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==''Il trattato decisivo sull'accordo della religione con la filosofia'' di Averroè==
{{Libro
|titolo = Libro del discorso decisivo in cui si stabilisce la connessione esistente tra la rivelazione e la filosofia
|titoloorig = ''فصل المقال في ما بين الحكمة و الشريعة من إتصال'', ''Fasl al-maqâl fîmâ bain ashsharî'ah wa al-hikmah min al-ittisâl''
|autore = [[Averroè]]
|annoorig =
|tipo = Saggio
|sottogenere = [[filosofia|Filosofico]]
|genere = [[fatwā]]
|lingua = [[arabo]]
}}
Il '''''Libro del discorso decisivo in cui si stabilisce la connessione esistente tra la rivelazione e la filosofia''''' ( in [[arabo]]: ''فصل المقال في ما بين الحكمة و الشريعة من إتصال'', ''Fasl al-maqâl fîmâ bain ashsharî'ah wa al-hikmah min al-ittisâl''), conosciuto come '''''Il trattato decisivo''''' o '''''Il discorso decisivo''''', è un testo di [[Averroè]] datato al [[1179]]. Si tratta di una ''[[fatwā]]'' (il corrispettivo del ''[[responsa]]'' per il diritto romano) che pone la questione se sia consigliato, obbligatorio o vietato praticare la [[filosofia]] dal punto di vista della [[fiqh]], ossia la giurisprudenza islamica. In qualità di [[quadi|qāḍī]] di [[Cordova]], Averroè cerca di dimostrare che la filosofia è obbligatoria per gli studiosi. Tuttavia, aggiunge che la filosofia non è appropriata per coloro che non hanno le capacità di padroneggiare la [[Dimostrazione matematica|dimostrazione razionale]]. Questi devono accontentarsi del significato ovvio del [[Corano]]. Averroè risponde quindi a coloro che pensano che la filosofia distolga gli uomini dalla [[religione]]: ciò avviene solo se è praticata da coloro che non ne hanno la competenza.
 
Secondo gli studiosi William Theodore De Bary and Ainslie Embree,<ref>{{Cita libro|editore = Columbia University Press|isbn = 978-0-231-51719-5|cognome1 = Bary|nome1 = William Theodore De| cognome2 = Embree| nome2 = Ainslie| titolo = A Guide to Oriental Classics| data = August 13, 2013|pagina=41}}</ref> il ''Discorso'' rappresenta «un classico tentativo di riconciliazione fra religione e filosofia.»
===Importanza dell'opera===
[[Alain de Libera]], filosofo e medievista, ritiene che il Discorso decisivo sia il testo «più rappresentativo» dell'«uomo, dell'opera e dell'epoca».<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 6</ref> Afferma inoltre che si tratta più d'un'opera [[diritto|giuridica]] che [[teologia|teologica]] o [[filosofia|filosofica]].<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 10</ref>
 
Nel diritto musulmano ([[fiqh]]), un atto può avere cinque stati: lecito, obbligatorio, o raccomandato, biasimevole, o proibito. La questione del ''Discorso'' è capire quale delle cinque caratterizzazioni si adatti alla filosofia. Averroè vuole dimostrare che la filosofia è raccomandata o obbligatoria, specialmente per lo studioso.<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 13</ref> L'opera si rivolge al pubblico colto del suo tempo della [[Al-Andalus|Spagna islamica]], ovvero ai giuristi [[Malikismo|malichiti]], ai teologi [[ashariti]] e ai detentori del potere politico, gli [[Almohadi]]. Averroè è molto rispettato dalle autorità e dal popolo in quel momento della sua esistenza, il 1179.
 
