Albert Einstein: differenze tra le versioni
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Agli inizi della sua carriera si occupò di [[meccanica statistica]] ([[moto browniano]], 1905) e di [[teoria dei quanti]], da lui interpretati come particelle fisiche ([[Fotone|fotoni]]), a differenza di Planck che considerava i quanti solo come pacchetti d'[[energia]]. Indagò anche le proprietà corpuscolari della luce e spiegò l'[[effetto fotoelettrico]] a partire dalle proprietà corpuscolari della radiazione elettromagnetica (1905). Per questo contributo riceverà il [[premio Nobel]] per la Fisica nel 1921. Identificò per primo il [[dualismo onda-particella]] (1909), che caratterizzerà tutto il successivo sviluppo della [[meccanica quantistica]]. Nell'ambito degli studi sull'interazione radiazione-materia, nel 1917 teorizzò il fenomeno dell'[[emissione stimolata]]. Tale lavoro è il presupposto teorico per il funzionamento dei dispositivi [[laser]], realizzati a partire dagli [[anni 1960]] del [[XX secolo]].
Ritenendo che la [[fisica classica]] non fosse più sufficiente a conciliare le leggi della [[meccanica newtoniana]] con le leggi dell'[[Interazione elettromagnetica|elettromagnetismo]], sviluppò la teoria della [[relatività ristretta]] (1905). Accortosi successivamente che il principio di relatività poteva essere esteso ai [[Campo gravitazionale|campi gravitazionali]], pubblicò nel 1916 un primo articolo sulla [[relatività generale]], contenente la sua teoria della gravitazione. Previde,
Nel 1917 applicò la teoria della relatività generale alla modellizzazione della struttura dell'[[universo]]. Nel 1935 introdusse il [[paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen]] sull'[[entanglement quantistico]], che ha aperto un filone di ricerca
sull'[[interpretazione della meccanica quantistica]] e sulle sue applicazioni per la realizzazione di [[Computer quantistico|computer quantistici]].
Nel 1933, mentre Einstein era in visita negli Stati Uniti, [[Adolf Hitler]] salì al potere. A causa delle sue origini ebraiche, Einstein non fece più ritorno in Germania.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Thomas Levenson|data=9 giugno 2017|titolo=The Scientist and the Fascist|rivista=The Atlantic|url=https://www.theatlantic.com/science/archive/2017/06/einstein-germany-and-the-bomb/528534/|accesso=2 giugno 2019|dataarchivio=12 maggio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190512133141/https://www.theatlantic.com/science/archive/2017/06/einstein-germany-and-the-bomb/528534/|urlmorto=no}}</ref> Si stabilì negli Stati Uniti e diventò cittadino statunitense nel 1940.<ref name="BoyerDubofsky2001">{{Cita libro|autore2=Melvyn Dubofsky|titolo=The Oxford Companion to United States History|url=https://books.google.com/books?id=SgtyKzBes6QC&pg=PA218|data=2001|editore=Oxford University Press|pagina=218|isbn=978-0-19-508209-8|autore1=Paul S. Boyer|accesso=2 giugno 2019|dataarchivio=2 agosto 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200802043636/https://books.google.com/books?id=SgtyKzBes6QC&pg=PA218|urlmorto=no}}</ref> Alla vigilia della [[seconda guerra mondiale]], inviò una [[Lettera Einstein-Szilárd|lettera al presidente Roosevelt]] nella quale lo avvisava del possibile sviluppo da parte della Germania di "bombe di un nuovo tipo estremamente potenti" e suggeriva agli Stati Uniti di cominciare a lavorare su ricerche di questo tipo. Ciò portò infine al [[progetto Manhattan]]. Einstein sostenne gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]], ma criticò l'idea di usare la [[fissione nucleare]] come arma. Firmò, con il filosofo britannico [[Bertrand Russell]], il [[Manifesto Russell-Einstein]], nel quale si evidenziava il pericolo delle armi nucleari. Fu affiliato all'[[Institute for Advanced Study]] a [[Princeton]] fino alla sua morte, avvenuta il 18 aprile 1955.
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