Germano Nicolini: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
=== La formazione e la partecipazione alla guerra di Resistenza ===
Germano Nicolini nacque a [[Fabbrico]], nella [[provincia di Reggio nell'Emilia]], il 26 novembre 1919,<ref name=medagliaargento>{{cita web|url=http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario;jsessionid=7A8OZhtZKJmZxZU2IBwTsw__.ntc-as4-guri2b?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1997-07-08&atto.codiceRedazionale=097A5343&elenco30giorni=false|titolo=Ricompensa al valore militare per attività partigiana|editore=[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]]|data=8 luglio 1997|accesso=9 ottobre 2016}}</ref> da una numerosa famiglia contadina di formazione [[Cattolicesimo|cattolica]]. Iniziò, ma poi interruppe per malattia, gli studi classici presso il [[liceo statale Rinaldo Corso]] di [[Correggio (Italia)|Correggio]]<ref>{{Cita libro|autore=Germano Nicolini|autore2=Massimo Storchi|titolo=Noi sognavamo un mondo diverso: Le speranze del comandante Diavolo|annooriginale=2013|editore=Imprimatur|ISBN=978-8897949107}}</ref>, conseguendo in seguito un diploma in ragioneria e iscrivendosi quindi all'[[Università commerciale Luigi Bocconi]] di Milano. Durante la [[seconda guerra mondiale]] divenne ufficiale del 3º Reggimento carri.<ref name=anpi/>
Fatto prigioniero l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] dai tedeschi nei pressi di [[Tivoli]], dove l'unità carrista era stata distaccata nella difesa di [[Roma]], riuscì a darsi alla fuga<ref name=ilgiornale/> e a rientrare in [[Emilia]], dove confluì nella [[Resistenza italiana]] diventando comandante del terzo battaglione della [[77ª Brigata SAP "Fratelli Manfredi"]]<ref name=anpi/><ref name=gazzettareggio/>, composto da 900 uomini<ref name=vanityfair/>. Durante questo periodo acquisì i soprannomi di ''Demos'', poi ''Giorgio'' e infine ''Diavolo'',<ref name=anpi/> datogli per una fuga rocambolesca dai tedeschi<ref name=referendum/><ref name=ilgiornale/><ref name=repubblica91>{{Cita news|autore=Pietro Visconti|url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/09/11/ho-ucciso-io-don-pessina.html|titolo = "Ho ucciso io don Pessina" |pubblicazione = [[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]] |data = 11 settembre 1991|accesso = 24 ottobre 2016 |urlmorto = no }}</ref>; egli stesso ha in seguito raccontato: «Ero in bicicletta, disarmato, in una zona che credevo sicura. I tedeschi sbucarono da un argine. Mi buttai giù e corsi zigzagando tra gli alberi, mentre quelli sparavano all'impazzata. Da una finestra due sorelle, nostre staffette, esclamarono: "''L'è propria al dievel''"<ref>Traducibile dal [[dialetto reggiano]] come: "È proprio il diavolo".</ref>».
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[[Categoria:Sindaci di Correggio]]
[[Categoria:Centenari italiani]]
[[Categoria:Studenti del Liceo classico Rinaldo Corso]]
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