Arche scaligere: differenze tra le versioni
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Le '''arche scaligere''', situate nel cuore del [[Città Antica|centro storico]] di [[Verona]], a fianco della [[chiesa di Santa Maria Antica]] e a pochi metri dalla [[Piazza dei Signori (Verona)|piazza dei Signori]], sono un monumentale complesso funerario in [[stile gotico]] della famiglia degli [[Scaligeri]], destinate a contenere le arche (o [[tomba|tombe]]) di alcuni illustri rappresentanti della casata, tra cui quella del più grande Signore di Verona, [[Cangrande]], a cui [[Dante]] dedicò il ''[[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]''. Lo storico francese [[Georges Duby]] nel suo ''L'Europa del medioevo'' ha definito le arche «uno dei più insigni e significativi monumenti dell'arte gotica».
[[File:Particolare arche scaligere.JPG|thumb|Dettaglio del cancello con lo stemma scaligero]]▼
== Storia ==
▲[[File:Particolare arche scaligere.JPG|
Probabilmente già a partire dal XII secolo, o comunque almeno dal XIII secolo, il cimitero della [[chiesa di Santa Maria Antica]] divenne luogo di sepoltura di tutti i rami della [[Della Scala|famiglia scaligera]]; il primo vero e proprio monumento funebre realizzato fu quello di [[Mastino I della Scala]], morto nel 1277, di cui rimane però solamente il sarcofago, caratterizzato da una forma arcaica "ravennate" tipica delle tombe monumentali scaligere del periodo più antico. Questo sarcofago in origine doveva essere l'elemento principale di una "tomba a muro" protetta da un'[[edicola]], situata sul fianco dell'ingresso laterale alla chiesa di Santa Maria Antica, tuttavia l'edicola stessa venne smontata intorno alla fine del XVIII secolo. All'inizio del XIV secolo seguì la realizzazione di altri tre sarcofaghi: quello di [[Alberto I della Scala|Alberto I]] (morto nel 1301), di [[Bartolomeo I della Scala|Bartolomeo I]] (1304) e infine quello di [[Alboino della Scala|Alboino]] (1311). Questi, senza edicola e situati allineati lungo il muro esterno della chiesa, di fianco al monumento a Mastino I, erano stati concepiti come sepolcri per l'intera famiglia, da realizzarsi in serie, e non destinati alla singola persona.<ref>{{Cita|Seiler|p. 126}}.</ref>
[[Immagine:Eduard Gerhardt Scaliger-Gräber in Verona.jpg|miniatura|sinistra|verticale|La tomba di Cangrande in un dipinto ottocentesco di Eduard Gerhardt]]▼
Morto nel 1329 il più noto dei signori di Verona, [[Cangrande I della Scala]], probabilmente già entro l'anno successivo venne eretto il monumento funebre in suo onore sopra l'entrata laterale della chiesetta, in parte diverso rispetto a come appare oggi: il tetto piramidale sormontato dalla statua equestre e il sarcofago con la figura giacente del cavaliere sono infatti aggiunte successive. Sembra invece che l'originale sarcofago che conteneva le spoglie di Cangrande fosse un altro, che è stato individuato in un sarcofago lavorato in rilievo ancora oggi presente all'interno del recinto del cimitero scaligero. La prima versione del monumento meglio si inserisce nella tradizionale locale, con un'[[edicola]] [[Architettura romanica|romanica]] caratterizzata da una copertura a [[volta a botte]] e [[archi a tutto sesto]] che furono successivamente sostituiti da una con copertura a [[volta a crociera]] [[Costolone|costolonata]] e [[archi a sesto acuto]] trilobati; una seconda versione in [[Architettura gotica|stile gotico]] quindi, che aveva un precedente nella tomba di Dussaini, collocata lungo il muro perimetrale della [[Chiesa di San Pietro Martire (Verona, Città Antica)|chiesa di San Pietro Martire]], e nell'arca di Castelbarco, situata tra la stessa chiesa e la [[basilica di Santa Anastasia]]. Il sarcofago originale, che come già detto si trova ancora all'interno del cimitero, rispetto a quelli precedenti della famiglia presenta degli elementi figurativi, mantenendo però la forma ravennate: questi elementi in rilievo presentano delle caratteristiche che lo fanno identificare come opera di [[scultura romanica]] con alcune influenze [[Arte bizantina|bizantine]].<ref>{{Cita|Seiler|p. 126 e p. 130}}.</ref>
