Roberto Calvi: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Crack del Banco Ambrosiano}}
{{Doppia immagine|destra|Francesco Pazienza.jpg|150|Flavio Carboni.jpg|150|[[Francesco Pazienza]] (a sinistra) e [[Flavio Carboni]] (a destra), stretti collaboratori di Calvi nell'ultimo periodo della sua vita e condannati per aver sottratto dalle casse del Banco Ambrosiano ben 7 miliardi e mezzo di lire in veste di finanziamenti<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/03/07/dal-crack-ambrosiano-al-supersismi.html|titolo=DAL CRACK AMBROSIANO AL 'SUPERSISMI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=7 marzo 1985|lingua=it|accesso=12 dicembre 2022}}</ref>.}}
Il 9 novembre [[1977]] furono affissi nel centro di Milano numerosi manifesti in cui si accusava Calvi di diversi reati nella gestione del Banco Ambrosiano<ref name=":3">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/05/22/una-vita-di-intrighi-dal-sindacato-giallo.html|titolo=UNA VITA DI INTRIGHI DAL SINDACATO GIALLO ALLA VICENDA CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 maggio 1984|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref>. L'iniziativa avvenne ad opera del giornalista [[Luigi Cavallo]] (legato ad ambienti dei [[Servizi segreti italiani|servizi segreti]]) e si rivelò una manovra ricattatoria di Sindona, che sperava così di ottenere denaro da Calvi per portare a termine il salvataggio delle sue banche<ref name=":02">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/07/20/page_004.pdf|titolo=Il PG D'Ambrosio descrive i brogli di Calvi: «Perché nessuno lo fermò?»|editore=L'Unità|data=20 luglio 1982}}</ref>. L'accordo per far cessare questa campagna denigratoria fu raggiunto grazie alla mediazione di Gelli e prevedeva il pagamento della somma di 500mila [[Dollaro statunitense|dollari]] da parte di Calvi al banchiere siciliano, che venne mascherato dietro la vendita fittizia di una villa di proprietà dello stesso Sindona<ref name=":3" /><ref name=":02" />.

Dopo la comparsa dei manifesti, alcuni ispettori della [[Banca d'Italia]] guidati dal dottor [[Giulio Padalino]] furono inviati dall'allora [[Governatore della Banca d'Italia|governatore]] [[Paolo Baffi]] e dal vice direttore generale [[Mario Sarcinelli]] per verificare la veridicità delle accuse e con un dettagliato rapporto denunciarono molte irregolarità del Banco Ambrosiano alla magistratura<ref name=":0222">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/07/14/page_004.pdf|titolo=La Bankitalia nel 78 definiva «incontrollabile» l'Ambrosiano|editore=L'Unità|data=14 luglio 1982}}</ref>: l'inchiesta venne affidata al [[sostituto procuratore]] di [[Milano]] [[Emilio Alessandrini]], il quale venne ucciso il 29 gennaio [[1979]] da un commando di [[Terrorismo|terroristi]] di [[Prima Linea (organizzazione)|Prima Linea]]<ref name=":022">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1981/04/08/page_004.pdf|titolo=Banco Ambrosiano: improvviso vertice a Roma con Pertini?|editore=L'Unità|data=8 aprile 1981}}</ref>. Il 24 marzo successivo, Baffi e Sarcinelli, artefici dell'ispezione, vennero arrestati e costretti alle dimissioni<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/22/ora-qualcuno-chiedera-scusa-paolo-baffi-sarcinelli.html|titolo=ORA QUALCUNO CHIEDERA' SCUSA A PAOLO BAFFI E SARCINELLI? - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 luglio 1984|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref> ma poi completamente prosciolti nel [[1983]], in seguito all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse mosse a loro carico<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfoglio.it/politica/2016/09/20/news/ciampi-e-il-metodo-baffi-alla-prova-dellattacco-affaristico-giudiziario-104272/|titolo=Ciampi e il “metodo Baffi” alla prova dell'attacco affaristico-giudiziario|sito=www.ilfoglio.it|lingua=it|accesso=2022-12-14}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2005/09/29/Economia/BANKITALIA-BAFFI-INCRIMINATO-E-SARCINELLI-ARRESTATO-IL-PRECEDENTE-DEL-79_155543.php|titolo=BANKITALIA: BAFFI INCRIMINATO E SARCINELLI ARRESTATO, IL PRECEDENTE DEL '79|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2022-12-14}}</ref>.
 
