Unni: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
→Altre religioni: Aggiunto articolo mancante. Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile |
Annullata la modifica 138693054 di Pil56 (discussione) in quanto le fonti sono affidabili Etichetta: Annulla |
||
Riga 28:
[[File:Hunnen.jpg|miniatura|Gli Unni in battaglia contro gli [[Alani]] (illustrazione ottocentesca di [[Johann Nepomuk Geiger]])]]
Addirittura, un principato unno che comprendeva i territori delimitati dai fiumi [[fiume Talas|Talas]] e [[fiume Tarim|Tarim]] e dai [[Monti Altaj]], arruolò come mercenari un gruppo di soldati capaci di combattere "uniti come le squame del pesce", in base a quanto scritto dalle cronache cinesi, nel [[36 a.C.]], provenienti dalle regioni orientali di confine del [[Regno dei Parti]]: ci sono fondati indizi che tali mercenari furono legionari romani presi prigionieri dai [[Parti]] tra il [[53 a.C.]] (disfatta di [[Marco Licinio Crasso|Crasso]] a [[Carre (città)|Carre]]) ed il 36 a.C. (disfatta di [[Marco Antonio]]). Se effettivamente la situazione stesse in questi termini, legionari romani, in seguito catturati dai cinesi, avrebbero combattuto per gli avi di coloro che furono i protagonisti della [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]] mezzo millennio più tardi [http://www.icampiflegrei.it/Bollettino/cina_1.htm]. Comunque, l'identificazione degli Unni ('''xiongren''' in mandarino moderno) con tale gruppo nomade è carente di prove.
Si diceva che dove passassero gli Unni non crescesse più l'erba. Questo fa bene intendere quali fossero le devastazioni arrecate dalle loro scorrerie.
Riga 46:
Recenti ricerche hanno mostrato che nessuna delle grandi confederazioni di guerrieri della steppa era etnicamente pura e, a rendere le cose più difficili, diversi clan affermavano di essere Unni basandosi semplicemente sul prestigio del loro nome; o era attribuito da estranei che li descrivevano con comuni caratteristiche, presunti luoghi d'origine o reputazione. Sebbene sia molto difficile risalire ad un luogo di origine degli Unni, sembra che all'inizio il nome designasse un prestigioso gruppo di guerrieri della steppa la cui origine etnica è sconosciuta.<ref>{{Cita libro |autore=[[Walter Pohl]] |titolo=Late Antiquity: A Guide to the Postclassical World |editore=The Belknap Press of Harvard University Press |anno=1999 |isbn=978-0-674-51173-6 |pp=[https://archive.org/details/lateantiquitygui00bowe/page/501 501–502] |capitolo=Huns |curatore1=G. W. Bowersock |curatore2=Peter Brown |curatore3=Oleg Grabar |lingua=en |urlcapitolo=https://archive.org/details/lateantiquitygui00bowe|url=https://archive.org/details/lateantiquitygui00bowe/page/501}}</ref>
Gli Unni non devono essere confusi con gli ''Aparni'' ("[[Unni Bianchi]]")<ref>Gli '''Aparni''' sono probabilmente da identificarsi con gli '''Sparnioi''' della confederazione dei '''Dahae''' menzionati da [[Strabone]] nella '''Geografia'''. Si noti che i [[Parti]], prima di invadere la [[Persia]] e fondare la [[Arsacidi di Partia|dinastia arsacide]], si chiamavano '''Parni'''. Gli Aparni potrebbero dunque essere [[Iranici]].</ref> di [[Procopio di Cesarea|Procopio]], in quanto si tratta di un ramo culturale e fisico completamente diverso, né con i [[Chioniti]] (gli ''Unni rossi'', probabilmente i ''[[Kian-yun]]'' dei cinesi)<ref>È stato suggerito che i '''Chioniti'''/'''Kian-Yun''' (ma si trova anche Kyan-hun, Jankun, Giankun, Giangun, vedi [[Cultura di Taštyk]]) siano gli ultimi discendenti della [[cultura di Afanasevo]] e dunque sarebbero indoeuropei occidentali come i [[Tocari]].</ref> che comparvero sulla scena in [[Transoxiana]] nel [[320]], guidati dal re [[Kidara]].
