Alberico Biadene: differenze tra le versioni
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Scontò la pena irrogata dalla mattina del 1º maggio 1971, tre giorni dopo che il procuratore generale della Corte d'appello dell'Aquila aveva spiccato ordine di cattura nei suoi riguardi, nel carcere della sua città, [[Carcere di Santa Maria Maggiore|Santa Maria Maggiore]] a Venezia, dove si era costituito presentandosi al direttore accompagnato dall'avvocato Brass, divenendo un detenuto modello, alloggiato in una confortevole cella con un detenuto che gli faceva da domestico.<ref>{{cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,22/articleid,0137_01_1971_0099_0022_4578485/|titolo=Vajont: un mandato di cattura per due imputati della tragedia|data=1º maggio 1971|accesso=24 febbraio 2021}}</ref> Riceveva ogni giorno visite della moglie e viveri dall'Enel-Sade, contrariamente agli altri detenuti che godevano di tali diritti una volta a settimana.<ref>{{cita web|url=https://www.stefanolorenzetto.it/pagine/interviste/Galli%20Luciano.pdf|titolo=C'è un progetto per rimettere l'acqua nella diga del Vajont|data=8 aprile 2007|accesso=14 ottobre 2019}}</ref><ref name=lalotta>{{cita web|url=http://www.lalottacontinua.it/giornale-archivio/LC1_1972_05_21.pdf|titolo=La lotta continua|data=21 maggio 1972|accesso=14 ottobre 2019}}</ref> L'altro detenuto di lusso, Attilio Marzollo, godeva di analoghi privilegi.<ref name=lalotta/>
Tranne un breve periodo, dall'8 gennaio a fine marzo 1973, ricoverato nella [[Urologia|divisione urologica]] dell'ospedale civile dei Santi Giovanni e Paolo per un delicato intervento chirurgico, in quanto da tempo sofferente alla [[prostata]], rimase sempre nell'istituto di pena veneziano.<ref name=stampa>{{cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,13/articleid,1506_02_1973_0102_0013_21208152/|titolo=Scarcerato l'ing. Biadane condannato per il Vajont|data=2 maggio 1973|accesso=22 febbraio 2021}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1505_02_1973_0067_0001_21202577/|titolo=Condannato per il Vajont scarcerato il 1º maggio|data=20 marzo 1973|accesso=22 febbraio 2021}}</ref> Il [[Ministero della giustizia|ministero di grazia e giustizia]] gli aveva chiesto di fare il consulente tecnico per un progetto di ammodernamento del carcere e lui lavorava in tale senso come volontario nell'infermeria, sistemando la biblioteca
Il 1º maggio 1973, pagato il suo debito con la giustizia, il progettista fu scarcerato in anticipo sull'estinzione della pena per [[Liberazione anticipata|buona condotta]] e, all'uscita del penitenziario, atteso dal suo avvocato Brass, dalla moglie, dalla figlia Maria e da uno dei nipotini, salutò i cronisti a bordo di un motoscafo privato dell'Enel e, raggiunto il [[piazzale Roma]], a bordo di un'auto, si recò con i familiari in vacanza a [[Cortina d'Ampezzo|Cortina]].<ref name=stampa/><ref name=fortebraccio>Fortebraccio, ''Dalla nostra parte: Corsivi 1973'', Editori riuniti, pp. 146-147.</ref><ref>{{cita web|url=http://necrologie.messaggeroveneto.gelocal.it/news/60389?refresh_ce|titolo=Quell'onda che spazzò duemila vite|data=11 ottobre 2017|accesso=14 ottobre 2019}}</ref>
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