969''', quella struggente contemplazione delle '''“Terre”''', quel paesaggio volterrano tanto amato e rivissuto nella memoria. Quell’apparente quiete si oscura in alcuni dipinti tenebrosi e la spatola, lenta, striscia e si ispessisce in grumi densi ed improvvisi bagliori. Sulla tela si riaffacciano gli antichi oggetti, come consegnati ad una nuova vita appena vissuta e suggerita come un’impronta.
L’ardente materia che intride le cose lascia striature accese di rossi, verdi, gialli, la tensione si stempera in una morbidezza pittorica che il magma, inciso in un profondo, non annulla ma esalta.
Uno dei riconoscimenti che più hanno inorgoglito Scatizzi durante la sua vita è stata la vittoria del '''XVIII Premio Internazionale del Fiorino''' e della Città di Firenze del '''1967'''. In questo stesso anno lascerà inoltre la mansarda di Via de’ Federighi per trasferirsi così in '''Via Maggio''', dove poi vivrà il resto della sua vita.
Nel '''1976''' viene organizzata una vasta antologica presso l{{'}}'''[[Accademia di Bellebelle Artiarti di Carrara''']] curata da '''Pier Carlo Santini''' dove vengono esposte opere fino ad allora inedite. Per la prima volta vengono esposte carte eseguite con varie tecniche, fogli che mostrano la ricchezza di umori pittorici dallo straordinario potere evocativo. '''[[Raffaele Monti''']] in seguito definirà queste “cose” di Scatizzi “uno dei più liberi ed alti diari della pittura dei nostri anni”.
=== Le tre grandi mostre ===
Tra il '''1997''' e il '''1998''' si svolge la prima grande mostra di Sergio Scatizzi presso la '''[[Galleria d’Arted'Arte Moderna''' di '''Palazzo Pitti''']] di Firenze '''“Sergio Scatizzi: Gli anni dell’Informale”''' con presentazione in catalogo di '''[[Antonio Paolucci''']], '''Carlo Sisi''', '''Franco Zabagli''', '''[[Raffaele Monti''']] e '''Carlo Falciani'''. Uno dei maggiori riconoscimenti a cui un pittore fiorentino potesse ambire dopo la già citata vittoria del Fiorino e la monografica della Strozzina del 1982.
Del '''2006''' è la mostra '''“Sergio Scatizzi: Immagini”''' presso il '''Salone delle Reali Poste''' della '''Galleria degli Uffizi''' il cui catalogo ha visto la presentazione di '''[[Antonio Paolucci''']], '''Ornella Casazza''' e '''[[Raffaele Monti''']]. Questa mostra ha segnato non solo un traguardo importantissimo per la carriera artistica di Scatizzi, già costellata di importanti successi, ma addirittura un precedente per gli eventi futuri degli stessi Uffizi, in quanto si è trattata della prima mostra di un artista vivente.
L’ultimo grande evento si ha nel '''2009''', con la seconda personale presso la '''[[Galleria d’arte moderna''d'Arte Moderna di '''Palazzo Pitti''']], nel Quartiere d’Inverno, dal titolo '''“Il Barocco informale di Sergio Scatizzi”''' con la presentazione nel catalogo di '''[[Cristina Acidini''']], '''Giuseppe Cantelli''' e '''Simonella Condemi'''. Per la prima volta si indaga Scatizzi non solo per il suo approccio alla pittura ma anche per il suo affamato collezionismo, soprattutto di dipinti di artisti fiorentini del seicento[[Seicento]], oltre all’oggettistica e opere di contemporanei, e come questi abbiano dialogato con lui nel corso della sua lunga carriera artistica.
Pochi giorni dopo la conclusione di quest’ultima mostra, il maestro, ormai appagato nel vedere compiuto il suo ultimo sogno divenuto realtà, cessa di vivere il 1º dicembre 2009. Le sue ceneri riposano a [[Montecatini Terme]] presso la tomba di famiglia.
== Opere ==
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