== Cultura ==
Riga 70:
==== Indumenti ====
[[File:Hunnish - Bracelet - Walters 571082 - Detail Front.jpg|alt=Questo superbo bracciale tubolare si chiude con un fermaglio decorato con granulazione, un segno distintivo dell'artigianato unno, attorno a un granato rotondo centrale. I dorsi degli emisferi sono decorati con una filigrana. Mentre anche le donne unne indossavano gioielli, le grandi dimensioni di questo braccialetto suggeriscono che sarebbe stato indossato da un uomo, in alto sul braccio.|sinistra|miniatura|Bracciale Unno - del V secolo - Dettaglio frontale]]
Buone descrizioni degli abiti del Unno, noti a noi grazie alle sepolture contemporanee dell'Asia centrale. Indossavano probabilmente i [[Khalat]], che mancano nelle fonti greco-romane.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=119|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9.}}</ref> Lo storico bizantino Prisco riferisce di aver visto un mercante greco che scambiò per un Unno perché indossava abiti "sciti"; questo sembra dimostrare che gli Unni indossavano un abito distinto che faceva parte della loro identificazione etnica.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=16|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9. p 16}}</ref> Ammiano riferisce che gli Unni indossavano abiti di lino o pellicce di topi e gambali di pelle di capra, che non lavavano.<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|nome3=E. A.|cognome3=Thompson|titolo=The Huns|accesso=2024-04-05|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=47|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> Sebbene l'uso di pellicce e lino possa essere accurato, la descrizione degli Unni con pelli di animali sporche e con addosso pelli di topo è chiaramente derivata da stereotipi e [[Topos|topoi]] negativi sui barbari primitivi.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=115 - 116|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9.}}</ref> Prisco menziona anche l'uso di varie pellicce di animali rare e costose, e menziona le ancelle della regina [[Kreka]] di Attila che tessono biancheria decorativa.
Utilizzando reperti del moderno Kazakistan, l'archeologo Joachim Werner ha descritto l'abbigliamento unno come probabilmente costituito da grembiuli lunghi fino al ginocchio e con maniche (il khalat appunto), che a volte erano fatti di [[seta]], così come i pantaloni e gli stivali di pelle. <ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=116-117|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9.}}</ref> Sia San Girolamo che Ammiano descrivono gli Unni come se indossassero un berretto rotondo molto simile al berretto frigio: probabilmente fatto di feltro.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|pp=171-172|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref>
{{Citazione|un berretto rotondo, come lo vediamo raffigurato in Ulisse, come se una palla fosse divisa a metà e una delle parti posta sulla testa. Questo i greci e il nostro popolo lo chiamano τιάραν, alcuni lo chiamano Galerus|[[San Girolamo]], Epistulae LXIV, 13|Rotundum pilleolum quale pictum in Ulixe conspicimus, quasi sphaera media sit divisa, et pars altera ponatur in capite. Hoc Graeci et nostri τιάραν, nonnulli galerum vocant|lingua=Latino}}
