Clavicembalo: differenze tra le versioni
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Nei secoli XVII e XVIII, il clavicembalo fu uno degli strumenti più utilizzati nella prassi musicale. I maggiori compositori di quei secoli hanno scritto opere specificamente destinate al clavicembalo come strumento solista (particolarmente famose, già all'epoca, le opere di [[William Byrd]], [[Girolamo Frescobaldi]], [[Jan Pieterszoon Sweelinck]], [[François Couperin]], [[Jean-Philippe Rameau]], [[Johann Sebastian Bach]], [[Georg Friedrich Händel]], [[Alessandro Scarlatti|Alessandro]] e [[Domenico Scarlatti]]), ma l'impiego più frequente dello strumento era quello della realizzazione del [[basso continuo]], presente nella quasi totalità delle composizioni musicali strumentali e vocali fino alla seconda metà del secolo XVIII. Nello stesso periodo il clavicembalo - come avverrà nei secoli successivi per il pianoforte - fu lo strumento più diffuso anche fra i musicisti dilettanti, ai quali furono destinate innumerevoli edizioni a stampa di una vasta letteratura. Il celebre matematico [[Eulero]] (1707-1783), ad esempio, ''amava rilassarsi suonando il suo clavicembalo''.<ref>Marcus du Sautoy, ''L'enigma dei numeri primi'', ed. it.: Milano, Rizzoli, 2004, p. 143</ref>
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{| class="wikitable" style="margin-left:auto; margin-right:auto;"
|+ Cassa di una copia da Pascal Taskin in costruzione<ref>Su gentile autorizzazione di Marco Brighenti, cembalaro in [[Parma]] ([http://www.brighenti-harpsichords.com sito internet])</ref>
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