Il medievista [[Rémi Brague]], a differenza di Alain de Libera, cerca di relativizzare l'importanza dell'opera sia nell'opera totale di Averroè che nell'interpretazione della filosofia di quest'ultimo. Secondo lo studioso, il ''Discorso'', nella società attuale, ha contribuito principalmente a creare il mito di un Averroè "tollerante", quando invece rappresenterebbe solo un numero limitato di pagine in tutti gli scritti del filosofo andaluso e non è particolarmente originale.<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Brague 2006]], pagg. 400-401</ref>
===Contenuto===
====Le tre classi dell'intelletto====
Averroè distingue nell'opera (§16-17) tre tipi di [[Argomento (filosofia)|argomentazioni]] ereditate dalla [[Organon|''logica'']] di [[Aristotele]], che corrispondono a «tre classi di intelletti», spiega Alain de Libera. Si tratta degli argomenti dimostrativi, [[dialettica|dialettici]] e [[retorica|retorici]]. Gli argomenti dimostrativi sono propri dei [[filosofo|filosofi]] e inaccessibili alle altre classi di intelletti. Si fondano sulla capacità di costruire e comprendere sillogismi razionali, senza l'intermediazione di immagini o opinioni comuni. Gli argomenti retorici si basano su immagini, sono comuni a tutti gli uomini e sono utilizzati nel Corano per presentare le [[verità]] religiose al maggior numero di persone. Gli argomenti dialettici riguardano solo i [[teologo|teologi]] che sono allo stesso tempo incapaci di ragionamenti dimostrativi e capaci di andare oltre il senso ovvio del testo rivelato. Questa distinzione tra tre tipi di uomini e di argomentazioni corrisponde per Averroè alla parola coranica (XVI, 125): «Chiama gli uomini sulla via del tuo Signore con saggezza e bella esortazione; e discuti con loro nel miglior modo possibile.»<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 19-20</ref>
 
Serge Cospérec, nel suo studio del ''Discorso'', riassume così: «La folla può acconsentire alla verità (e vi può essere condotta) ''solo'' attraverso argomenti "retorici" (sensibili, immaginati). Per questo motivo il Corano abbonda di figure poetiche».<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Cospérec 2008,]], pag. 63</ref> Gli argomenti dialettici, d'altra parte, sono propri dei teologi pronti alla disputa, incapaci di concordare sulla verità. L'uso della dialettica porta allo [[scetticismo]], cioè alla controversia tra sette opposte che si accusano reciprocamente di essere infedeli, e non possono accordarsi.<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Cospérec 2008]], p. 73-74</ref>
 
Averroè critica i metodi dialettici degli ashariti che, secondo lui, portano al «settarismo». Li accusa di negare il carattere necessario di alcune verità come «l'esistenza di cause [[Necessità|necessarie]] agli effetti, l'esistenza di forme sostanziali e di [[cause seconde]]». Sostiene che gli ashariti difendano tesi [[sofisti|sofistiche]], condannino coloro che non comprendono [[Dio]] secondo i loro metodi e siano in definitiva degli «oppressori» per i musulmani, secondo Alain de Libera nell'introduzione al ''Discorso''.<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 52</ref>
====L'interpretazione del Corano====
Nel ''Discorso'', Averroè introduce l'idea secondo cui alcuni passi del Corano non vadano letti letteralmente, ma interpretati.<ref>{{Cita pubblicazione| doi = 10.1093/oxfordhb/9780199917389.013.37| cognome = Belo| nome = Catarina| curatore1 = Khaled El-Rouayheb| editor-first2 = Sabine Schmidtke| titolo = Averroes (d. 1198), The Decisive Treatise| accesso = 3 gennaio 2017| data = 1 dicembre 2016| isbn = 978-0-19-991738-9| url = http://www.oxfordhandbooks.com/view/10.1093/oxfordhb/9780199917389.001.0001/oxfordhb-9780199917389-e-37}}</ref>
 
Averroè distingue tre tipi di enunciati nel Corano, che richiamano ad atteggiamenti diversi secondo le diverse classi di uomini. Ci sono gli enunciati univoci, equivoci e quelli che «esitano» tra i due, riassume Alain de Libera. La folla, la maggioranza degli uomini, deve leggere il Corano nel suo senso ovvio e non ha il diritto di interpretare il testo, afferma Averroè. Il filosofo, al contrario, poiché è capace di distinguere ciò che deve essere compreso nel senso ovvio e ciò che deve essere interpretato, ha il dovere di interpretare il significato degli enunciati equivoci e incerti. Questo è il metodo [[Sillogismo|dimostrativo]].<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 44</ref>
 
