Itri: differenze tra le versioni

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== Geografia fisica ==
=== Territorio ===
Posta a 170  m [[s.l.m.]], la cittadina sorge in una caratteristica vallata tra le falde occidentali dei [[monti Aurunci]] (passo di San Nicola), a circa 8  km dalla linea di costa. Si trova lungo il percorso della [[via Appia]], tra [[Fondi]] (con la quale confina a ovest) e [[Formia]] (con la quale confina a est). Itri confina inoltre con [[Esperia (Italia)|Esperia]] a est, con [[Campodimele]] a nord e con [[Sperlonga]] e [[Gaeta]] a sud.
 
==== Punta Cetarola o Citarola e la Spiaggia dei sassolini della Flacca Antica ====
A Sud il territorio si affaccia sul mare con un breve tratto di costa rocciosa e frastagliata denominata [[Punta Cetarola|Cala Cetarola]], ove vi è la spiaggia sottostante l'antica via romana [[Strada statale 213 Via Flacca|Flacca]] o Valeria, una piccola e caratteristica baia di ciottoli (simile alla spiaggia dei "Sassolini" di [[Scauri]]), situata sul litorale tra [[Gaeta]] e [[Sperlonga]] ed a breve distanza dalla cosiddetta "spiaggia della Grotta delle Bambole". Il suo valore ambientale è stato confermato dal Ministero dell'Ambiente che ha inserito la "costa rocciosa compresa tra Sperlonga e Gaeta" nell'elenco dei siti di Natura 2000, la rete europea di aree destinate alla conservazione della diversità biologica. Inoltre, fa parte del comune di Itri ''Punta dello Scarpone'', adiacente alla spiaggia di Sant'Agostino di Gaeta.
[[File:Spiaggia di Sant'Agostino.JPG|miniatura|Immagine di Punta Cetarola con accanto la spiaggia di Sant' Agostino di Gaeta]]
 
==== Montagna ====
I rilievi montuosi presenti nel suo territorio spesso superano i 1000  m di quota, come nel caso del [[monte Cervello]] alto 1.004 [[livello del mare|m s.l.m.]], del [[monte Trina]] alto 1.062  m [[s.l.m.]] o del [[monte Ruazzo]] alto 1.314  m [[s.l.m.]] Tra questi, che sono per lo più a carattere roccioso, si estendono numerose ed ampie radure. Tali zone, per la frequenza dei temporali primaverili-estivi che rinverdiscono la vegetazione, erano sede di alpeggio da maggio a ottobre inoltrato. Nelle giornate limpide, dalle alture, si osservano le isole dell'[[Arcipelago Ponziano]], il Circeo, Ischia e l'intero golfo di Gaeta.
 
=== Clima ===
La situazione orografica di Itri conferisce al territorio un clima non uniforme, poiché frequenti sono i fenomeni microclimatici che caratterizzano zone ristrette del territorio comunale. Si va dal temperato fresco al temperato caldo, da un clima marino ad uno montano. Il centro urbano, posto a 170  m [[s.l.m.]], gode di un clima che si mantiene equilibrato: in inverno è protetto dai venti freddi grazie ai monti che lo circondano; in estate, sono gli stessi monti che garantiscono una brezza fresca che rompe la calura del sole. Le precipitazioni sono piuttosto elevate durante tutta la stagione invernale, mentre i fenomeni nevosi sono frequenti nell'esteso territorio, ma più rari (l'ultimo episodio risale al 27 febbraio 2018) nel centro urbano.
 
