Impresa di Fiume: differenze tra le versioni
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Il 15 dicembre il Consiglio nazionale della città di Fiume approvò le proposte del governo italiano con 48 voti favorevoli e 6 contrari. Gli elementi più accesi della popolazione e dei legionari contestarono le decisioni prese dal Consiglio arrivando anche a intimidire gli elementi più moderati con la benevola tolleranza del Vate,<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 245: "Il timore che la popolazione, ormai stanca, votasse in massa per il sì indusse i legionari più scalmanati a violenze e a intimidazioni apertamente tollerate da d'Annunzio".</ref> al punto che il quotidiano nazionalista ''[[La Vedetta d'Italia]]'' fu chiuso per qualche giorno;<ref>Giordano Bruno Guerri, ''D'Annunzio'', Oscar Mondadori, Milano 2008 pag. 245: "Le pressioni sui votanti si fecero sempre più gravi e perfino ''La Vedetta d'Italia'', il giornale nazionalista che aveva sostenuto l'impresa dall'inizio, fu chiuso per qualche giorno perché favorevole al "modus vivendi"".</ref> pertanto si preferì indire un plebiscito per decidere il da farsi. Il testo del quesito fu il seguente:
{{citazione|È da accogliersi la proposta del governo italiano dichiarata accettabile dal Consiglio nazionale nella seduta del 15 dicembre 1919, sciogliendo Gabriele D'Annunzio e i suoi legionari dal giuramento di tenere Fiume fino a che l'annessione non sia decretata e attuata?
Lo scrutinio iniziò la sera stessa mostrando un andamento nettamente favorevole all'accoglimento delle proposte italiane, ma allo stesso tempo i legionari bloccarono lo scrutinio sequestrando le urne.<ref>Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini, ''Fiume, l'ultima impresa di D'Annunzio'', Le scie Mondadori, 2009 Milano, pag. 217</ref> D'Annunzio colse l'occasione di annullare quelle elezioni dall'esito sfavorevole.
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