Alberico Biadene: differenze tra le versioni
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Il 20 luglio 1970, incominciò all'Aquila il [[Corte d'appello|processo d'appello]] e, il 3 ottobre, la sentenza riconobbe la totale colpevolezza di Biadene, che venne riconosciuto colpevole di frana, inondazione e degli omicidi. Il [[Procura generale della Repubblica|procuratore generale]] chiese sedici anni e dieci mesi per tutti e tre i reati, ma venne condannato a sei anni (uno per la frana, due per l'inondazione, tre per gli omicidi), di cui tre condonati.
Dal 15 al 25 marzo 1971, a Roma si svolse il processo di Cassazione e la sentenza della IV sezione penale riconobbe definitivamente Biadene responsabile del disastro, d'inondazione aggravata dalla previsione dell'evento, e degli omicidi. Biadene venne condannato a cinque anni di reclusione (due per il disastro e tre per gli omicidi), di cui tre condonati dall'[[amnistia]] per motivi di salute.<ref>{{cita web|url=http://www.setificio.gov.it/wp-content/uploads/2013/archivio_materiali/biennio_archivio/vajont/def-biad.html|titolo=Alberico Nino Biadene|accesso=19 giugno 2021|dataarchivio=21 aprile 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160421025522/http://www.setificio.gov.it/wp-content/uploads/2013/archivio_materiali/biennio_archivio/vajont/def-biad.html|urlmorto=sì}}</ref>
Prima del giudizio era sicuro della sua condanna, infatti disse: "io ho voluto questa legge" [sulla [[Statalismo|nazionalizzazione]] delle imprese elettriche] "ed è giusto che ne paghi le conseguenze". Biadene era infatti un socialista, e questo schieramento politico è stato da sempre fautore della suddetta legge.<ref>[[Archivio di Stato di Belluno]], ''Le carte del Vajont: dalla diga al processo''.</ref>
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