* [[Classificazione climatica]]: zona C, 1387 GR/G
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Un antico tracciato viario, di cui si sono ritrovati resti di basolato nella località Calvi, collegava il luogo all'attuale [[Sperlonga]].
[[File:Itri38.jpg|thumb|upright=1.3|Itri negli anni '30]]
Le prime notizie di un centro abitato chiamato Itri risalgono al [[914]] (in un atto di vendita è citato uno "Stefano, itrano"). Tra il [[IX secolo|IX]] e l'[[XI secolo]] sorse il primo nucleo fortificato (''castrum'') sull'altura che controllava il passaggio della via Appia. La presenza di un serpente sullo stemma cittadino ha dato origine alla leggenda, priva di qualsiasi fondamento, che la fondazione di Itri fosse opera degli abitanti della mitica città costiera di ''[[Amyclae]]'' (ricordata dalle fonti, ma mai identificata), fuggiti nell'interno per un'invasione di serpenti. Secondo tale leggenda il nome Itri deriverebbe dalla figura mitologica dell'[[Idra di Lerna]].
Le prime notizie di un centro abitato chiamato Itri risalgono al [[914]] (in un atto di vendita è citato uno "Stefano, itrano").
Tra il [[IX secolo|IX]] e l'[[XI secolo]] sorse il primo nucleo fortificato (''castrum'') sull'altura che controllava il passaggio della via Appia. La presenza di un serpente sullo stemma cittadino ha dato origine alla leggenda, priva di qualsiasi fondamento, che la fondazione di Itri fosse opera degli abitanti della mitica città costiera di ''[[Amyclae]]'' (ricordata dalle fonti, ma mai identificata), fuggiti nell'interno per un'invasione di serpenti. Secondo tale leggenda il nome Itri deriverebbe dalla figura mitologica dell'[[Idra di Lerna]].
 
Il ''castrum'' di Itri fece parte del [[ducato di Gaeta]] e passò quindi nella [[contea di Fondi]] (ca. 1140), dominata prima dalla famiglia normanna [[Dell'Aquila (famiglia)|Dell'Aquila]], poi dai [[Caetani]], passando in seguito sotto i [[Colonna (famiglia)|Colonna]], [[Gonzaga di Sabbioneta e Bozzolo|Gonzaga]], [[Carafa]], [[Mansfeld (famiglia)|Mansfeld]] e [[Di Sangro]]. Appartenne sempre alla [[diocesi di Gaeta]]. Un altro cento abitato fortificato, sorto a [[Campello (Itri)|Campello]] (''castrum Campelli''), fu abbandonato alla metà del [[XV secolo]].
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L'abitato medievale di Itri sorse sul colle detto Sant'Angelo, che domina la Via Appia, dove si trovano il castello e la chiesa madre di S. Michele (città alta); si espanse solo in seguito nella valle lungo la via Appia (città bassa). I due nuclei sono separati dal torrente Pontone (o Rio Torto). Nel XV secolo un nucleo di ebrei viveva presso il castello, nell'area dell'attuale vicolo Giudea. Nella seconda metà del Quattrocento l'''Universitas'' di Itri, con il finanziamento di [[Onorato II Caetani]] conte di Fondi, impiantò nella parte bassa di Itri alcune tintorie per i tessuti di lana; quella zona venne chiamata "la Foschia". Una delle attività produttive più importanti di Itri era la quella delle olive "itrane" e dell'olio, che veniva esportato tramite il vicino porto di Gaeta.
 
A Itri nacque nel [[1771]] fra' Diavolo ([[Fra Diavolo|Michele Pezza]]), che fu prima fuorilegge e quindi colonnello dell'esercito borbonico di [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV]], in lotta contro l'occupazione dei [[Francia|Francesi]], che lo presero e impiccarono a Napoli nel [[1806]]. La personalità di [[fra Diavolo]] fu ispirazione di diverse opere letterarie, di teatro e cinema.
 
Dal XIII secolo e fino al [[1861]] fece parte del [[Regno di Napoli]] (poi [[Regno delle Due Sicilie]]) nell'ambito dell'antica provincia di [[Terra di Lavoro]], della quale continuò a fare parte anche dopo l'[[unità d'Italia]], fino al 1927. Poi, durante il periodo fascista, stante il nuovo disegno organizzativo territoriale che comprendeva anche la istituzione delle regioni, nel 1927 l'intera parte settentrionale della provincia di Terra di Lavoro fu scorporata dalla neonata [[provincia di Caserta]] e assegnata al Lazio (province di Roma e Frosinone). In particolare quasi tutta la parte del [[distretto di Gaeta]] fu assegnata alla [[provincia di Roma]]. Infine nel 1934, Itri fu inclusa nel territorio della neocostituita [[provincia di Latina]] (in quell'epoca fascista si chiamava però Littoria).
[[File:ItriCittàBassa.jpg|thumb|left|Città bassa, panorama dal castello]]
 
