Testimonium Flavianum: differenze tra le versioni

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La stragrande maggioranza degli studiosi ritiene anche che sia autentico e non un'interpolazione cristiana il riferimento all'imprigionamento e alla morte di [[Giovanni il Battista]].<ref>{{cita|Evans (2006)|pp. 55–58}}; {{cita|Bromiley (1982)|pp. 694–695}}; {{cita|White (2010)| p. 48}}</ref>
 
== Testimoni ==
Giuseppe Flavio redasse tutti i suoi scritti dopo essersi stabilito a Roma nel 71, sotto il patrocinio di Vespasiano. Le copie più antiche risalgono all'XI secolo, ad opera di monaci cristiani.<ref>{{cita|Feldman, Hata (1989)|p. 431}}.</ref>
 
I Giudei non preservarono copie delle opere di Giuseppe Flavio sia perché era considerato un [[Tradimento (reato)|traditore]]<ref>{{cita|Leeming, Osinkina|Leeming (2003)|p. 26}}.</ref> sia perché le sue opere circolavano in greco che era caduto in disuso nella comunità ebraica dopo il periodo in cui visse Flavio.
 
Esistono 120 manoscritti di Giuseppe Flavio di cui 33 risalgono a prima del XV secolo. Circa due terzi risalgono al periodo di [[Comneno]].<ref>{{cita |Baras (1987)|p. 369}}.</ref>
 
Il più antico è l{{'}}''Ambrosianus 370'' (F 128), risalente all'XI secolo e conservato presso la [[Biblioteca Ambrosiana]] di Milano. Esso contiene quasi interamente la seconda metà delle ''Antichità Giudaiche''.<ref>{{cita|Mason (2001)|p. LI}}.</ref>
 
Sono noti anche 170 manoscritti latini dei testi di Flavio Giuseppe, alcuni dei quali risalgono al sesto secolo. Secondo [[Louis Feldman]], la loro comparazione coi manoscritti greci è stata utile a ricostruire i nomi propri e le lacune testuali.<ref>{{cita|Feldman (1984)}}.</ref>
 
== La posizione degli studiosi di fronte al ''Testimonium Flavianum'' ==
Di fronte al ''Testimonium'' la comunità degli studiosi è divisa su tre diverse posizioni:
*La maggioranza degli studiosi lo accetta parzialmente, attribuendo ad interpolatori cristiani alcune affermazioni in esso contenute<ref name=":2">[[Marta Sordi]], ''I cristiani e l'impero romano'', 2004.</ref>. Le posizioni di questi studiosi si possono ulteriormente scomporre come segue:
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Un'obiezione al ''Testimonium Flavianum'' risiederebbe nel fatto che il patriarca di Costantinopoli [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]] ([[820]]-[[893]]), vissuto al tempo di [[Agapio di Ierapoli]], nella sua analisi sull'opera di [[Giuseppe Flavio]] ''[[Antichità Giudaiche]]'' non fa nessuna menzione di Gesù e dei suoi miracoli<ref>J.P. Migne, Patrologie Cursus Completus, Serie Graeca, Tomus CIII. Pfozius Cotantinopolitaus Patriarca</ref>. Tuttavia il documento di [[Fozio di Costantinopoli|Fozio]] ha sollevato presso i critici vari dubbi di interpretazione: in Fozio<ref>PHOTIUS, Biblioteca di Fozio, patriarca di Costantinopoli, Giovanni Silvestri, 1836</ref>, nel capitolo dedicato a [[Giuseppe Flavio]], è menzionato Cristo: “E nel tempo che Erode regnava nacque Cristo dalla Vergine per salvare l'uman genere”<ref>PHOTIUS, Biblioteca di Fozio, patriarca di Costantinopoli, Giovanni Silvestri, 1836, p.318</ref>. Fozio, citando Flavio, accenna alla strage degli innocenti a Betlemme ordita da Erode senza affermare che Giuseppe Flavio non ha parlato di Gesù Cristo. Nel capitolo 33 dedicato a [[Giusto di Tiberiade]]<ref>PHOTIUS, Biblioteca di Fozio, patriarca di Costantinopoli, Giovanni Silvestri, 1836, p.334</ref> però, rimprovera agli scrittori ebrei il loro silenzio “sulla venuta di Gesù Cristo e sui miracoli che egli fece”, avvalorando implicitamente il testimonium flavianum come pervenuto in molti altri scritti dell'antichità. Secondo varie analisi<ref name="Cfr. Zaccaria 1840, p. 166">Zaccaria, Raccolta di dissertazioni di storia ecclesiastica, tipogr. Ferretti, 1840, p. 166</ref> Fozio verosimilmente conosceva il ''Testimonium Flavianum'' almeno in quanto citato da altri (Eusebio, S. Isidoro, Sozomeno), e se avesse avuto sospetti a riguardo della sua autenticità, o una copia di [[Antichità giudaiche]] in cui esso era assente, avrebbe colto l'occasione per renderli manifesti nel capitolo dedicato a Giusto di Tiberiade o in quello su Giuseppe Flavio. Fozio non dice che nessuno scrittore ebreo ha menzionato Gesù, ma dice che l'abitudine a non parlarne è una prassi frequente nella nazione ebraica<ref name="Cfr. Zaccaria 1840, p. 166" />. In tal senso alcuni autori affermano che l'assenza del ''Testimonium'' in Fozio, nella sua analisi di [[Giuseppe Flavio]], ha un peso maggiore della presenza del ''Testimonium'' negli altri codici pervenutici<ref>Heinz Schreckenberg e Kurt Schubert, Jewish Historiography and Iconography in Early and Medieval Christianity, Uitgeverij Van Gorcum, 1992, p. 39</ref><ref>Vedi anche William Hodge Mill, Observations on the attempted application of pantheistic principles to the theory and historic criticism of the Gospel, Volume 1, J. and J. J. Deighton, 1840, p. 345</ref>.
 