▲[[Immagine:Eduard Gerhardt Scaliger-Gräber in Verona.jpg|miniatura|sinistra|verticale|La tomba di Cangrande in un dipinto ottocentesco di Eduard Gerhardt]]
Dopo la conquista dell'intera [[marca trevigiana]] da parte di Cangrande, il successore [[Mastino II della Scala|Mastino II]] ampliò ancor di più i domini di Verona impadronendosi di [[Brescia]], [[Parma]] e [[Lucca]], pertanto la signoria scaligera raggiunse la sua massima espansione territoriale. Visto l'ampio potere conseguito, Mastino II ebbe la possibilità di aumentare la sua attività di [[Mecenatismo|mecenate]]: tra le opere che finanziò vi fu la ristrutturazione del cimitero di Santa Maria Antica, che sarebbe dovuto divenire un elegante complesso gotico il cui fine doveva essere quello di glorificare la famiglia scaligera. Il progetto, affidato al cosiddetto "maestro delle arche scaligere", determinò il rinnovamento del monumento funebre di Cangrande, che assunse così l'aspetto che ancora oggi lo caratterizza, la realizzazione della recinzione del cimitero, coronata da statue, e la realizzazione dell'arca per Mastino II stesso. Il maestro risolse in modo audace l'incarico che gli fu assegnato, fondendo nella sua opera elementi iconografici e formali sia locali che stranieri, derivati in particolare dalla Germania meridionale, e rinnovando la tradizionale locale delle tombe romaniche grazie all'utilizzo di sculture in rilievo, di figure a tutto tondo, di [[frontoni]] a [[ghimberga]] e [[pinnacoli]].<ref>{{Cita|Seiler|p. 132}}.</ref>
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[[File:Anton Brioschi Scagliergräber in Verona.jpg|miniatura|Raffigurazione della arche in un dipinto di Anton Brioschi di inizio Novecento]]
L'ultima delle arche monumentali ad essere edificata fu quella di [[Cansignorio della Scala|Cansignorio]]: il suo governo, terminato con la sua morte nel 1375, fu caratterizzato da delitti e congiure, tuttavia anche lui volle lasciare in sua memoria un sepolcro monumentale, commissionato ad uno dei più illustri scultori del tempo, [[Bonino da Campione]], che iniziò l'opera nel 1364, quando il signore veronese era ancora in vita. Cansignorio spese la considerevole cifra di diecimila fiorini, ottenendone in cambio l'arca con l'apparato decorativo più complesso e sontuoso.<ref name=Arche>{{cita web|url=https://www.finestresullarte.info/viaggi-e-tour/arche-scaligere-verona-complesso-monumentale|titolo=Le arche scaligere: l'imponente e maestoso mausoleo dei signori di Verona|accesso=1° gennaio 2024|urlarchivio=https://archive.today/20201006071150/https://www.finestresullarte.info/viaggi-e-tour/arche-scaligere-verona-complesso-monumentale|urlmorto=no}}</ref>
Intorno alla fine del XVI secolo il monumento cominciò a mostrare problemi relativi alla sua conservazione, tema che nel corso dei secoli successivi emerse più volte e quindi periodicamente riproposto ai politici locali. Un primo intervento di restauro sull'arca di Mastino venne effettuato solamente nel 1786, mentre a partire dal 1838, con la spinta data della visita in città dell'imperatore [[Ferdinando I d'Austria|Ferdinando I]], si decise di ampliare l'intervento coinvolgendo l'intero complesso monumentale.<ref>''Notiziario della Banca Popolare di Verona'', Verona, 1988, n. 3.</ref>
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