Nel [[1911]] erano presenti nel comune cinquecento dei circa mille emigranti [[Sardegna|sardi]] arrivati per lavorare al V lotto della ''Direttissima Roma-Napoli''. Nel contesto nazionale erano già presenti elementi di razzismo contro i sardi, chiamati ''sardegnoli'', che non scomparvero fino alle imprese della [[Brigata Sassari]] nella [[prima guerra mondiale]]<ref>.[http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2005/05/03/SB1PO_SB104.html «Morte ai sardegnoli» E iniziò il massacro di Itri, La Nuova Sardegna] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151222161614/http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2005/05/03/SB1PO_SB104.html |date=22 dicembre 2015 }}</ref><ref>[http://www.sotziulimbasarda.net/maggio2005/dettorisar.htm Fabritziu Dettori, ''"Fuori i Sardegnoli!!!"'', Sotziu Limba Sarda]</ref>. Gli emigranti ricevevano un salario inferiore rispetto agli altri lavoratori, ma si rifiutarono di pagare ogni tangente alla [[camorra]], allora infiltratasi nell'appalto, e per tutelarsi cercarono di costituire una lega di autodifesa operaia. Il 12 e 13 luglio, a seguito di futili pretesti, avvengono due imboscate a cui partecipano gli stessi notabili del paese, nell'indifferenza delle forze dell'ordine. Si contarono, non senza difficoltà e intralci, 8 vittime e 60 feriti, tutti sardi,<ref>''Itri, 1911 «caccia» al sardo'', di Eugenia Tognotti. Da ''Il Messaggero Sardo'', luglio 1987 {{cita web |url=http://82.85.18.146/messaggero/1987_luglio_21.pdf |titolo=Copia archiviata |accesso=22 giugno 2007 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071008080824/http://82.85.18.146/messaggero/1987_luglio_21.pdf |dataarchivio=8 ottobre 2007 }}</ref> mentre dalla ''Corte d'assise di Napoli'' trentatré imputati furono assolti dai giurati popolari e nove condannati in contumacia. Questo avvenimento verrà ricordato come la [[strage di Itri]].
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], nel maggio del [[1944]], i bombardamenti distrussero il paese e i suoi monumenti al 75%.
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==== Santa Maria Maggiore ====
[[File:Itri, chiesa di Santa Maria Maggiore - Interno.jpg|thumb|Interno dell'attuale chiesa di Santa Maria Maggiore, già della Santissima Annunziata.]] Alla chiesa di S. Maria Maggiore già della SS. Annunziata si accede da un semplice ed ampio portico, di stile gotico, con tre archi ogivali e tre portali'' (che sono stati ricostruiti dopo le distruzioni della [[seconda guerra mondiale]]), ''dei quali quello di mezzo, più grande, è anch'esso ogivale e risale al XIV secolo.
[[File:ItriCampanile.jpg|miniatura|ilIl campanile della distrutta chiesa di Santa Maria Maggiore]]''La tradizione locale dice che il portale vi fosse stato trasportato da [[San Francesco]].''
 
[[File:ItriAttualeSantaMariaMaggioreCappellaCrocefisso.jpg|thumb|Cappella del Crocefisso, all'interno dell'attuale chiesa di Santa Maria Maggiore.]]
Le prime notizie, inerenti alla chiesa, risalgono al 26 marzo 1363, quando essa è ricordata nel testamento del conte di Fondi, [[Onorato I Caetani]], che fece un lascito di 20 once. Di [[Architettura romanica|stile romanico]]-laziale, è decorata esternamente con fasce di pietra bianca alternate a laterizio, con dei cornicioni posti al termine di ogni piano. ''Nel [[1600]] la chiesa era a tre navate: quella centrale era coperta a tettoia, con l'altare maggiore ed il coro coperto a volta. In essa vi erano: l'organo, il pulpito, il fonte battesimale e il campanile con due campane. Agli inizi del [[XVIII secolo]] essa fu ampliata ed ebbe radicali restauri. La caratteristica principale del tempio era il soffitto a cassettoni, d'oro zecchino. Quest'ultimo fu successivamente rimosso per un crollo, avvenuto nel 1829, e la chiesa fu rifatta in muratura. Durante la [[seconda guerra mondiale]] l'edificio fu distrutto dai bombardamenti del 1944, ad eccezione del campanile [[XIII secolo|duecentesco]] (recentemente restaurato).'' Per evitarne la distruzione, vennero staccati alcuni affreschi ora conservati nella vicina chiesa di San Michele Arcangelo. A seguito della distruzione, la chiesa della SS. Annunziata (all'interno della quale si conserva un Busto argenteo della [[Madonna della Civita]], proprietà del popolo di Itri che contribuì alla sua realizzazione con una questua) fu anche ridenominata chiesa di Santa Maria Maggiore.
 