Poiché l'abbigliamento nomade non aveva bisogno di spille, l'assenza di questo oggetto altrimenti comune in alcune sepolture barbariche potrebbe indicare un'influenza culturale unna.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|pp=389, 398|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011. isbn 9789004422421. s2cid 216441859.}}</ref> Secondo Maenchen-Helfen, le scarpe degli Unni erano probabilmente fatte di pelle di pecora.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|p=171|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref> La statuetta di Bántapuszta indossa stivali alti e voluminosi collegati alla cotta di maglia del guerriero tramite cinghie, del tipo descritto anche da Prisco.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=László|cognome=Károly|nome2=Mária|cognome2=Ivanics|data=2009-03|titolo=Reviews|rivista=Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae|volume=62|numero=2|pp=241–249|accesso=2024-04-05|doi=10.1556/aorient.62.2009.2.6|url=http://dx.doi.org/10.1556/aorient.62.2009.2.6}}</ref>
==== Abitazioni ====
Riga 121 ⟶ 127:
Un elmo tardo romano del tipo "Ridge Berkasovo" è stato trovato con una sepoltura unna a [[Concești]].<ref name="Glad, Damien 2010">{{cita libro |lingua=en |autore=Damien Glad |anno=2010 |titolo=The Empire's Influence on Barbarian Elites from the Pontus to the Rhine (5th–7th Centuries): A Case Study of Lamellar Weapons and Segmental Helmets |capitolo=The Pontic-Danubian Realm in the Period of the Great Migration |pp=349–362}}</ref> Un elmo unno del tipo ''Segmentehelm'' è stato trovato a Chudjasky, uno [[Spangenhelm]] unno nella tomba di Tarasovsky nel 1784 e un altro del tipo ''Bandhelm'' a Turaevo.<ref>{{cita libro |lingua=de |autore=Christian Miks |anno=2009 |titolo=RELIKTE EINES FRÜHMITTELALTERLICHEN OBERSCHICHTGRABES? Überlegungen zu einem Konvolut bemerkenswerter Objekte aus dem Kunsthandel; Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz |capitolo=56 |pp=395–538, 500}}</ref> Frammenti di elmi lamellari risalenti al periodo unno e all'interno della sfera unna sono stati trovati a Iatrus, Illichevka e Kalkhni.<ref name="Glad, Damien 2010"/> L'[[armatura lamellare]] degli unni non è stata trovata in Europa, sebbene due frammenti di probabile origine unna siano stati trovati nell'Ob superiore e nel Kazakistan occidentale risalenti al III-IV secolo<ref>{{cita libro |lingua=ru |autore=A.F. Medvedev |anno=1959 |titolo=K istorii plastinchatogo dospeha na Rusi |titolotradotto=On the History of Plate Armor in Medieval Russia |editore=Soviet Archaeology |capitolo= 2 |p=119}}</ref>. Un ritrovamento di lamelle datato intorno al 520 dal magazzino di Toprachioi nella fortezza di Halmyris vicino a Badabag, in Romania, suggerisce un'introduzione della fine del V o dell'inizio del VI secolo. È noto che gli Avari eurasiatici introdussero armature lamellari nell'esercito romano e nel popolo germanico dell'era della migrazione a metà del VI secolo, ma questo tipo successivo non appare prima di allora.
==== Archi e Frecce ====
[[File:02019 0565 Reflexbogen, Fürsten-Grab von Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Un "arco unno" riflesso cerimoniale ricostruito da una lamina d'oro trovata in una sepoltura nomade a Jakuszowice, nella moderna Polonia.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|p=379|pp=383-384|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011. isbn 9789004422421. s2cid 216441859.}}</ref>]]
Le antiche fonti romane sottolineano l'importanza dell'arco per gli Unni,<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|p=221|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref> ed era l'arma principale degli Unni.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=M. H.|cognome=OFFORD|data=1991-10-01|titolo=Review. Variation and Change in French: Essays Presented to Rebecca Posner on the Occasion of her Sixtieth Birthday. Green, John N. and Wendy Ayres-Bennett (eds)|rivista=French Studies|volume=45|numero=4|pp=498–498|accesso=2024-04-05|doi=10.1093/fs/45.4.498|url=http://dx.doi.org/10.1093/fs/45.4.498}}</ref> Gli Unni usavano un arco composito o riflesso di quello che viene spesso chiamato di "tipo Unno", uno stile che si era diffuso a tutti i nomadi della steppa eurasiatica all'inizio del periodo degli Unni. Misuravano tra 120 e 150 centimetri. Gli esemplari sono molto rari nella documentazione archeologica, con reperti in Europa raggruppati nella steppa del Ponto e nella regione del Medio Danubio.