Logica trascendentale: differenze tra le versioni
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*un'esposizione sistematica, contenuta nella sezione terza<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 187-212|Colli}}.</ref>.
La versione preparatoria analizza in dettaglio le facoltà conoscitive del soggetto, muovendo dal senso, passando poi all'immaginazione e concludendo con l'appercezione. Il tema fondamentale è quello dell'unità delle rappresentazioni nel [[tempo]], quindi della sintesi (unificazione) del molteplice temporale. L'esposizione sistematica rovescia la direzione dell'esposizione, muovendo dall'unità trascendentale dell'appercezione come fondamento della connessione di rappresentazioni complesse.<ref name=gardner90/>
Nelle pagine che seguono all'introduzione della tavola dei giudizi, Kant aveva osservato che "la spontaneità del nostro pensiero [...] esige che questo molteplice sia dapprima in certo modo dominato (''durchgegangen''), raccolto (''aufgenommen'') e collegato (''verbunden''), perché si possa trarne una conoscenza. Questo atto, io lo chiamo sintesi"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 130|Colli}}.</ref>. Il prodotto di una tal sintesi è una conoscenza "ancora rozza e confusa". È l'analisi operata dall'intelletto che riporta a concetti il molteplice dato (empiricamente o ''a priori''). Nota poi Kant, anticipando il tema dell'immaginazione, che "la sintesi in generale [...] è l'effetto della capacità di immaginazione, di una cieca, ma indispensabile funzione dell'anima, senza la quale non avremmo assolutamente mai una conoscenza"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 131|Colli}}.</ref>. Più specificamente, le condizioni di possibilità di ogni esperienza possono essere distinte (tanto per un uso empirico, quanto per un uso trascendentale, relativo alla sola forma) in tre tipi (descritti ora nella prima edizione della deduzione trascendentale<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 149-150|Colli}}.</ref>); già nell'intuizione, infatti, viene operata una sintesi (che Kant chiama "sinossi"), mentre l'immaginazione è una facoltà intermedia tra la sinossi e l'unificazione per concetti. I tre tipi sono:
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Centrali nella prima edizione della deduzione trascendentale sono i tre tipi di sintesi del molteplice connessi alle tre fonti ([[Senso (fisiologia)|senso]], capacità di [[immaginazione]], [[appercezione]]). Come osserva [[Herbert James Paton|Paton]], non si tratta di fasi distinte di un processo, ma dello stesso processo descritto in modi diversi. La deduzione è condotta sostenendo che la sinossi comprende la sintesi della riproduzione nell'immaginazione e questa, a sua volta, implica la sintesi della ricognizione nel concetto. Solo alla fine, Kant introduce l'[[Io penso]] (o "unità trascendentale dell'appercezione") come condizione dell'intero processo.<ref>{{cita|Buroker|pp. 107-108}}.</ref> Un'altra importante premessa a tutta la teoria della sintesi del molteplice è la seguente: "anche le nostre più pure intuizioni ''a priori'' non ci forniscono alcuna conoscenza, se non in quanto contengano una congiunzione del molteplice"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 164|Colli}}.</ref>.
