Gassificatore: differenze tra le versioni

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Per questo un reattore al plasma può trattare [[pneumatico|pneumatici]], [[Cloruro di polivinile|PVC]], rifiuti ospedalieri e altri rifiuti industriali con emissioni minori di un normale inceneritore.
 
Secondo alcune fonti l'adozione di questa tecnologia sarebbe relativamente economica: circa il 20-40% in meno di un [[termovalorizzatore]] di ultima generazione per costi di costruzione e gestione, a parità di produzione netta di energia,<ref name=elab/> nonostante la generazione di plasma a 7000-13000&nbsp;°C comporti come ovvio elevatissimi consumi energetici;<ref>Ad esempio un documento [http://www.crea.unile.it/ricerca/progetti/progetto_27.html dell'università di Lecce] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080117102940/http://www.crea.unile.it/ricerca/progetti/progetto_27.html |date=17 gennaio 2008 }} parla di un impianto della capacità di 0,13 m³ con una potenza elettrica variabile fra 20-120 kW. Anche i sistemi di trattamento dei fumi hanno però dei costi di costruzioni e di gestione (a causa del consumo elettrico) notevoli.</ref> non risultano tuttavia impianti di questo genere per i rifiuti urbani, ma solo per lo smaltimento dei [[rifiuti tossici]] come ceneri volanti da inceneritori, residui [[amianto|amiantiferi]] e [[Policlorobifenili|PCB]],<ref name=elab/> mentre&nbsp;– come si è detto a proposito delle scorie&nbsp;– sono allo studio applicazioni della tecnologia della torcia al plasma per la loro vetrificazione, che risolverebbero un problema piuttosto grave degli inceneritori (cioè lo smaltimento delle scorie pesanti, che sono rifiuti pericolosi). La convenienza di questa operazione dipende dai consumi energetici del processo, come visto elevati, e dall'uso che si può fare del materiale ottenuto.
 
A proposito del secondo aspetto, secondo uno studio del [[Politecnico di Torino]] nell'impianto pilota di [[Treviso]], le tecnologie attuali permettono di usarlo per produrre piastrelle vetroceramiche di qualità e ottimo [[materiale da costruzione]], a partire da una sostanza vetrosa composta prevalentemente di [[silice|SiO<sub>2</sub>]], [[ossido di alluminio|Al<sub>2</sub>O<sub>3</sub>]], [[ossido di sodio|Na<sub>2</sub>O]], [[ossido di calcio|CaO]] e [[ossido ferrico|Fe<sub>2</sub>O<sub>3</sub>]] e di volume minore del 70% rispetto alle scorie di partenza (dall'inceneritore di [[Vercelli]]), contenenti principalmente ossidi di silicio, [[Calcio (elemento chimico)|calcio]], [[sodio]], [[alluminio]] e [[ferro]], oltre che vari inquinanti (eliminati dal processo, come previsto).<ref>Per i dettagli ed i dosaggi, si veda: [http://www.enco-journal.com/journal/ej26/appendino.html Pietro Appendino, Monica Ferraris, Ildiko Matekovits, Milena Salvo], Vetrificazione e riutilizzo di ceneri provenienti da inceneritori di rifiuti solidi urbani, Dipartimento di Scienza dei materiali e Ingegneria chimica del Politecnico di Torino.</ref>