Confino: differenze tra le versioni
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Durante il [[fascismo]] il "confino di polizia" era sostanzialmente presentato come una misura preventiva, e non punitiva, per un [[reato]], che poteva essere utilizzato come strumento per il mantenimento dell'[[ordine pubblico]]. Era più grave dell'[[ammonizione]] - la quale comportava solo l'obbligo di rendere conto, anche quotidianamente, della propria presenza alle autorità di pubblica sicurezza, ma non l'allontanamento dalla propria città - ma meno grave di una condanna a una [[carcere in Italia|pena detentiva]], dato che permetteva al condannato di conservare, sia pure nei limiti di spazio prestabiliti, e con alcune limitazioni, la [[libertà personale]].
Tuttavia, nella [[storia dell'Italia fascista]], venne utilizzato con finalità politiche e divenne sinonimo di messa al [[Bando (provvedimento)|bando]] dalla [[società civile]] e di [[reclusione]] di fatto in remote località della nazione, dove vi erano poche vie di comunicazione. Al confino finirono sia [[antifascisti]] che fascisti dissidenti, forzatamente isolati su minuscole porzioni di terra in mezzo al mare ([[Pantelleria]], [[Ustica]], [[Ventotene (isola)|Ventotene]], [[Tremiti]], per citare le isole più utilizzate) o in paesi del Sud Italia (ad es. [[Roccanova]], [[Eboli]], [[Savelli]]) o del Nord Italia (ad es. [[Aprica]]) così da separarli fisicamente, moralmente e socialmente da qualsiasi contatto con il resto del Paese. Il confino aveva una durata massima di 5 anni, che tuttavia potevano essere rinnovabili. Fu applicato anche, dopo l'approvazione delle [[leggi razziali fasciste]] del [[1938]], agli [[omosessualità|omosessuali]], accusati di "attentato alla dignità della razza". I confinati venivano tradotti in tali luoghi come prigionieri e venivano assimilati ai [[delinquenza|delinquenti]], ma erano liberi di circolare sull'isola dove si trovavano.
Per la maggior parte dei casi gli oppositori politici venivano isolati dalla vita sociale, privati del loro lavoro, allontanati dalla famiglia che spesso si trovava a vivere in condizioni di difficoltà. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia il sistema del confino politico fu esteso a numerosi luoghi dell'entroterra, dove la scarsa politicizzazione degli abitanti e le difficoltà di collegamento con i centri più importanti, faceva sì che anche questi luoghi fossero simili al confino delle isole. Il trattamento dei confinati politici fu analogo a quello dei numerosi internati, come ad esempio ebrei stranieri e cittadini di stati belligeranti contro il Regno d'Italia.
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