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Nell'aprile 1941, con l'approssimarsi della caduta dell'[[Impero italiano]] il [[viceré d'Etiopia]], [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898)|Amedeo di Savoia Aosta]], dietro richiesta del suo aiutante di volo capitano [[Aldo Tait]], autorizzò l'evacuazione in Italia dei tre superstiti velivoli da trasporto [[Savoia-Marchetti S.M.83]] ( I-ARCO, I-VADO, e I-NOVI) originariamente dell'Ala Littoria, e inquadrati nel Nucleo Trasporti A.O.I..<ref name=R0p70>{{Cita|Robinson 2020|p. 70}}.</ref> Egli era uno dei sei piloti, gli altri erano Alberto Agostinelli (suo secondo), Giulio Cazzaniga e Rinaldo Pretti, e Ludovico Riva Romano e Guido Girassetti.<ref name=Br5p32>{{Cita|Brotzu, Caso, Cosolo 1975|p. 32}}.</ref> I tre aerei, che trasportavano 6 specialisti e 30 passeggeri, decollarono da [[Addis Abeba]] alle 16:15 del 3 aprile 1941, raggiunsero [[Gedda]], in [[Arabia Saudita]], e poi singolarmente [[Bengasi]], [[Tripoli]] e da lì Roma.<ref name=Br5p32/>
Per questa azione fu decorato di [[Medaglia al valore aeronautico|Medaglia d'oro al valore aeronautico]] e promosso al grado di [[capitano]] pilota per merito di guerra. Dopo il suo rientro in Italia riprese subito i voli di collegamento con l'A.O.I., volando sui Savoia Marchetti S.M.75. Effettuò cinque missioni di collegamento con l'[[Aeroporto di Gondar]], trasportando rifornimenti e al ritorno passeggeri che dovevano essere evacuati, effettuando uno scalo intermedio a [[Gibuti]], nella [[Somalia francese]], prima del volo diretto su Bengasi.<ref name=B5p65>{{Cita|Brotzu, Caso 1975|p. 65}}.</ref> Il 6 ottobre 1941 decollò da Gondar sullo S.M.75 I-LUNO (607-10) atterrando a Gibuti alle 10:30 dove iniziò a scaricare le merci prima di ripartire per Bengasi.<ref name=B5p65/> L'aereo portava le insegne della [[Croce Rossa]], ma fu ugualmente distrutto in una incursione effettuata da caccia [[Curtiss P-36 Hawk|Curtiss P-36 Mohawk]] del No.3 Squadron della [[South African Air Force]], colpito dall'aereo del
All'inizio del 1942 il prototipo del [[Piaggio P.23R]], che giaceva inutilizzato, fu da lui preso in considerazione per il volo di collegamento da Roma a [[Tokio]], e il 26 febbraio 1942 egli scrisse una lettera alla segreteria del Capo del Governo [[Benito Mussolini]] suggerendo che l'aereo fosse utilizzato a questo scopo, ma a causa di un incidente in fase di atterraggio che danneggiò l'aereo non se ne fece più nulla.<ref name=S9p16>{{cita|Sgarlato 2009|p. 16}}.</ref>
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