In seguito il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità che si risolse grazie a finanziamenti della [[Banca Nazionale del Lavoro|BNL]] e dell'[[Eni]] per circa 150 milioni di [[Dollaro statunitense|dollari]]; una seconda crisi di liquidità nel 1980 fu risolta grazie a un nuovo finanziamento dell'ENI di 50 milioni di dollari, per ottenere i quali Calvi — come risulta dagli atti processuali — pagò una tangente di 7 milioni di dollari a [[Claudio Martelli]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/febbraio/11/Martelli_sotto_inchiesta_dimette_co_0_9302114862.shtml Martelli sotto inchiesta si dimette] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100711022650/http://archiviostorico.corriere.it/1993/febbraio/11/Martelli_sotto_inchiesta_dimette_co_0_9302114862.shtml |data=11 luglio 2010 }}, ''[[Corriere della Sera]]'', 11 febbraio 1993</ref> e a [[Bettino Craxi]] versata sul famoso "[[conto protezione]]"<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/04/15/banco-ambrosiano-craxi-alla-sbarra.html|titolo=BANCO AMBROSIANO CRAXI ALLA SBARRA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=15 aprile 1994|lingua=it|accesso=21 dicembre 2022}}</ref> aperto dal [[Partito Socialista Italiano|PSI]] presso l'[[UBS]] di [[Lugano]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/06/17/larini-ecco-la-storia-del-conto-protezione.html|titolo=Larini: Ecco la storia del Conto Protezione - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 giugno 1999|lingua=it|accesso=1º dicembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/06/15/Cronaca/CONTO-PROTEZIONE-DA-RIFARE-PROCESSO-CRAXI-MARTELLI_202700.php|titolo=CONTO PROTEZIONE: DA RIFARE PROCESSO CRAXI-MARTELLI|sito=www1.adnkronos.com|data=15 giugno 1999|lingua=it|accesso=1º dicembre 2022}}</ref>. Nell'aprile [[1981]], sempre con la mediazione di Gelli e Ortolani, Calvi ottenne il 40% delle quote del [[RCS MediaGroup|Gruppo Rizzoli]] (che controllava il ''[[Corriere della Sera]]'' ed altri importanti testate nazionali) in cambio della ricapitalizzazione della società finanziata dal Banco Ambrosiano<ref name=":0">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/06/13/page_005.pdf|titolo=Calvi, banchiere all'inglese. Ma in tutti gli scandali si parla di lui|editore=L'Unità|data=13 giugno 1982}}</ref>.
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[[File:Blackfriars Bridge, River Thames, London, with St Pauls Cathedral.jpg|thumb|Il [[Ponte dei Frati Neri|Blackfriars Bridge]] a [[Londra]], sotto al quale Roberto Calvi fu ritrovato impiccato]]
 
Il [[7 giugno]] [[1982]] Calvi incaricò Carboni di organizzare il suo espatrio clandestino a [[Zurigo]], in [[Svizzera]], al fine di cercare fondi ed appoggi per far fronte alla pressante richiesta dei dirigenti dello IOR, [[Paul Marcinkus|monsignor Marcinkus]] e [[Luigi Mennini]], che pretendevano entro la fine del mese il pagamento del [[debito]] di 300 milioni di dollari che il Banco Ambrosiano aveva nei confronti della loro banca<ref name=":2" />. Il 9 giugno Calvi da [[Milano]] giunse a [[Roma]] in aereo, dove incontrò Carboni, che lo affidò ad Emilio Pellicani, suo segretario e factotum. L'11 giugno si diresse in aereo a [[Venezia]], per poi raggiungere in auto [[Trieste]], accompagnato sempre da Pellicani, il quale incontrò [[Ernesto Diotallevi]] (imprenditore e boss della [[Banda della Magliana]]), che gli consegnò il [[passaporto]] falso con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini" per poi darlo a Calvi in una busta insieme alla somma di 7 milioni di lire. Successivamente il banchiere giunse in [[Jugoslavia]] con il [[motoscafo]] del contrabbandiere [[Trieste|triestino]] Silvano Vittor, e da lì proseguì per [[Klagenfurt]], in [[Austria]], dove fu ospitato dalle sorelle Michaela e Manuela Kleinszig, fidanzate rispettivamente di Vittor e Carboni; il.

