Secessione dell'Aventino: differenze tra le versioni

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L'opposizione aventiniana non riuscì a reagire, sia per le immediate repressioni ordinate da Mussolini, sia per i frazionismi interni<ref>Ariane Landuyt, ''Le sinistre e l'Aventino'', Milano, F. Angeli, 1973.</ref>. Anziché rientrare in Parlamento e dar battaglia tra i banchi della minoranza preferì continuare a perseguire un semplice ruolo morale nei confronti dell'opinione pubblica<ref>Sull'eccessiva fiducia nel potere di ribellione morale della società, v. Tranfaglia, Nicola, ''Rosselli e l'aventino: L'eredità di Matteotti'', in: ''Movimento di Liberazione in Italia'', (1968): 3-34.</ref>.
 
I gruppi di ''Italia Libera'' furono soppressi già tra il 3 e il 6 gennaio 1925. Il giudizio del Senato come [[Alta corte di giustizia]] su [[Emilio De Bono]], sollecitato solo dalla denuncia di [[Luigi Albertini]] e dei cattolici<ref>Grasso, Giovanni, ''I Cattolici e l'Aventino'', presentazione di [[Fausto Fonzi]]. n.p.: Roma : Studium, 1994.</ref>, si concluse dopo sei mesi con l'archiviazione, dopo la ritrattazione di Filippelli, sentito come testimone il 24 marzo 1925. Cesare Rossi fu prosciolto in istruttoria e scarcerato nel dicembre [[1925]]. Il 20 luglio [[1925]] [[Giovanni Amendola]] fu aggredito dalle squadre fasciste in località La Colonna a [[Pieve a Nievole]] (in provincia di Pistoia). {{da chiarire|Non si sarebbe più ripreso dall'aggressione. Perì a [[Cannes]] il 7 aprile [[1926]], a seguito delle percosse subite.|Nella<ref>«Costretto vocedopo "Giovannile Amendola"numerose èaggressioni scrittoed cheintimidazioni ila pestaggiolasciare previstol’Italia, nonmorirà ebbein luogoFrancia (inel fascisti1926 fuggironoper primale conseguenze di iniziareun ilultimo pestaggio)attentato esubìto pochi mesi prima in una strada toscana, che Amendolastava morìpercorrendo per complicanzeallontanarsi medichedall’albergo adi seguitoMontecatini didove un'operazionesi era recato (per unle tumorecure termali, secondodopo che l’albergo era stato circondato dalle milizie fasciste giunte lì per linciarlo»: [https://www.giustiziainsieme.it/it/diritto-penale/3056-una-risalente-ma-non-vecchia-vicenda-processuale-il-pestaggio-fascista-in-danno-dellon-giovanni-amendola-del-26-dicembre-1923 figlioCostantino De Robbio, ''Una risalente (ma non vecchia)}} vicenda processuale: il pestaggio fascista in danno dell’on. Giovanni Amendola del 26 dicembre 1923'', Giustizia Insieme, 24 febbraio 2024].</ref>.
 
Il 16 gennaio [[1926]] alcuni popolari e demosociali entrarono a [[Montecitorio]] per assistere alle celebrazioni solenni per la morte della regina [[Margherita di Savoia]], ma poco dopo la violenza repressiva di alcuni parlamentari fascisti li scacciò dall'aula<ref>Luigi Giorgi, ''I popolari, l'Aventino e il rientro nell'Aula di [[Montecitorio]] del 16 gennaio 1926'', Rivista annuale di storia, anno 21, 2017, Fabrizio Serra editore, Pisa - Roma, DOI: 10.19272/201706601013.</ref> e lo stesso [[Mussolini]] il giorno dopo accusò il comportamento dei deputati aggrediti, accusandoli di indelicatezza nei confronti della sovrana<ref>Giampiero Buonomo, [https://www.academia.edu/2089113/La_decadenza_dei_deputati_nella_Camera_del_regno_dItalia_del_9_novembre_1926 La decadenza dei deputati nella Camera del regno d'Italia del 9 novembre 1926], in ''Historia Constitucional'', n. 13, 2012, pag. 701, nota 17.</ref>.