Unni: differenze tra le versioni
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[[File:Hunnish - Bracelet - Walters 571082 - Detail Front.jpg|alt=Questo superbo bracciale tubolare si chiude con un fermaglio decorato con granulazione, un segno distintivo dell'artigianato unno, attorno a un granato rotondo centrale. I dorsi degli emisferi sono decorati con una filigrana. Mentre anche le donne unne indossavano gioielli, le grandi dimensioni di questo braccialetto suggeriscono che sarebbe stato indossato da un uomo, in alto sul braccio.|sinistra|miniatura|Bracciale Unno - del V secolo - Dettaglio frontale]]
Buone descrizioni degli abiti del Unno, noti a noi grazie alle sepolture contemporanee dell'Asia centrale. Indossavano probabilmente i [[Khalat]], che mancano nelle fonti greco-romane.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=119|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9.}}</ref> Lo storico bizantino Prisco riferisce di aver visto un mercante greco che scambiò per un Unno perché indossava abiti "sciti"; questo sembra dimostrare che gli Unni indossavano un abito distinto che faceva parte della loro identificazione etnica.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=16|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9. p 16}}</ref> Ammiano riferisce che gli Unni indossavano abiti di lino o pellicce di topi e gambali di pelle di capra, che non lavavano.<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|nome3=E. A.|cognome3=Thompson|titolo=The Huns|accesso=2024-04-05|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=47|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> Sebbene l'uso di pellicce e lino possa essere accurato, la descrizione degli Unni con pelli di animali sporche e con addosso pelli di topo è chiaramente derivata da stereotipi e [[Topos|topoi]] negativi sui barbari primitivi.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=115 - 116|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9.}}</ref> Prisco menziona anche l'uso di varie pellicce di animali rare e costose, e menziona le ancelle della regina [[Kreka]] di Attila che tessono biancheria decorativa.
Utilizzando reperti del moderno Kazakistan, l'archeologo Joachim Werner ha descritto l'abbigliamento unno come probabilmente costituito da grembiuli lunghi fino al ginocchio e con maniche (il khalat appunto), che a volte erano fatti di [[seta]], così come i pantaloni e gli stivali di pelle. <ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=116-117|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9.}}</ref> Sia San Girolamo che Ammiano descrivono gli Unni come se indossassero un berretto rotondo molto simile al berretto frigio: probabilmente fatto di feltro.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|pp=171-172|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref>
{{Citazione|un berretto rotondo, come lo vediamo raffigurato in Ulisse, come se una palla fosse divisa a metà e una delle parti posta sulla testa. Questo i greci e il nostro popolo lo chiamano τιάραν, alcuni lo chiamano Galerus|[[San Girolamo]], Epistulae LXIV, 13|Rotundum pilleolum quale pictum in Ulixe conspicimus, quasi sphaera media sit divisa, et pars altera ponatur in capite. Hoc Graeci et nostri τιάραν, nonnulli galerum vocant|lingua=Latino}}
Poiché l'abbigliamento nomade non aveva bisogno di spille, l'assenza di questo oggetto altrimenti comune in alcune sepolture barbariche potrebbe indicare un'influenza culturale unna.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|pp=389, 398|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011. isbn 9789004422421. s2cid 216441859.}}</ref> Secondo Maenchen-Helfen, le scarpe degli Unni erano probabilmente fatte di pelle di pecora.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|p=171|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref> La statuetta di Bántapuszta indossa stivali alti e voluminosi collegati alla cotta di maglia del guerriero tramite cinghie, del tipo descritto anche da Prisco.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=László|cognome=Károly|nome2=Mária|cognome2=Ivanics|data=2009-03|titolo=Reviews|rivista=Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae|volume=62|numero=2|pp=241–249|accesso=2024-04-05|doi=10.1556/aorient.62.2009.2.6|url=http://dx.doi.org/10.1556/aorient.62.2009.2.6}}</ref>
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