Maometto: differenze tra le versioni
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=== Rivelazione ===
[[File:Miniatura Maometto.jpg|thumb|left|L'[[arcangelo Gabriele]] riferisce la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura).]]
La tradizione non fornisce molti elementi per poter comprendere la formazione di Maometto, in particolare riguardo a quali influssi culturali e religiosi possa aver subìto. Quello che è certo è che possedesse un'inquietudine spirituale e un'inclinazione religiosa, che lo portavano spesso ad allontanarsi dal caos della quotidianità<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 45.}}</ref>.
Nel 608, Maometto iniziò a fare sogni premonitori, a vedere lampi di luce e a sentire voci, che inizialmente attribuì alla presenza di ''[[jinn]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 42.}}</ref>. Furono proprio questi sogni<ref group=N>È possibile leggere l'interpretazione che la tradizione islamica attribuisce a questi sogni nel ''[[tafsir]]'' di Muhammad Shafir, le ''Maʿārif al-Qurʾān'' (Le conoscenze del Corano).
Questi primi sogni, preannuncianti l'ispirazione divina, indussero Maometto a una pratica spirituale molto intensa, che lo portò anche a isolarsi, talora per giorni, nella caverna sul monte Hira; sogni successivi, invece, avrebbero preannunciato la comparsa di Gabriele. Sia per Maometto sia per le successive generazioni musulmane, i sogni hanno sempre rivestito grande importanza, essendo considerati uno dei canali di comunicazione da parte del divino e indirizzati all'uomo. È pratica comune nelle confraternite sufi esporre i propri sogni allo [[sceicco]], per ottenerne l'interpretazione.</ref> a sospingere sempre più Maometto, benestante e socialmente ben inserito, verso una pratica spirituale molto intensa attraverso l'esecuzione sempre più frequentemente di ritiri spirituali (''tahannuth''), che potevano durare anche un mese. Come altri ''[[ḥanīf]]'', Maometto iniziò a ritirarsi a cadenze regolari in una grotta sul [[Jabal al-Nur|monte Hira]], vicino alla Mecca, per meditare<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 43.}}</ref>.
Secondo la tradizione, nella notte tra il 26 e il 27 del mese di [[Ramadan]] dell'anno [[610]]<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 47.}}</ref>, all'età di circa quarant'anni, gli apparve l'[[arcangelo Gabriele]] (in [[lingua araba|arabo]] ''Jibrīl'' o ''Jabrāʾīl'', ossia "potenza di Dio": da "jabr", potenza, e "Allah"), che lo strinse a sé tre volte e si rivolse a lui con le seguenti parole:
{{citazione|(1) Leggi, in nome del tuo Signore, che ha creato, (2) ha creato l'uomo da un grumo di sangue! (3) Leggi! Ché il tuo Signore è il Generosissimo, (4) Colui che ha insegnato l’uso del calamo, (5) ha insegnato all'uomo quello che non sapeva<ref group=N>[[Sūra]] XCVI:1-5. Salvo l'imperativo iniziale, si è seguita la versione de ''Il Corano'', introd., trad. e commento di [[Alessandro Bausani]], Firenze, Sansoni, 1961 e succ. ediz. La traduzione [[Alessandro Bausani|bausaniana]] riporta "Grida", malgrado ''iqrāʾ'' significhi più propriamente "recita salmodiando" pur essendo logico che per poter recitare si debba preliminarmente leggere, non essendo noto il contenuto del brano da recitare
Non gli fu facile accettare tale notizia. A convincerlo della realtà di quanto accadutogli, provvide innanzi tutti sua moglie che credette senza esitazione a ciò che Maometto le aveva detto, divenendo il primo essere umano a convertirsi<ref name="Lo Jacono 47">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 47.}}</ref>. Per tranquillizzarlo ulteriormente, Khadīja lo fece parlare con [[Waraqa ibn Nawfal]]<ref name="Lo Jacono 47"/>, cugino di lei, che le fonti islamiche indicano come [[Cristianesimo|cristiano]] ma che poteva anche essere uno di quei monoteisti [[arabi]] (''ḥanīf'') che non si riferivano a una specifica struttura religiosa organizzata.<ref>Barnaby Rogerson, ''The Prophet Muhammad. A Biography'', Mahwah, NJ, HiddenSpring, 2003, ISBN 1-58768-029-7, p. 77.</ref> La tradizione riporta un dialogo avvenuto fra Waraqa, interpellato da Khadīja per la sua vasta cultura, e Maometto:
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