Pensiero di Schopenhauer: differenze tra le versioni

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Essendo questo ragionamento valevole per il corpo uomo, Schopenhauer lo estende per [[Analogia (retorica)|analogia]] a tutti gli altri corpi esperibili.
 
Il mondo [[Fenomeno|fenomenico]] risulta quindi l'oggettivazione della volontà ([[Principio di individuazione|individuazione]]), quella volontà che costituisce la [[cosa in sé]] ([[noumeno]]) e che si realizza in differenti gradi:
* forze (impenetrabilità, magnetismo, gravità ecc.)
* vegetali
* animali
* uomo.
Se per piante e animali la volontà si oggettiva nelle loro [[specie]], nell'uomo la volontà si realizza nei singoli [[Individuo|individui]], ognuno con un suo volere.
 
Le [[SostratoForma (filosofia)|specie filosofiche]] non sono altro che rappresentazioni empiriche riunenti tutti gli individui facenti capo a un'[[idea]] ([[Sostanza (filosofia)|sostanza]] o [[Sostrato (filosofia)|sostrato]]). La [[specie]] animale è anch'essa quindi una riproduzione empirica dell'idea. Per Schopenhauer le idee precedono (logicamente) le individualità empiriche come condizione della loro possibilità, perché solo le idee sono onnicomprensive di tutte le infinite e possibili rappresentazioni.
 
La differenza individuale tra gli individui di una medesima specie è attribuibile al [[principio di individuazione]] (quindi a spazio e tempo): la raggruppabilità sotto un'idea prescinde quindi dalle differenze empiriche.
 
Sottratte a spazio, tempo e causalità le idee sono paragonabili alle idee di [[Platone]], [[Ente (filosofia)|enti]] universali rispetto a cui il mondo fenomenico è una copia.<br />
Schopenhauer ricorda però che, a differenza di Platone, le idee non sono ancora la vera realtà, ma un passaggio intermedio tra il fenomenico e la volontà.<br />
Le idee quindi sono considerabili l'oggettivazione della volontà precedente l'oggettivazione nel mondo fenomenico.