Carrosio: differenze tra le versioni

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Presente già diversi secoli prima di Cristo tra gli insediamenti liguri “di montagna” e al centro di una fitta rete di scambi con quelli “di mare” (documentata dalla “Tavola di bronzo del [[Polcevera]]” del 117 a.C. oggi esposta a Isosecco), fu distrutto dal console [[Lucio Emilio Paolo (console 219 a.C.)|Lucio Emilio Paolo]] poco prima del 200 a.C. e i suoi abitanti in gran parte deportati o dispersi.
=== L’insediamento di Meo ===
Questi ultimi si rifugiarono sulle colline circostanti, ricostruendo il villaggio nella località ancora oggi nota come “Meo” (poiché i suoi abitanti erano soliti ripetere la frase ''Carystum pagus '''meus''''', ossia “Carrosio paese mio"). Dopo il X secolo d.C. ebbe inizio la ridiscesa degli abitanti per riformare il vecchio insediamento, complice il rischio sempre maggiore di frane: ancora oggi Meo è infatti una collinetta a forma di cono spezzato che si erge solitaria al centro di una depressione nella quale convergono i torrenti che scendono dai colli vicini, e nessuna traccia rimane ormai di quello che fu il villaggio che vi sorse sopra: l’unica costruzione ivi presente è la Chiesetta di Santa Maria dell’Ascensione, ricostruita nel [[1914]] su uno spuntone che resiste tenacemente all’erosione secolare e a cui tradizionalmente i carrosiani si recano il giorno dell’Ascensione per consumare un pic-nic nel prato dopo la Santa Messa<ref>{{Cita libro|autore=Roberto Benso|titolo=Carrosio - Il mito e la realtà|anno=1976|capitolo=1-3}}</ref>.
=== Il ritorno all’antico insediamento ===
Il nome '''''Carroxium''''' appare, per la prima volta, in un documento del [[1144]]. Nel [[1185]], invece, con sentenza promulgata dall’Imperatore [[Federico Barbarossa|Federico II]], la strada tra [[Voltaggio (Italia)|Voltaggio]] e [[Gavi]] (transitante quindi per Carrosio) fu dichiarata libera ai mercanti d’Italia.