Le intuizioni (immediate e singolari) sono date nel tempo. Poiché tutte le rappresentazioni sono soggette alla condizione del tempo e poiché può dirsi conoscenza solo una rappresentazione che sia complessa (che sia cioè un complesso di rappresentazioni), deve sussistere un processo di unificazione del molteplice, appreso in successione temporale. La sintesi dell'apprensione nell'intuizione (o "sinossi") è questa unificazione. Di ogni complesso di dati appreso istantaneamente (cioè senza successione temporale) non si potrebbero riconoscere le parti.<ref name=buroker108>{{cita|Buroker|p. 108}}.</ref><ref name=guyer130>{{cita|Guyer|p. 130}}.</ref>
{{citazione|Ogni intuizione contiene in sé un molteplice, che non potrebbe tuttavia venir rappresentato come tale, se l'animo non distinguesse il tempo nel susseguirsi delle impressioni. In quanto contenuta in un solo istante, difatti, ogni rappresentazione non potrà mai essere altro se non un'unità assoluta. Ora, perché da questo molteplice possa sorgere l'unità dell'intuizione (come ad esempio nella rappresentazione dello spazio), è anzitutto necessario percorrere la molteplicità, ed in seguito bisogna raccoglierla assieme (''die Zusammennehmung desselben nothwendig'') [...].<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 159-160|Colli}}.</ref>}}
La produzione spontanea di una rappresentazione che sia conoscenza (che sia cioè complessa, ma anche unificata) implica la capacità di apprendere le sue parti in successione temporale e di unificarle poi in un tutto.<ref name=buroker108/>
Kant passa poi a spiegare il ruolo dell'[[immaginazione]], che consiste nel riprodurre le parti discriminate nel tempo dell'oggetto appreso. Per mantenere l'unità della rappresentazione, l'immaginazione deve riprodurre (cioè richiamare) le parti apprese in precedenza.<ref name=guyer130/> Scrive Kant:
{{citazione|[...] se col pensiero io traccio una linea, o se voglio pensare il tempo che intercorre fra un mezzogiorno e l'altro, oppure se voglio semplicemente rappresentarmi un certo numero, è evidente che anzitutto io devo necessariamente afferrare nel pensiero queste molteplici rappresentazioni una dopo l'altra. Se invece il mio pensiero perdesse sempre le rappresentazioni precedenti (le prime parti della linea, le parti precedenti del tempo, oppure le unità rappresentate successivamente), e se io non le riproducessi mentre procedo verso le rappresentazioni seguenti, in tal caso non potrebbe mai sorgere una rappresentazione completa [...].<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|pp. 164-165|Colli}}.</ref>}}
Così parafrasa Buroker:
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La sintesi della ricognizione nel concetto è presentata con queste parole:
{{citazione|Senza la coscienza che ciò che pensiamo è precisamente lo stesso di ciò che pensavamo un istante prima, ogni riproduzione nella serie delle rappresentazioni risulterebbe vana.<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 166|Colli}}.</ref>}}
Secondo Kant, solo la coscienza può garantire unità alle riproduzioni effettuate con l'immaginazione. Senza questa unità, ogni rappresentazione si presenterebbe come nuova "ed il molteplice di essa non costituirebbe mai un tutto, poiché mancherebbe dell'unità, che soltanto la coscienza può procurargli"<ref name=colli167>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 167|Colli}}.</ref>. Quest'ultima sintesi, dunque, serve a connettere (tramite un concetto) le rappresentazioni di un singolo oggetto in quanto tali.<ref name=guyer130/> Le cose stanno allo stesso modo per il concetto di [[numero]]. "Tale concetto", osserva Kant, "consiste unicamente nella coscienza di questa unità della sintesi"<ref name=colli167/>. È qui richiesto l'uso dei concetti, perché riconoscere qualcosa come la stessa che si è appresa in precedenza è possibile solo in vista di una comune predicabilità.<ref name=buroker110/> Questa comune predicabilità può consistere nel fatto che l'oggetto A e l'oggetto B sono lo stesso oggetto in tempi diversi o hanno qualche altro genere di legame concettuale (come appartenere ad una stessa specie o essere in rapporto di [[causa ed effetto]]). Senza la sintesi della ricognizione nel concetto, B sarebbe sempre una rappresentazione staccata da A, nuova: A e B non potrebbero mai rappresentare un insieme.<ref>{{cita|Burnham e Young|p. 78}}.</ref>
Il resto delle argomentazioni, che intendono condurre all'idea che l'[[Io penso]] sia coscienza dell'unità della sintesi del molteplice, sono quelle peggio organizzate dal punto di vista testuale.<ref>{{cita|Buroker|p. 111}}.</ref> Il riferimento alla coscienza (''Bewußtsein'') non è qui ancora completamente sviluppato, ma il punto è che, sempre in riferimento al numero, non è solo importante la coscienza degli elementi del conteggio (i singoli [[numeri interi]]), ma anche la coscienza che il soggetto stesso, chi conta, permane. Inizia qui un sempre più significativo riferimento alla coscienza di sé, all'unità della coscienza. Tale unità è condizione della conoscenza, per quanto tale coscienza "[possa] spesso essere assai debole (''schwach'')"<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 168|Colli}}.</ref>.<ref>{{cita|Burnham e Young|p. 79}}.</ref>
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