Ad oggi, dunque, l'edificio denominato Santa Maria Maggiore si trova in Piazza Annunziata. ''L'interno della chiesa è a tre navate: nel lato destro vi è la cappella del Crocefisso con altare in marmo intarsiato, nel cui [[paliotto]] sono scolpite le Anime del Purgatorio, mentre sopra il [[Fastigio]] vi è raffigurata la [[Sacra Sindone]]. Quest'opera può riportarsi al [[XVIII secolo]]. Nella medesima cappella la volta è decorata a stucco, con alcuni angeli reggenti gli emblemi della Passione.''
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A questo complesso appartiene anche un fortilizio (la cavea) con tre piccole torrette cilindriche disposte ad un livello inferiore e visibili dall'entrata principale del castello: questa parte era adibita a luogo di ristoro per cavalli, servitù e gendarmi. Dalla cavea si può vedere, grazie ad un cancelletto, il ghetto ebraico (vico Giudea) dove si trovava anche una piccola sinagoga, ormai scomparsa.
 
La parte del castello destinata ad abitazione si sviluppa su due piani, ciascuno diviso in tre sale. Entrando, immediatamente a sinistra si presentano tre sale e, dalla seconda, si può accedere, grazie ad una scalinata, al piano inferiore. Questo piano è costituito da tre vasti spazi destinati ad uso domestico, come lasciano supporre i resti del forno e della vasca utilizzata per conservare il cibo, ancora visibili nella stanza sulla sinistra. Si può anche osservare l'antica cisterna dove erano raccolte le acque piovane. Al secondo piano è possibile vedere i resti di quello che era un camino ed un affresco rappresentante [[Antonio abate|Sant'Antonio abate]] e Madonna lattante con il Bambino. In questo punto, infatti, fu fatta costruire dalla famiglia [[Caetani]] una cappella privata che fa pensare che la sala antistante fosse una camera da letto. Secondo alcune leggende, sarebbe possibile sentire dei fantasmi lamentarsi nelle notti di temporale e, soprattutto, veder fluttuare dei mantelli lungo il cammino di ronda che collega il castello alla "Torre del Coccodrillo". Salendo l'ultima rampa di scale della torre quadrata si accede a un'ampia terrazza da cui è possibile godere un vasto panorama.
Al secondo piano è possibile vedere i resti di quello che era un camino ed un affresco rappresentante [[Sant'Antonio abate]] e Madonna lattante con il Bambino. In questo punto, infatti, fu fatta costruire dalla famiglia [[Caetani]] una cappella privata che fa pensare che la sala antistante fosse una camera da letto. Secondo alcune leggende, sarebbe possibile sentire dei fantasmi lamentarsi nelle notti di temporale e, soprattutto, veder fluttuare dei mantelli lungo il cammino di ronda che collega il castello alla "Torre del Coccodrillo".
Salendo l'ultima rampa di scale della torre quadrata si accede a un'ampia terrazza da cui è possibile godere un vasto panorama.
 
Il castello ospitò anche [[Giulia Gonzaga]], contessa di [[Fondi]] e donna famosa per aver accolto nella sua dimora artisti e letterati dell'epoca quali [[Vittoria Colonna]], [[Marcantonio Flaminio]], [[Vittore Soranzo]], [[Francesco Maria Molza]], [[Francesco Berni]], il pittore [[Sebastiano del Piombo]] - che le fece il ritratto - [[PierPietro Paolo Vergerio]], [[Pietro Carnesecchi]], [[Juan de Valdés]].
 