Tuttavia, secondo Averroè questo metodo non deve essere divulgato alla folla. Infatti, se la folla sapesse che il senso ovvio non è sempre il più appropriato, cadrebbe in una forma di scetticismo e infedeltà. Averroè quindi vieta la divulgazione degli scritti di tipo dimostrativo: solo gli scritti che fanno uso della retorica devono essere accessibili alla folla. Così rimprovera a teologi come [[Al-Ghazali|Al-Ghazâlî]] la confusione dei generi, cioè l'uso nella stessa opera della retorica e del sillogismo, il che non può che diffondere l'infedeltà secondo Averroè. Accusa Al-Ghazâlî di essere persino un falso [[Eclettismo|eclettico]]: «È asharita con gli Ashariti, sufi con i Sufi, filosofo con i Filosofi», spiega Alain de Libera.<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 45</ref>
 
===Impatto nella posterità===
L'opera non fu tradotta nel [[Medioevo]] europeo e non avrà impatto nel mondo cristiano, a differenza dei ''[[Commentarii su Aristotele]]'' dello stesso autore. Il domenicano Raymond Martin traduce solo l'«Appendice» nel [[1278]] nel ''[[Pugio Fidei]]''. Il ''Discorso'' completo sarà pubblicato nella lingua originale nel [[1859]] e tradotto nel [[1875]] dall'orientalista tedesco M. J. Müller.<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Brague 2006]], pagg. 401-402</ref>
 
Ad ogni modo, l'opera sarà ampiamente commentata nella [[filosofia ebraica]] nel Medioevo, in particolare da [[Shem Tov Falaquera]] (anche se in modo «silenzioso») e forse da [[Mosè Maimonide]] in ''[[Guida dei Perplessi]]''.<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pagg. 14-15</ref> Falaquera considera la [[filosofia]] la «''sorella gemella'' della Legge» (''Legis gemella soror''), seguendo Averroè che la considera la sua «sorella di latte», riprendendo la tematica del titolo del ''Discorso'' «sulla connessione tra la Rivelazione e la filosofia».<ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Libera 1999]], pag. 56</ref>
 
Gli autori [[ebrei]] parlavano l'[[arabo]] e quindi avevano un accesso diretto al testo, a differenza dei latini. Inoltre, l'opera sarà tradotta in [[ebraico]] nel [[XV secolo]], e sarà commentata nel Rinascimento dall'[[averroismo|averroista]] [[Elia del Medigo]].
 
Il ''Discorso'' assunse inoltre un'importante influenza nel [[XIX secolo]] durante la ''[[Nahda]]'', il rinascimento o "Risveglio" nel mondo arabo. Marc Geoffroy mostra quali autori lo commentano. <ref>[[Il discorso decisivo#Bibliografia|Geoffroy 1999]], pagg. 219-221</ref>
===Bibliografia===
;Edizioni
* {{cita libro | lingua=francese | linguaoriginale=arabo | autore1=[[Averroè]] | traduttore=Marc Geoffroy, prefazione di [[Alain de Libera]] | titolo=Discours décisif | titolooriginale=Fasl al-maqâl fîmâ bain ashsharî'ah wa al-hikmah min al-ittisâl | editore=Flammarion | collezione=GF | città=Parigi | anno=1996 | pp=247 | isbn=2-08-070871-6 | id=Averroes1999}}
* {{cita libro | autore= Averroè|curatore=Massimo Campanini|titolo=Il trattato decisivo sull'accordo della religione con la filosofia|editore=BUR|città=Torino|anno=1999}}
;Studi
* {{cita libro | lingua=francese | autore1=[[Rémi Brague]] | titolo=Au moyen du Moyen Âge: Philosophies médiévales en chrétienté, judaïsme et islam | editore=Flammarion, Champs essais | città=Parigi | anno=2006 | pp=433 | isbn=2-08-121785-6 | id=Brague2006}}
* {{cita pubblicazione | lingua= francese |autore1= Serge Cospérec |titolo= Averroès en terminale ? |rivista= Côté Philo |numero= 12 |mese= giugno |anno= 2008 |pp= 59-84 |urlmorto= http://acireph.org/Files/Other/Boite%20a%20outils/11%20Averroes%20extrait%20CP12.pdf |accesso= 10 giugno 2016|id=Cospérec2008}}
* {{cita libro |lingua=francese |autore1=[[Fouad Laroui]] |titolo=Une lecture personnelle d'Averroès |editore=Éditions universitaires d'Avignon |anno=2014 |pap=70 |isbn=978-2-35768-009-8 |isbn2=2-35768-009-1 |id=Laroui2014}}.
===Note===
<references/>
 
==Versi latino==