Vincenzo Cardarelli: differenze tra le versioni

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Nel gennaio del [[1934]] uscì la prima edizione di sole poesie, ''Giorni in piena''. Nel [[1939]] uscì ''Il cielo sulla città'' presso [[Bompiani]]. Progettò nel frattempo la [[silloge]] critica ''Solitario in Arcadia''. Nel [[1942]] si dedicò alla sistemazione delle ''Poesie'', in vista di una pubblicazione presso Bompiani, che avvenne nello stesso anno, con prefazione di [[Giansiro Ferrata]], dando inizio alla collezione poetica ''Lo Specchio''. Il 21 aprile ricevette il Premio Poesia 1942. XX, dell'[[Accademia d'Italia]].
 
La sua fama resta legata alle numerose poesie e prose autobiografiche di costume e di viaggio, raccolte in ''Prologhi'' (1916), ''Viaggi nel tempo'' (1920), ''Favole e memorie'' (1925), ''Il sole a picco'' (1929), versi e prose con illustrazioni del pittore bolognese [[Giorgio Morandi]], opera vincitrice quell'anno del Premio Bagutta, che lo consacrò alla fama), ''Il cielo sulle città'' (1939), altre prose, sul tema del vagabondaggio lirico fra natura e arte d'Italia, in parte già comparse su ''Il Tevere'', ''Lettere non spedite'' (1946), ''[[Villa Tarantola]]'' (1948, [[Premio Strega]]<ref>{{Cita web|url = https://premiostrega.it/PS/1948-vincenzo-cardarelli/|titolo = 1948, Vincenzo Cardarelli|sito = premiostrega.it|accesso = 9 maggio 2019|dataarchivio = 4 aprile 2019|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20190404172111/https://premiostrega.it/PS/1948-vincenzo-cardarelli/|urlmorto = sì}}</ref>). Fu direttore, dal 1949, della ''[[La Fiera Letteraria|Fiera letteraria]]'' insieme al drammaturgo [[Forlì|forlivese]] [[Diego Fabbri]]. Nel 1954, con ''Viaggio d'un poeta in Russia'', vinse la prima edizione del [[Premio Napoli]]<ref>{{Cita web|url = http://www.premionapoli.it/premio-napoli-di-narrativa-1954-2002/|titolo = Premio Napoli di Narrativa 1954-2002|sito = premionapoli.it|accesso = 16 febbraio 2019}}</ref>.
 
Fu un conversatore brillante ed un letterato polemico e severo, avendo vissuto una vita vagabonda, solitaria (tranne una breve convivenza giovanile con la scrittrice [[Sibilla Aleramo]]<ref>G. A. Cibotto, Introduzione a V. Cardarelli, Lettere d’amore a Sibilla Aleramo</ref>) e di austera e scontrosa dignità. Suoi maestri sono stati [[Charles Baudelaire|Baudelaire]], [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]], [[Giacomo Leopardi|Leopardi]], [[Blaise Pascal|Pascal]], che lo hanno portato ad esprimere le proprie passioni con un senso razionale, senza troppe esaltazioni spirituali, anche se fu apertamente [[Cattolicesimo|cattolico]].<ref>«Dal [[gesuita]] vien fuori il [[giacobino]], non nascerà mai il nuovo italiano. Ben altro è il cattolicesimo che piace a noi, e che sentiamo: più antico, robusto, ingenuo. Non è né europeo, né spagnuolo, ma romano. Risale ai tempi giuridici e ferrei d'[[Ildebrando]], al [[Padre nostro|paternostro]], a quel glorioso [[Registro parrocchiale|registro]] nel quale i parroci cominciarono a tener conto dei nostri nomi, ai secoli d'oro della Chiesa romana». ){{cita libro|autore-capitolo=Vincenzo Cardarelli|capitolo=Parliamo dell'Italia|titolo=Opere|url=https://archive.org/details/isbn_8804188286|città=Milano|editore=Mondadori|anno=1981|p=[https://archive.org/details/isbn_8804188286/page/983 983]}})</ref>