Città della Pieve: differenze tra le versioni
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L'abitato e il territorio di Città della Pieve rimasero duramente coinvolti nel conflitto denominato [[guerra di Castro]], combattuto fra lo [[Stato Pontificio]] e il [[Ducato di Parma e Piacenza|Ducato di Parma]] per ottenere il controllo del ducato laziale. Il 1º ottobre 1642 [[Odoardo I Farnese]] Duca di Parma fece ingresso nella città alla testa del suo esercito, con l'intenzione di fermarsi per una sola notte, in attesa che il suo ambasciatore a Roma Monsignor de Lyon trattasse un accordo con [[papa Urbano VIII]]. In realtà le truppe si trattennero per più giorni e i soldati, rimasti senza soldi e vettovagliamento, si diedero al saccheggio della Città e delle campagne fino al 10 ottobre, quando Odoardo decise di muovere il suo esercito in direzione del territorio [[Viterbo|Viterbese]]. Agli inizi del 1643 il Granduca di Toscana [[Ferdinando II de' Medici|Ferdinando II dei Medici]] strinse un'alleanza con la famiglia Farnese per contrastare le mire espansionistiche del Papa, a tale alleanza aderirono anche il [[Ducato di Modena e Reggio|Ducato di Modena]] e la [[Repubblica di Venezia]].
Nei primi giorni di giugno le truppe del Granduca, guidate dal principe [[Mattias de' Medici|Mattias]] e da [[Alessandro del Borro]], lasciarono l'accampamento di [[Montepulciano]] per muovere in direzione del confine con lo stato Ecclesiastico. L'esercito toscano raggiunse Città della Pieve in quel periodo difesa da pochi uomini armati posti al comando del Maggiore Frizza Napolitano che rifiutò di consegnare la città agli invasori e deciso a difenderla con tutte le sue forze. L'esercito Papale, accampato a [[Capodimonte (
Il 19 giugno il consiglio di Guerra pievese trattò una resa e consegnò la città alle truppe del Granduca. Il principe Mattia pose al comando di Città della Pieve il Cavaliere Niccolò Brandolini Fiorentino, che, per assicurare la difesa delle mura cittadine, fece chiudere con un terrapieno la porta Romana e aprì la porta Castello, quest'ultima meglio difendibile. Numerosi furono i nobili ed ecclesiastici pievesi trattenuti in ostaggio ed inviati a Firenze come prigionieri di guerra.
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