Max Stirner: differenze tra le versioni

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{{citazione|Una volta, quando mio marito era uscito, [Nietzsche] si intrattenne un attimo con me e fece il nome di due tipi originali, che lo stavano occupando e nei cui scritti coglieva un'affinità con se stesso. Come sempre quando acquistava consapevolezza di relazioni interiori, era su di morale e felice. [...] "Stirner [...] quello sì!" E comparve un tratto solenne sul suo viso. Mentre osservavo con apprensione quel suo atteggiamento, questo si mutò nuovamente, egli fece con la mano un movimento come per scacciare qualcosa, difensivo, e mi sussurrò: "Ora Ve l'ho pure detto, ma non volevo parlarne. Lo dimentichi di nuovo. Si parlerà di un plagio, ma Voi non lo farete, lo so".<ref name=laska2/><ref name=bern>Carl Albrecht Bernoulli, ''Franz Overbeck und Friedrich Nietzsche'', Eine Freundschaft, Jena, 1908, cit. in Safranski R., ''Nietzsche. Biografia di un pensiero'', Milano, 2001.</ref>|riportato da Bernd Laska}}
 
Sempre secondo le medesime testimonianze Nietzsche avrebbe definito l'opera di Stirner come «la più temeraria e [[Consequenzialismo|consequenziale]] dai tempi di [[Thomas Hobbes|Hobbes]]». Nietzsche intravide ne ''L'Unico e la sua proprietà'' un nucleo su cui costruire il proprio nichilismo attivo e da Stirner trasse spunti in particolare per ''[[Il crepuscolo degli idoli]]''.<ref name=bern/> Nella prefazione all'edizione [[Adelphi]] [[Roberto Calasso]] definisce così il testo di Stirner: «la vera "filosofia del martello", che Nietzsche non sarebbe mai riuscito a praticare, perché troppo irrimediabilmente educato, si compie nelle brevi, tempestanti, offensive frasi che compongono l'Unico».
 
=== Nella cultura di massa ===