Jane Goodall: differenze tra le versioni

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Jane Goodall è nota soprattutto per la sua ricerca sugli scimpanzé del [[Parco nazionale del Gombe Stream]], che portò a risultati fondamentali nella comprensione del comportamento e dell'apprendimento sociale di questi animali, dei loro processi di pensiero, e della loro [[cultura]].
 
Goodall avviò i suoi studi nel 1960 sulla comunità di scimpanzé Kasakela del Gombe Stream National Park in Tanzania e iniziò subito ad allontanarsi dalle convenzioni tradizionali dell’epoca in quanto, {{sf|pur non interferendo con le attività dei gruppi da lei studiati}}, era solita assegnare dei nomi agli animali nei suoi studi sui primati anziché marcarli con codici alfanumerici come consueto. Così, diede agli scimpanzé dei nomi, come Fifi o David Greybeard, e notò che ognuno aveva personalità uniche e individuali - altra idea non convenzionale a quel tempo: “''non sono solo gli esseri umani ad avere personalità, pensiero razionale ed emozioni come gioia e dolore''”. {{chiarire|La numerazione era una pratica quasi universale all’epoca, si pensava fosse importante rimuovere sé stessi dal potenziale attaccamento emotivo al soggetto studiato|oggi non più?}}.<ref name=":3">{{Cita libro|autore=Jane Goodall|curatore=E. Colombini, F. Frasca|titolo=L'ombra dell'uomo|url=https://books.google.it/books?id=2wzhBQAAQBAJ&hl=it&source=gbs_navlinks_s|edizione=Ed. Italiana 2012|annooriginale=1971|ISBN=9788868261221}}</ref><ref name=":4">{{Cita libro|autore=Jane Goodall|autore2=Phillip Berman|traduttore=L. Sosio|titolo=Le ragioni della speranza|anno=1998|editore=Dalai Editore}}</ref><ref name=":5">{{Cita libro|autore=Jane Goodall|titolo=Il popolo degli scimpanzé: 30 anni di osservazioni nella giungla di Gombe|edizione=Ed. italiana|anno=1991}}</ref>
 
Ella inoltre osservò che il comportamento degli scimpanzé nella comunità includeva anche scambi di abbracci, baci, pacche sulle spalle e anche solletico, ed altre azioni che consideriamo “umane”<ref name=":3" /><ref name=":4" /><ref name=":5" />. Goodall insiste nel sostenere che questi gesti sono evidenza del “''legame prossimo, supportivo, affettivo, che si sviluppa tra membri familiari ed altri individui all’interno di una comunità, che possono persistere nel corso di tutta una vita per oltre 50 anni''”.<ref name=":3" /><ref name=":4" /><ref name=":5" />. Tutti questi studi suggeriscono che le ''similarità tra uomini e scimpanzé'' esistono non solo a livello genetico ma possono essere osservate nell’''emozione'', nell’''intelligenza'', nelle ''relazioni familiari e sociali''.<ref name=":3" /><ref name=":4" /><ref name=":5" />