Apollo sauroctono: differenze tra le versioni

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[[File:Apollo Sauroktonos Louvre Ma441 n02.jpg|thumb|Dettaglio della testa]]
L<nowiki>'</nowiki>'''''Apollo Sauroctono''''' (dal [[Lingua greca|greco]], ''σαυροκτόνος'', "uccisore del rettile") è una [[scultura]] [[bronzo|bronzea]], attribuita convenzionalmente a [[Prassitele]]. In epoca romana, ne furono tratte numerose copie marmoree oggi visibili nei principali musei del mondo.
 
==Storia==
La statua significava forse il ruolo protettivo di [[Apollo]],; nella mano destra il dio doveva reggere una freccia con cui si apprestava a colpire la lucertola, simbolo della malattia, dell'epidemia e del contagio, che si sta arrampicando sul tronco dell'albero<ref>[[Stefania Ratto]]. ''Grecia''. Milano, Mondadori Electa, 2006, p. 103</ref>.
 
Dell'opera si conoscono varie repliche, oltre a quella del Louvre, di provenienza [[Borghese (famiglia)|Borghese]]: tra le migliori uno al [[Museo Pio-Clementino]] (inv. 750) e una bronzea al [[Cleveland Museum of Art]] (inv. 2004-30), che alcuni hanno anche ipotizzato essere l'originale prassitelico.
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==Descrizione e stile==
[[File:Apollo Sauroktonos attributed to Praxiteles (front).JPG|thumb|Apollo Sauroctonos, attribuito a Prassitele, 350 a.C., bronzo, 150 x 50.3 x 66.8 cm, Stati Uniti, [[Cleveland Museum of Art]]]]
[[Apollo]] è raffigurato come [[efebo]]: ancora giovanetto, nudo e dalle membra molli, acerbe, quasi femminile, si appoggia con morbido abbandono ada un tronco d'albero (necessario per reggere la statua). Il piede sinistro, accostato al tallone destro, fa sì che la gamba sinistra sia completamente rilassata e quasi disarticolata, accrescendo il senso di grazia del tenero corpo flessuoso. L'impostazione non è più verticale e ferma come nelle opere degli scultori precedenti (si pensi ada esempio al ''[[Doriforo]]'' di [[Policleto]]), ma più dinamica e sbilanciata, in grado di creare linee sinuose.
 
Il giovane dio, dallo sguardo un po' distratto, è colto nell'attimo in cui sta per trafiggere con uno stilo un [[Lacerta bilineata|ramarro]] arrampicatosi sul tronco. È un dio che sta giocando: si tratta quindi di un'attività che nessuno scultore delle età precedenti avrebbe mai pensato di attribuire a un essere divino.
 
Come la realizzazione dell'[[Afrodite cnidia|''Afrodite Cnidia'']] metteva in conto il coinvolgimento diretto dello spettatore, motore dell'azione considerato un evento chiuso in se stesso, suscettibile solo di essere guardato dall'osservatore, che quasi rubava alla divinità un istante di intimità,<ref>{{Cita libro|autore = G. Cricco|titolo = Itinerario nell'arte|anno = 2006|editore = Zanichelli|città = Bologna|autore2 = F.P. Di Teodoro|volume = 1|ISBN = 978-88-08-23012-6}}</ref>
anche nell'''Apollo Sauroctonos'' al riguardante è dato di contemplare la nuova relazione fatta di spazi, di gesti e di sguardi.
 
Dal punto di vista [[Iconologia|iconologico]], può trattarsi di una versione di ''Apollo Alexikakos (Ἀπόλλων Ἀλεξίκακος),'' ovvero protettore dal male. Infatti Apollo era anche dio della luce e, in quanto dispersore di tenebre, difendeva gli uomini da vari pericoli: così agli epiteti ''alexikakos'' e ''apotropaios'' si affiancavano quelli di ''smintheus'' (come difesa dal morso dei topi) e ''parnopios'' (che salva dalle cavallette).<ref>{{Cita web|url=https://artmasko.wordpress.com/2014/02/23/gli-dei-dopo-la-caduta-lapollo-sauroctnos-e-il-segreto-dei-suoi-occhi/|titolo=GLI DEI DOPO LA CADUTA. L’APOLLO SAUROCTONOS E IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI.|autore=mariscot|sito=ArtMaSko - arti visive|data=2014-02-23|lingua=it-IT|accesso=2019-05-01}}</ref>