Franz Kafka: differenze tra le versioni
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=== Vita privata ===
[[File:Felice Bauer and Franz Kafka.jpg|thumb|[[Felice Bauer]]]]
Secondo Brod, Kafka era "tormentato" dal desiderio [[Sessualità|sessuale]]<ref name="cita-Hawes-2008-p186">{{cita|Hawes, 2008|p. 186}}.</ref>, e il biografo Reiner Stach afferma che la sua vita fu quella di un "incessante donnaiolo" e che tuttavia era condizionato da una forte paura di "fallimento sessuale".<ref>{{cita|Stach, 2005|pp. 44, 207}}.</ref><ref>Tra il 2002 e il 2014 Stach ha pubblicato in Germania la prima voluminosa biografia su Kafka, realizzandola sul modello de ''L’idiota della famiglia'', la biografia di [[Flaubert]] scritta da [[Sartre]]. Cfr. {{cita web|url=https://ilmanifesto.it/kafka-i-fatti-di-qua-dallinterpretazione|titolo=Kafka, i fatti di qua dall'interpretazione|autore=Luca Crescenzio|data=25 febbraio 2023}}</ref> Per la maggior parte della sua vita adulta, egli frequentò [[Casa di tolleranza|bordelli]]<ref>{{cita|Hawes, 2008|pp. 186, 191}}.</ref><ref name="ReferenceA">{{cita|European Graduate School, 2012}}.</ref><ref>{{cita|Stach, 2005|p. 43}}.</ref> ed era interessato alla [[pornografia]].<ref name="cita-Hawes-2008-p186"/> Inoltre, durante la sua vita, ebbe rapporti stretti con diverse donne. La sua sessualità era spesso sublimata e incompleta.
Da una parte attratto dalla sfera sessuale, dall'altro, come indice della conflittualità della sua persona, Kafka aborriva la carnalità e il suo stesso corpo. Egli stesso racconta il disgusto per il proprio corpo quando il padre accompagnandolo in [[piscina]] o nel bagno rituale ebraico (''[[mikveh]]'') lo costringeva a denudarsi<ref>"…ero schiacciato dalla tua nuda fisicità. […] Io magro, debole, sottile, tu forte, alto, massiccio. Già in cabina mi sentivo miserabile…". F. Kafka, ''Lettera al padre'', traduzione di Francesca Ricci, Roma, Newton Compton, Collana Tascabili Economici Newton, 1993, p. 31.</ref>. Esprimeva lo stesso senso di ripugnanza nei confronti dell'amore [[Rapporto sessuale|sessuale]] che descrive, ad esempio ne ''Il castello'', come qualcosa di sporco che riduce l'uomo all'animalità.<ref name="cita-Ficther-1988">{{Cita|Ficther, 1988}}.</ref>
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