Il 14 giugno incontrò nuovamente Carboni a [[Bregenz]], al confine con la [[Svizzera]], in attesa di partire per Zurigo, ma avvenne un cambio di programma: il 15 giugno partì invece verso [[Londra]] dall'[[aeroporto di Innsbruck]] con un jet privato messo a disposizione dal finanziere svizzero Hans Albert Kunz; il 16 giugno Carboni partì da [[Amsterdam]] insieme alle sorelle Kleinszig per raggiungere Calvi a [[Londra]], dove alloggiava nel residence “Chelsea Cloister” insieme a Silvano Vittor<ref>Fausto Biloslavo Storia illustrata n.2 febbraio 1996 pag. 61</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/18/sette-giudizio-per-la-fuga-di-calvi.html|titolo=SETTE A GIUDIZIO PER LA FUGA DI CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=18 marzo 1992|lingua=it|accesso=15 dicembre 2022}}</ref><ref name=":7" />. Ai giudici inglesi, Vittor disse di aver lasciato Calvi da solo nella sua stanza, la sera del [[17 giugno]] tra le ore 23-23,30, e di essersi recato in un [[pub]] nelle vicinanze insieme a Carboni e alle sorelle Kleinszig, non trovando più Calvi al suo ritorno<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2004/03/15/Cronaca/CALVI-DEPOSITATI-QUATTRO-FALDONI-DI-DOCUMENTI-IN-PROCURA-2_131400.php|titolo=CALVI: DEPOSITATI QUATTRO FALDONI DI DOCUMENTI IN PROCURA (2)|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2022-12-17}}</ref>. Sempre in quel giorno, il [[Consiglio di amministrazione|c.d.a.]] del Banco Ambrosiano aveva deliberato la revoca della carica di presidente per Calvi e si era anche [[Suicidio|suicidata]] la sua segretaria personale, Teresa Graziella Corrocher, lanciandosi dal quarto piano dell'edificio milanese sede centrale del Banco<ref>{{Cita news|autore=Marzio Fabbri|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1040_01_1982_0126_0001_14888041/|titolo=«Sia stramaledetto» ha scritto prima di gettarsi dalla finestra|data=18 giugno 1982|p=1|giornale=[[La Stampa]]}}</ref>.
 
La mattina del [[18 giugno]], Calvi venne trovato impiccato ad una impalcatura collocata sotto al [[Ponte dei Frati Neri]], sul greto del [[Tamigi]] ({{coord|51|30|34|N|0|06|16|W|region:GB_type:landmark}}), in circostanze che vennero ritenute sospette: oltre al passaporto falso, aveva 16mila dollari addosso e mattoni infilati nelle tasche e all'interno dei pantaloni. Nelle sue tasche vennero ritrovati anche un [[biglietto da visita]] di Alvaro Giardili (imprenditore edile legato a [[Francesco Pazienza]] e al boss camorrista [[Vincenzo Casillo]])<ref name=":03">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1983/11/09/page_005.pdf|titolo=Preso Giardili. Conosceva i mille segreti di Calvi|editore=L'Unità|data=9 novembre 1983}}</ref>, il numero telefonico di monsignor [[Hilary Franco]] ed un foglio strappato con alcuni nominativi: quello dell'industriale [[Filippo Fratalocchi]] (noto produttore di apparati di [[guerra elettronica]] e presidente di Elettronica S.p.A.), del politico [[Democrazia Cristiana|democristiano]] [[Mario Ferrari Aggradi]], del piduista [[Giovanni Fabbri]], di [[Cecilia Fanfani]], dell'amico di Sindona ed ex consigliere del [[Banco di Roma]] [[Fortunato Federici]], del piduista e dirigente della [[Banca Nazionale del Lavoro|BNL]] [[Alberto Ferrari]], del piduista e dirigente del settore valute del [[Ministero del commercio con l'estero]] [[Ruggero Firrao]] e del [[Ministri delle finanze della Repubblica Italiana|ministro delle finanze]] [[Partito Socialista Italiano|socialista]] [[Rino Formica]]<ref name=":6" /><ref>{{cita libro | cognome= Guarino| nome= Mario| titolo= L'orgia del potere: testimonianze, scandali e rivelazioni su Silvio Berlusconi| url=https://books.google.it/books?id=7XhoAAAAMAAJ&q=Mario+Guarino,+L%27orgia+del+potere:+testimonianze,+scandali+e+rivelazioni+su+Silvio+Berlusconi+Bari,+edizioni+Dedalo,+2005&dq=Mario+Guarino,+L%27orgia+del+potere:+testimonianze,+scandali+e+rivelazioni+su+Silvio+Berlusconi+Bari,+edizioni+Dedalo,+2005&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiIrJayl7HvAhWBDewKHRO6B0AQ6AEwBHoECCYQAg| editore= edizioni Dedalo| città= Bari| anno= 2005|urlmorto=no}}</ref>.