Quattro giornate di Napoli: differenze tra le versioni
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Al terzo giorno di feroci scontri per le vie di Napoli, l'organizzazione dell'insurrezione rimaneva ancora lasciata ai singoli capipopolo di quartiere, mancando del tutto i contatti con le ancora embrionali forze strutturate dell'[[antifascismo]] come il Fronte Nazionale (diretta emanazione del [[CLN]]) costituitosi a Roma solo quindici giorni prima e ancora privo di qualsiasi contatto significativo.
Andavano intanto emergendo figure locali che si distinsero nelle operazioni nei vari quartieri della città, tra le donne (le prime a insorgere già dal 23 settembre) si ricorda [[Maddalena Cerasuolo]]. Nel quartiere San Giovanni invece diedero coraggiosamente battaglia i cosiddetti "[[Femminiello|femminielli]]". Tra coloro che presero il comando, il professore Antonio Tarsia in Curia ([[Vomero]]), il tenente colonnello Ermete Bonomi (Materdei), in collaborazione con il comandante di distaccamento Carlo Cerasuolo, padre di [[Maddalena Cerasuolo|Maddalena]], il capitano Carmine Musella (Avvocata), Carlo Bianco, il medico [[Aurelio Spoto]] (Capodimonte), il capitano Stefano Fadda ([[Chiaia]]), il capitano Francesco Cibarelli, Amedeo Manzo, Francesco Bilardo (Duomo), Gennaro Zenga (Corso Garibaldi), il maggiore Francesco Amicarelli (piazza Mazzini), il capitano Mario Orbitello ([[Montecalvario]]), il maggiore Salvatore Amato (Museo), il tenente Alberto Agresti (via Caracciolo, Posillipo), Raffaele Viglione (via Sant'Anastasio) e l'impiegato Tito Murolo (Vasto); mentre tra i giovani si distinse Adolfo Pansini<ref>Adolfo Pansini non aveva ancora diciassette anni quando iniziò la pubblicazione di un giornaletto antifascista, a cui collaborarono pochi coraggiosi amici. Scoperti dopo circa un anno, i ragazzi pagarono con otto mesi di carcere. Il 30 settembre Adolfo Pansini, unitosi al gruppo di Enzo Stimolo, partecipò all'assalto allo stadio vomerese (oggi "[[Stadio Arturo Collana|Arturo Collana]]"). Adolfo e un altro partigiano tagliarono i cavi telefonici che correvano lungo la masseria Pezzalonga per impedire alle truppe naziste di chiamare rinforzi. In seguito, insieme ad altri partigiani, riuscì a liberare i prigionieri nello stadio, sacrificando la propria vita. {{Cita web |url=http://win.liceopansini.it/adolfopansiniinediti.htm |titolo=Copia archiviata |accesso=27 settembre 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071102154421/http://win.liceopansini.it/adolfopansiniinediti.htm |urlmorto=sì }}</ref>, studente del liceo vomerese Sannazaro.
Nella piazza Giuseppe Mazzini, presso l'edificio Scolastico «[[Vincenzo Cuoco]]», i tedeschi attaccarono in forze e non più di 50 ribelli tentarono strenuamente di opporsi ma dovettero subire il pesante bilancio di 12 morti e oltre 15 feriti.
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