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=M. H.|cognome=OFFORD|data=1991-10-01|titolo=Review. Variation and Change in French: Essays Presented to Rebecca Posner on the Occasion of her Sixtieth Birthday. Green, John N. and Wendy Ayres-Bennett (eds)|rivista=French Studies|volume=45|numero=4|pp=498–498|accesso=2024-04-05|doi=10.1093/fs/45.4.498|url=http://dx.doi.org/10.1093/fs/45.4.498}}</ref> La rarità degli esemplari sopravvissuti rende difficile fare affermazioni precise sui vantaggi di quest'arma.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|p=383|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011. isbn 9789004422421. s2cid 216441859.}}</ref> Gli archi erano difficili da costruire e probabilmente erano oggetti di grande valore: erano fatti di legno flessibile, strisce di corno o osso e tendini di animali.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|pp=383-384|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011. isbn 9789004422421. s2cid 216441859.}}</ref> L'osso utilizzato per rinforzare l'arco lo rendeva più resistente ma probabilmente meno potente.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=2024-04-05|data=2016-08-04|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|p=83|pp=}}</ref> Le tombe di figure identificate come "principi" tra gli Unni sono state trovate sepolte con archi cerimoniali dorati in un'ampia area dal Reno al Dnepr.<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns, Rome and the Birth of Europe|url=https://www.cambridge.org/core/product/identifier/9780511920493/type/book|accesso=2024-04-05|edizione=1|data=2013-04-18|editore=Cambridge University Press|p=203|ISBN=978-0-511-92049-3|DOI=10.1017/cbo9780511920493. isbn 9781107009066.}}</ref> Gli archi venivano sepolti con l'oggetto posto sul petto del defunto.<ref>{{Cita libro|nome=Ta Sen|cognome=TAN|titolo=Introduction of the Overland Silk Road and Maritime Silk Road|url=http://dx.doi.org/10.1142/9781783269303_0002|accesso=2024-04-05|data=2016-08-04|editore=IMPERIAL COLLEGE PRESS|p=82 - 83}}</ref>
Gli archi scagliavano frecce più grandi dei precedenti archi di "tipo scita", e nella documentazione archeologica la comparsa di punte di freccia trilobate in ferro è considerata un segno della loro diffusione.<ref>{{Cita libro|nome=Oleksandr|cognome=Symonenko|titolo=Warfare and Arms of the Early Iron Age Steppe Nomads|url=http://asianhistory.oxfordre.com/view/10.1093/acrefore/9780190277727.001.0001/acrefore-9780190277727-e-237|accesso=2024-04-05|data=2017-06-28|editore=Oxford University Press|lingua=en|ISBN=978-0-19-027772-7|DOI=10.1093/acrefore/9780190277727.013.237. isbn 978-0-19-027772-7.}}</ref> Ammiano, pur riconoscendo l'importanza degli archi unni, non appare ben informato al riguardo e sostiene, tra l'altro, che gli Unni usassero solo frecce con punta in osso.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|pp=221-222|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref>
==== Spade e altre armi ====
[[File:02019 0566 (2) Spatha of Jakuszowice.jpg|sinistra|miniatura|Una spatha sepolta in una tomba del periodo degli Unni con origini nomadi proveniente da Jakuszowice nella moderna Polonia. <ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|p=379|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011. isbn 9789004422421. s2cid 216441859.}}</ref>]]
