Silvio Pellico: differenze tra le versioni
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Strinse relazioni con personaggi della cultura, come [[Madame de Staël]] e [[Friedrich von Schlegel]], [[Federico Confalonieri]]<ref>Pellico ritroverà Confalonieri nel carcere dello Spielberg.</ref>, [[Gian Domenico Romagnosi]] e [[Giovanni Berchet]]. In questi circoli venivano sviluppate idee tendenzialmente risorgimentali, rivolte alla possibilità di indipendenza nazionale; in questo clima, nel 1818 venne fondata la rivista ''[[Il Conciliatore]]'', di cui Pellico fu redattore e direttore.
[[File:Sentenza di condono della pena di morte per Silvio Pellico, Pietro Maroncelli Giovanni Canova - Venezia - 21-02-1822 - manifesto su carta.JPG|sinistra|thumb|Sentenza di
Pellico e gran parte degli amici facevano parte della setta segreta dei cosiddetti "Federati". Scoperti dalla polizia austriaca, che era riuscita a intercettare alcune lettere compromettenti di [[Piero Maroncelli]], il 13 ottobre 1820 Pellico, lo stesso Maroncelli, [[Melchiorre Gioia]] e altri furono arrestati. Da Milano Pellico fu condotto alla [[Piombi|prigione dei Piombi]] di [[Venezia]] e poi in quella dell'isola di Murano, dove rimase fino al 20 febbraio 1822. A Venezia fu letta pubblicamente il 21 febbraio 1822 la sentenza del celebre [[processo Maroncelli-Pellico]] (condotto dal famoso magistrato [[Antonio Salvotti]]).
I due imputati furono condannati alla pena di morte. Per entrambi, poi, la pena fu commutata: venti anni di carcere duro per Maroncelli, quindici per Pellico. A fine marzo i condannati furono condotti nella [[Fortezza dello Spielberg|fortezza austriaca dello Spielberg]]. Partiti la notte fra il 25 e il 26 marzo, attraverso [[Udine]] e [[Lubiana]] giunsero alla prigione, situata a Brünn, l'odierna [[Brno]], in [[Moravia (Repubblica Ceca)|Moravia]]. La dura esperienza carceraria costituì il soggetto del libro di memorie ''[[Le mie prigioni]]'', scritto dopo la scarcerazione,<ref>{{Cita web|url=https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=13009|titolo=In via Barbaroux n. 20, Silvio Pellico scrisse ''Le Mie Prigioni''|autore=Milo Julini|accesso=2021-05-10}}</ref> che ebbe grande popolarità ed esercitò notevole influenza sul [[Risorgimento|movimento risorgimentale]]. [[Klemens von Metternich|Metternich]] (la paternità della frase non è certa, come molte citazioni in tutta la storia dell'umanità, in particolare se utilizzate a fini di propaganda o in periodi bellici) ammise che «il libro danneggiò l'[[Impero austro-ungarico|
Dopo il ritorno alla libertà (1830), Pellico pubblicò altre [[Tragedia|tragedie]]: ''[[Gismonda da Mendrisio]]'', ''Leoniero'', ''Erodiade'', ''Tommaso Moro'' e ''Corradino''. Pubblicò anche il libro morale ''I doveri degli uomini'' (1834) e ''Poesie'' di genere [[Romanticismo|romantico]]. Venne assunto dai marchesi di Barolo [[Tancredi Falletti di Barolo|Carlo Tancredi Falletti]] e [[Juliette Colbert|Giulia Colbert]]<ref>Oggi Servi di Dio della Chiesa cattolica.</ref> (ai quali fu presentato da [[Cesare Balbo]]) e rimase a [[Palazzo Barolo]] fino alla morte. Nel 1838 re [[Carlo Alberto di Savoia]] lo beneficiò con una pensione annua di 600 lire, collaborando alle loro attività benefiche e religiose. Nel 1851 Pellico e Giulia Colbert Faletti entrarono nel [[Ordine Francescano Secolare|laicato francescano]] come terziari.
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