Danneggiato dai bombardamenti durante la [[seconda guerra mondiale]], è stato acquistato dalla [[provincia di Latina]] nel [[1979]] per un prezzo simbolico dal dottor Francesco Saverio Ialongo e poi ceduto al comune d'Itri. Una volta restaurato, il castello avrebbe dovuto ospitare il "Museo del brigantaggio". Durante i lavori di restauro, in seguito ad una richiesta di fondi dalla Comunità Europea, il sindaco e la giunta itrana hanno ritenuto opportuna la collocazione del suddetto museo in una diversa zona del paese, località Madonna delle Grazie.
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=== Siti archeologici ===
==== Forte di Sant'Andrea e resti della [[Via Appia Antica]] - Il Tempio di Apollo ====
In direzione di Fondi, nella gola di Sant'Andrea, è stato rimesso in luce e valorizzato un tratto dell'antico percorso della [[Via Appia|via Appia Antica]]. Qui, sui ruderi di una villa romana di [[Repubblica Romana|età repubblicana]] ([[I secolo a.C.]]), sorgeva un forte che fu utilizzato da fra' Diavolo nella difesa contro i Francesi nel [[1798]]. Nella valle di Sant'Andrea si trova uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati dell'Antica Appia lungo la [[via Francigena]] del sud. Lungo i 3 km di percorso, ai lati della strada romana era presente una sorta di marciapiedi, tuttora visibile in alcuni tratti. Il lato a valle dell'itinerario era terrazzato con imponenti mura costruite a opera poligonale e lungo la strada si possono ancora osservare ciò che rimane delle costruzioni di difesa dai briganti e dei posti di blocco borbonici. All'incirca a metà del percorso la via è dominata dal forte di Sant'Andrea, edificato sui resti di un antico tempio dedicato ad [[Apollo]] e di cui sono a oggi visibili le cisterne a volta all'interno dei terrazzamenti. La costruzione dell'edificio rispose all'esigenza di fortificare il passo, situato in una posizione strategica e delicata, in coincidenza con l'ingresso nel [[Regno di Napoli]]. Nell'area si svolsero diverse battaglie, una fra più celebri riguardò lo scontro nel 1799, quando fra Diavolo impedì la penetrazione delle truppe napoleoniche nel Napoletano. In età tardoantica sui ruderi del tempio fu edificata una cappella votata a Sant'Andrea Apostolo, da cui prende il nome il forte e la valle. L'eccellente stato di conservazione di questo tratto dell'antico percorso romano, rende quest'area un vero e proprio museo a cielo aperto della tecnica stradale romana.
In direzione di Fondi, nella gola di Sant'Andrea, è stato rimesso in luce e valorizzato un tratto dell'antico percorso della [[via Appia Antica]]. Qui, sui ruderi di una villa romana di [[Repubblica Romana|età repubblicana]] ([[I secolo a.C.]]), sorgeva un forte che fu utilizzato da fra' Diavolo nella difesa contro i Francesi nel [[1798]].
Nella valle di Sant'Andrea si trova uno dei tratti più suggestivi e meglio conservati dell'Antica Appia lungo la [[via Francigena]] del sud. Lungo i 3&nbsp;km di percorso, ai lati della strada romana era presente una sorta di marciapiedi, tuttora visibile in alcuni tratti.
Il lato a valle dell'itinerario era terrazzato con imponenti mura costruite a opera poligonale e lungo la strada si possono ancora osservare ciò che rimane delle costruzioni di difesa dai briganti e dei posti di blocco borbonici.
All'incirca a metà del percorso la via è dominata dal forte di Sant'Andrea, edificato sui resti di un antico tempio dedicato ad [[Apollo]] e di cui sono a oggi visibili le cisterne a volta all'interno dei terrazzamenti.
La costruzione dell'edificio rispose all'esigenza di fortificare il passo, situato in una posizione strategica e delicata, in coincidenza con l'ingresso nel [[Regno di Napoli]].
Nell'area si svolsero diverse battaglie, una fra più celebri riguardò lo scontro nel 1799, quando frà Diavolo impedì la penetrazione delle truppe napoleoniche nel Napoletano.
In età tardoantica sui ruderi del tempio fu edificata una cappella votata a Sant'Andrea Apostolo, da cui prende il nome il forte e la valle.
L'eccellente stato di conservazione di questo tratto dell'antico percorso romano, rende quest'area un vero e proprio museo a cielo aperto della tecnica stradale romana.
 
=== Altro ===
''Fontana Gioacchino Murat'', di pietra, originariamente in piazza dell'Annunziata, ora in piazza Armando Diaz. Di forma circolare, a due vasche, si dice costruita tra il 1810 e il 1812 per volere di Gioacchino Murat, re di Napoli.
 
''Monumento ai Caduti'', in piazza Guglielmo Marconi, statua in bronzo di [[Edelweiss Frezzan]] (1962).
 