Ammiano riferisce che gli Unni usavano spade di ferro,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=Peter J.|cognome2=Heather|titolo=The Huns|accesso=2024-04-05|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|p=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> e spade cerimoniali, pugnali e foderi decorati sono reperti frequenti nelle sepolture del periodo degli Unni.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=2024-04-05|data=2013-08-19|editore=BRILL|p=513|ISBN=978-90-04-25258-5|DOI=10.1163/9789004252585_016. isbn 9789004252585.}}</ref> Inoltre, molte spade sono adornate con delle perle; questi elementi decorativi potrebbero aver avuto un significato religioso.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=2024-04-05|data=2013-08-19|editore=BRILL|pp=518-519|ISBN=978-90-04-25258-5|DOI=10.1163/9789004252585_016. isbn 9789004252585.}}</ref> A partire da Joachim Werner, gli archeologi hanno sostenuto che gli Unni potrebbero aver originato la moda di decorare le spade con [[cloisonné]];<ref>{{Cita libro|nome=Hyun Jin|cognome=Kim|titolo=The Huns|accesso=2024-04-05|collana=Peoples of the ancient world|data=2016|editore=Routledge|p=170|ISBN=978-1-138-84171-0}}</ref> tuttavia, Philip von Rummel sostiene che queste spade mostrano una forte influenza mediterranea, sono rare nel bacino dei Carpazi dal periodo degli Unni, e potrebbero essere state prodotte da officine bizantine.<ref>{{Cita libro|nome=Philipp|cognome=Rummel|titolo=Habitus barbarus: Kleidung und Repräsentation spätantiker Eliten im 4. und 5. Jahrhundert|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110918205/html|accesso=2024-04-05|data=2007-12-31|editore=DE GRUYTER|pp=346–348|ISBN=978-3-11-019150-9|DOI=10.1515/9783110918205. isbn 978-3-11-019150-9.}}</ref>
Thompson è scettico sul fatto che gli Unni potessero fondere la ghisa da soli,<ref>{{Cita libro|nome=E. A.|cognome=Thompson|nome2=P. J.|cognome2=Heather|nome3=E. A.|cognome3=Thompson|titolo=The Huns|accesso=2024-04-05|collana=The peoples of Europe|data=1996|editore=Blackwell|pp=59|ISBN=978-0-631-15899-8}}</ref> ma Maenchen-Helfen sostiene che "[l]'idea che i cavalieri unni si facessero strada fino alle mura di Costantinopoli e alla Marna con spade barattate e catturate è assurda."<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|p=12|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref> Una spada caratteristica usata dagli Unni e dai loro popoli sudditi era la lunga ''[[seax]]'' a lama stretta.<ref>{{Cita libro|nome=Aleksander|cognome=Bursche|nome2=John|cognome2=Hines|nome3=Anna|cognome3=Zapolska|titolo=The Migration Period between the Oder and the Vistula (2 vols)|url=https://brill.com/view/title/56858|accesso=2024-04-05|data=2020-03-17|editore=BRILL|p=396|ISBN=978-90-04-42242-1|DOI=10.1163/9789004422421_011. isbn 9789004422421. s2cid 216441859.}}</ref> A partire dal lavoro di J. Werner negli anni '50, molti studiosi hanno creduto che gli Unni abbiano introdotto questo tipo di spada in Europa.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Paweł|cognome=Valde-Nowak|data=2021-12|titolo=Editorial: Professor Zenon Woźniak. Editor of twenty-five volumes of Acta Archaeologica Carpathica|rivista=Acta Archaeologica Carpathica|volume=56|pp=9–12|accesso=2024-04-05|doi=10.4467/00015229aac.21.001.15342|url=http://dx.doi.org/10.4467/00015229aac.21.001.15342}}</ref> Nelle versioni più antiche, queste spade sembrano essere armi più corte e da taglio. Gli Unni, insieme agli Alani e ai popoli germanici orientali, usavano anche un tipo di spada conosciuta come ''spatha'' germanica orientale o asiatica, una lunga spada di ferro a doppio taglio con una guardia incrociata di ferro. Queste spade sarebbero state usate per abbattere i nemici che erano già stati messi in fuga dalle raffiche di frecce degli Unni.