Caduta dell'Impero romano d'Occidente: differenze tra le versioni

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Ciò è dovuto al fatto che Romolo Augusto, non essendo stato riconosciuto dall'Imperatore d'Oriente, era considerato un usurpatore (aveva usurpato la porpora a [[Giulio Nepote]], costretto a fuggire in Dalmazia nel 475). I ''Consularia Italica'', quindi, conformandosi alla versione dei fatti bizantina, descrivono Odoacre non come colui che pose fine al millenario Stato romano, ma come colui che pose fine alla tirannide e all'usurpazione di Romolo Augusto. Del resto, un Imperatore d'Occidente, Giulio Nepote, era ancora in carica, seppur in esilio in Dalmazia. Quindi, secondo il punto di vista della cancelleria ravennate, nel 476 non venne affatto detronizzato l'ultimo Imperatore d'Occidente, ponendo fine all'Impero; Giulio Nepote, seppur in esilio in Dalmazia, era infatti ancora formalmente in carica come Imperatore d'Occidente e lo rimase fino al 480, anno in cui fu assassinato in una congiura. I ''Consularia Italica'', se tacciono sulla detronizzazione dell'usurpatore Romolo Augusto, tuttavia registrano sotto l'anno 480 l'assassinio di Giulio Nepote in Dalmazia: per tale fonte fu costui l'ultimo Imperatore d'Occidente. Tuttavia, come nota Zecchini, «neanche alla scomparsa di Nepote viene attribuito un ruolo epocale o comunque di particolare rilievo».<ref name=Zec67>{{cita|Zecchini|p. 67}}<.</ref> La versione dei registri burocratici di Ravenna è dunque quella giuridico-costituzionale, che rifletteva il punto di vista di Costantinopoli, secondo il quale, anche dopo il 480, nessun Impero era caduto, in quanto «restava pur sempre in Oriente un Imperatore romano, Zenone, sotto il cui scettro le due partes Imperii erano automaticamente riunificate in assenza del suo collega occidentale».<ref name=Zec67/>
 
Anche gli storici greci coevi non danno alcun'importanza al 476 e ritengono l'assassinio di Giulio Nepote nel 480 un avvenimento di gran lunga più rilevante rispetto al 476. Si può prendere ad esempio lo storico [[Malco di Filadelfia|Malco]], della cui opera sono rimasti solo frammenti. Nel riassunto dell'opera di Malco redatto dal patriarca di Costantinopoli [[Fozio I di Costantinopoli|Fozio]] nel IX secolo, non vi è la minima menzione della detronizzazione di Romolo Augusto, mentre invece l'assassinio di Nepote viene menzionato. Questo elemento non è decisivo, perché la mancata menzione di Romolo Augusto potrebbe essere stata una semplice omissione del patriarca, che stava pur facendo un riassunto, ma dell'opera di Malco sono sopravvissuti dei frammenti riguardanti l'ambasceria del Senato romano nel 476 annunciante la presa del potere da parte di Odoacre. Malco, pur essendo ostile alla politica dell'Imperatore [[Zenone (imperatore)|Zenone]], in questo caso non si discosta dalla versione ufficiale bizantina del 476; il suo giudizio su Odoacre è positivo e non si discosta da quello dei ''Consularia Italica''; come i ''Consularia Italica'', anche Malco ritiene gli avvenimenti del 480 come più importanti di quelli del 476. Zecchini conclude che «cancelleria ravennate, corte costantinopolitana e opinione pubblica bizantina non diedero alcun valore epocale alla caduta di Romolo Augusto: esse privilegiarono semmai l'anno 480 quale data, che, lasciando sussistere un solo imperatore, quello orientale, creava una situazione nuova e per certi aspetti preoccupante, ma da non ritenersi affatto definitiva ede irrimediabile».<ref>{{cita|Zecchini|p. 69}}.</ref>
 
=== Marcellino e Giordane ===