=== Le critiche al ''Testimonium Flavianum'' ===
 
Il dibattito sull'autenticità nasce dalla presenza di alcuni passi difficili da conciliare con quanto sappiamo della religiosità dell'autore. Riguardo alle possibili manomissioni delle opere di Giuseppe da parte di copisti cristiani, alcuni studiosi affermano in particolare quanto segue<ref>R.E.van Voorst 'Gesù nelle fonti extrabibliche', pagg. 100ss.</ref>:
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Tra le motivazioni addotte dagli scettici vi è anche la seguente:
 
Sebbene numerosi apologisti cristiani del [[II secolo|II]] e del [[III secolo]], in particolare [[Ireneo]] e [[Tertulliano]], conoscano l'opera di Giuseppe, non citano questo brano, nonostante la sua indubbia utilità. Lo stesso [[Origene]] offre una testimonianza in tal senso. Infatti, Origene scrive per due volte che Giuseppe non crede che Gesù sia il Cristo <ref>Origene, Contro Celso 1.45; Commentaria in Matthaeum 10,17; cfr. anche Contro Celso 2.13</ref>. Questo significa, come minimo, che egli non possiede un testo di Giuseppe contenente l'espressione "egli era il Cristo", o che, al massimo, il testo da lui posseduto non contiene affatto questo brano. Allo stato attuale della ricerca, la testimonianza più antica relativamente a questo brano risale a [[Eusebio di Cesarea]],<ref>Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 1.11</ref> intorno al [[323]] .»<ref>"The ''Testimonium Flavianum'' was first quoted ''verbatim'' by the fourth‐century Christian Eusebius of Caesarea (d. ca. 340)", Alice Whealey, "The Testimonium Flavianum", in Honora Howell Chapman, Zuleika Rodgers (eds.), ''A Companion to Josephus'', Malden (MA), Wiley Blackwell 2016, p. 345.</ref>
 
Secondo la critica, il problema si pone anche nel caso che, a un testo originario, siano state semplicemente apportate delle manomissioni per 'edulcorare' e rendere celebrativa la rappresentazione storica di Gesù. Poiché Origene nel [[250]] circa sembra non conoscere queste possibili interpolazioni, mentre parecchi decenni più tardi esse sono note a Eusebio di Cesarea<ref>Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 1.1..7-8; Dimostrazione evangelica 3.5.105-106; Theophilus 5.44</ref>, si può ipotizzare che l'interpolazione celebrativa sia avvenuta proprio nel periodo che intercorre fra Origene ed Eusebio.