<ref>{{Cita libro|nome=Alexander|cognome=Sarantis|nome2=Neil|cognome2=Christie|titolo=War and Warfare in Late Antiquity (2 vols.): Current Perspectives|url=https://brill.com/view/title/24219|accesso=2024-04-05|data=2013-08-19|editore=BRILL|p=513|ISBN=978-90-04-25258-5|DOI=10.1163/9789004252585_016. isbn 9789004252585.}}</ref> Fonti romane menzionano anche i lacci di corda come armi usate a distanza ravvicinata per immobilizzare gli avversari.<ref>{{Cita libro|nome=P. J.|cognome=Heather|titolo=The fall of the Roman Empire: a new history of Rome and the Barbarians|url=https://www.worldcat.org/title/ocm58595067|accesso=2024-04-05|data=2006|editore=Oxford University Press|p=157|OCLC=ocm58595067|ISBN=978-0-19-515954-7}}</ref>
Alcuni Unni o le popolazioni a loro sottomesse potrebbero anche aver portato lance pesanti, come attestato per alcuni mercenari unni nelle fonti romane.<ref>{{Cita libro|nome=Otto J.|cognome=Maenchen-Helfen|titolo=The World of the Huns|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1525/9780520310773/html|accesso=2024-04-05|data=1973-12-31|editore=University of California Press|p=239|ISBN=978-0-520-31077-3|DOI=10.1525/9780520310773. isbn 978-0-520-01596-8.}}</ref>
== Storia ==
[[Dionisio Periegete]] parla di un popolo, forse gli Unni, che viveva lungo il [[Mar Caspio]] attorno al [[200]], e inoltre nel [[214]], [[Choronei Mozes]] nella sua "Storia dell'Armenia" indica gli ''Hunni'' come vicini dei [[Sarmati]] e prosegue descrivendo come catturarono la città di Balk (Kush in armeno) in un periodo tra il [[194]] e il [[214]], spiegando perché i greci chiamavano quella città '''Hunuk'''. Senza la presenza degli Xiongnu, la Cina visse un secolo di pace, interrotto quindi dalla famiglia Liu di Unni Tiefu che tentò di ristabilire la sua presenza nella Cina occidentale. In Occidente, i [[Impero romano|Romani]] invitarono gli Unni ad ovest dell'[[Ucraina]], alla colonizzazione della [[Pannonia]] nel [[361]] e [[372]], sotto il governo del loro capo Balimir, così che essi sconfissero gli [[Alani]]. In [[Oriente (regione geografica)|Oriente]] invece, all'inizio del [[V secolo]], [[Tiefu Xia]] è l'ultima dinastia degli Unni nella Cina orientale, mentre sono presenti gli [[Alchon]] e gli [[Huna]] in [[Afghanistan]] e [[Pakistan]]. Da qui in poi, decifrare la storia degli Unni e dei loro successori diventa più semplice per via degli eventi relativamente bene documentati da fonti bizantine, armene, iraniane, indiane e cinesi. Fino al VI secolo è sopravvissuto il principato unno di Yue-Pan in Asia centrale nell'orbita [[Sogdiana]].
=== Gli Unni in Europa ===
Riga 242 ⟶ 256:
| 197 a.C. || Guerra tra Unni e Yueh-chi
|-
| 165 a.C. || '''Vittoria degli Unni sugli Yueh-chi'''. Migrazione degli [[Yueh-chi]] al di là del Tien-Shan e dei [[Wusun]] nella pianura dei Sette fiumi (Semirecie).
|-
| 158 a.C. || Incursioni unne in Cina
Riga 289 ⟶ 303:
== Bibliografia ==
'''Fonti primarie'''
* {{la}} [[Ammiano Marcellino]], ''Res gestae libri XXXI''.
* {{la}} [[Giordane]], ''Getica'', {{cita web|url=https://people.ucalgary.ca/~vandersp/Courses/texts/jordgeti.html|titolo=traduzione in inglese QUI}}
Riga 295 ⟶ 309:
* {{la}} [[Salviano di Marsiglia]], ''De gubernatione Dei'', {{cita web|url=http://www.tertullian.org/fathers/salvian_gov_00_intro.htm|titolo=traduzione in inglese QUI}}
'''Studi moderni'''
* {{cita libro |autore=Peter Heather |titolo=La caduta dell'Impero romano: una nuova storia |editore=Garzanti |città=Milano |anno=2006 |ISBN=978-88-11-68090-1 |cid=Heather}}
* {{cita libro |autore=Christopher Kelly |titolo=Attila e la caduta di Roma |editore=Bruno [[Mondadori]] |città=Milano |anno=2009 |ISBN=9788861593633 |cid=Kelly}}
|