''Arco della Pace'', in piazza Sandro Pertini, monumento formato da un arco con fontana decorata da due rane; è opera dello scultore [[Giuseppe (Peppino) Quinto]] (1989).
 
=== Aree naturali ===
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=== Istruzione ===
==== Scuole ====
Ad oggi si contano sul territorio cittadino 6 scuole di ogni ordine e grado: 2 Scuole dell'infanzia, 1 scuolescuola primarieprimaria, 1 secondariesecondaria di I grado e 1 scuolescuola secondariesecondaria di II grado-Istituto Professionale Agrario.
 
==== Biblioteche ====
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== Economia ==
L'agricoltura è la principale attività economica ed è incentrata sulla produzione dell'[[Oliva Itrana|Oliva di Itri]], con produzione di olive in salamoia e di olio, ottenuto con spremitura a freddo. Nel territorio di Itri inoltre si produce l' [[Abbuoto]], un vino rosso molto pregiato noto anche al tempo dei Romani , lo cita anche il poeta Orazio nell'Ode I,37 . {{senza fonte|Nel corso degli ultimi anni, il flusso turistico da [[Roma]], [[Napoli]], da altre regioni e anche dall'estero, è aumentato considerevolmente}}. Il comune di Itri, insieme ad altri territori vicini, fa parte del Consorzio Industriale Sud Pontino.<ref>[http://www.consorzioindustrialesudpontino.it/new/il-comprensorio-consortile/ Consorzio industriale Sud Pontino]</ref>
 
Di seguito la tabella storica elaborata dall'Istat a tema '''Unità locali''', intesa come numero di imprese attive, ed addetti, intesi come numero addetti delle unità locali delle imprese attive (valori medi annui).<ref name=imprese>{{Cita web |url=http://asc.istat.it/asc_BL/ |titolo=Atlante Statistico dei comuni dell'Istat |accesso=3 febbraio 2020 |dataarchivio=14 gennaio 2020 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200114110901/http://asc.istat.it/asc_BL/ |urlmorto=sì }}</ref>
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=== Strade ===
;Strade statali: La principale [[strada statale]] che attraversa il territorio di Itri è la [[strada statale 7 Via Appia]], che attraversa il territorio comunale in direzione nord-sud. Un'altra strada statale molto importante è la [[strada statale 82 della Valle del Liri]], o Civita Farnese, che, partendo da Itri, percorre tutta la [[valle del Sacco]], per arrivare fino ad [[Avezzano]], in [[Abruzzo]]. Vi è, infine, la [[strada statale 213 Via Flacca]] che lambisce il territorio itrano nella zona costiera.
 
;Strade provinciali: L'unica [[strada provinciale]] che attraversa il comune di Itri, di competenza della [[provincia di Latina]], è quella che collega Itri a Sperlonga.
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=== Mobilita extraurbana ===
I bus [[Cotral|COTRAL]] collegano Itri con tutte le località limitrofe, tra le quali [[Fondi]], [[Formia]], [[Gaeta]], [[Minturno]], [[Terracina]] e [[Latina]].
 
== Amministrazione ==
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* L. Quilici, ''Il tempio di Apollo'' ad clivum Fundanum ''sulla Via Appia al valico di Itri'', in L. Quilici, S. Quilici Gigli (a cura di), ''Santuari e luoghi di culto nell'Italia antica'', 2003.
*B. Angeloni, G. Pesiri, ''Apprezzo dello Stato di Fondi fatto dalla Regia Camera nell’anno 1690'', edizione con note di commento, Firenze 2008.
*G. Pesiri, ''Insediamenti ebraici a Fondi e negli altri feudi dei Caetani nel Regno di Napoli (secoli XIII-XVI)'', in ''Gli Ebrei a Fondi e nel suo territorio'', Atti del Convegno, Fondi, 10 maggio 2012, a cura di G. Lacerenza, Napoli 2013, pp.&nbsp; 89–161.https://www.academia.edu/29150904/Insediamenti_ebraici_a_Fondi_e_negli_altri_feudi_dei_Caetani_nel_Regno_di_Napoli_secoli_XIII_XVI_
 
== Voci correlate ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|http://www.cittadellolio.it|Città dell'olio}}
* http://comitatomadonnadellacivita.it/